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giovedì 24 settembre 2009

Il diritto di evadere

foto: "Il Fatto Quotidiano", n. 1 pag. 9 23/09/09


in genere la mattina appena alzata accendo il televisore della camera da letto su rainews24. Così tra un sorso di caffè d'orzo e un morso alla fetta biscottata mi arriva l'audio della rassegna stampa. Quando dalla cucina capto qualcosa di interessante lascio ammollare la fetta biscottata e corro a sentire meglio. Così stamattina per un editoriale di Ostellino - o Ostellin per citare Travaglio- su un imprenditore di Pordenone che pagherebbe ai suoi dipendenti lo stipendio al lordo delle tasse.
Il ragionamento alla base dell'anomalo titolare si baserebbe sulla tesi che il pagamento dei tributi da parte di una terza persona (lui, il datore di lavoro, il sostituto d'imposta) andrebbe contro la costituzione. Non sto a spiegarvi i cavilli giuridici, se vi interessano potete leggerli qui.

In parole semplici mentre i lavoratori autonomi hanno il "diritto di evadere" quelli dipendenti non vengono posti nella condizione di poterlo fare, in quanto gli viene detratto tutto dalle tassse.

1) Visto che il tanto spandierato principio liberista pagare tutti, pagare poco viene ventilato da sempre ma realizzato mai, mentre vige il pagare in pochi (fessi), pagare tanto.

2) Poichè per l'ennesima volta assistiamo a un condono mascherato da abbattimento (ma che vogliono abbattere con un 5%? al massimo ridimensionano) del debito pubblico e chiamato epicamente scudo fiscale.

3) Dato che i ricchi e i furbi pagheranno un misero 5% sui capitali che hanno imboscato per riportarli in Italia, senza poter per questo esser giudicati.

ERGO: anche noi dipendenti, i forzati del pagamento, dovremmo fare tutti come a Pordenone, con una variante, chiedere il pagamento integrale del salario alle aziende, versare il 5% allo stato e tenerci il resto.

Da 15 anni, da quando il presidente dei miei connazionali è salito per la prima volta al governo, sento promettere una diminuzione della pressione fiscale, mentre avviene esattamente il contrario.

Non so voi, ma paradossalmente, la sottoscritta si è ritrovata sempre a pagare tasse più alte con i governi di destra che con quelli di sinistra. Così anche in questo momento mi vedo detrarre dalla busta paga, oltre alle solite trattenute, un bel balzello rateizzato su 4 mensilità a saldo di detrazioni non omogenee (l'aliquota per le collaborazioni occasionali è più bassa rispetto a quella da lavoratore a progetto e dipendente) fatte dalle diverse aziende per cui ho lavorato lo scorso anno. Oltre il danno di aver fatto i salti mortali per incassare una miseria, la beffa di pagare a conguaglio altri 1300 euro pur avendo una dichiarazione dei redditi risibile.

Se i signori seduti sugli scranni di Palazzo Chigi realizzassero davvero la rivoluzionaria scelta di dare un taglio deciso e definito alle aliquote sarebbe cosa buona e giusta e probabilmente non ci sarebbe bisogno di condoni tombali e colpi di spugna sulla legalità. In questo modo invece rovesciano la proporzionalità del peso fiscale e chi potrebbe veramente pagare finisce con il non farlo o con sborsare con cifre ridicole.

Si finisce così per ribaltare il concetto caro a Robin Hood del "togliere ai ricchi per dare ai poveri in un "togliere poco ai ricchi e lasciare in mutande i poveri".
Trippi


mercoledì 23 settembre 2009

Obiettività dell'informazione, una leggenda metropolitana

fonte foto

anche nel mio caso, come per Crimilda, da una risposta troppo lunga nasce un post.

Mi viene un pò da ridere a leggere la tirata di Obama, visto che il suo successo nasce in buona misura proprio dal web e dall'uso che ne ha saputo fare. Per quanto riguarda la libertà di stampa e di opinione tra web e giornalismo in teoria dovrebbe esserci la discriminante della parzialità e del commento. Del punto di vista contro l'obiettività, del soggettivo vs oggettivo. Il controllo della fonte poi, dovrebbe essere il ruolo principale del giornalista, intermediario proprio tra fonte e pubblico.

Mentre scrivo è evidente che non è così, che i margini sono sempre più liquidi e inconsistenti. L'obiettività non esiste e non è mai esistita. Non ritengo che sia un male, finchè durano le ideologie ci saranno sempre punti di vista simili al nostro da appoggiare o contrari da distruggere.

L'attenzione del cronista poi, si è spostata da un pezzo dall'oggetto al soggetto (se stesso, come ha ottenuto le informazioni, le sue difficoltà il racconto dell'impresa oppure uno stand up davanti alla telecamera quando non è necessario). Basta leggere un qualsiasi giornale, gli articoli o i servizi sono innanzitutto racconto della realtà. Non per niente si possono analizzare i prodotti del giornalismo con le stesse categorie utilizzate per la narrazione (eroe, antieroe, prova, sanzione).

Le fonti non vengono più controllate da un pezzo da nessuno, se non, talvolta, negli approfondimenti, nel giornalismo d'inchiesta (sparito o destinato a sparire).

I tempi del'informazione sono talmente rapidi da non prevedere il controllo della fonte, basta citarla e scaricare così la responsabilità. Il web e i blog sono diventati fonte a loro volta, con la massa indistinta di voci, caos e imprecisione che questo comporta.

Personalmente come blogger rivendico il mio diritto a esprimere un opinione, non mi interessa fare notizia, ma commentarla dichiaratamente. Tutto il resto è solo rumore e credere che sia diverso è solo illusione o ingenuità.

Quanto ai pseudogruppi d'informazione su facebook o su altri socialnetwork (oknotizie su tutti) che pretendono di "fare notizia" di possedere la verità o cambiare il mondo, beh hanno spesso gli stessi toni petulanti e fastidiosi di certi opinionisti di professione.

Facebook, come spiegato benissimo in un articolo su un Wired di qualche mese fa è il terreno di normalizzazione digitale di chi non mastica il web e non ne digerisce le dinamiche. Non per niente accedono a faccia libro persone che in precedenza non avevano alcun rapporto con la rete.

E' molto più facile interfacciarsi con persone che hanno nome e cognome in una pseudoriproduzione dei rapporti reali, citando gli stessi link citati da altri, copiando e incollando riferimenti (a volte vecchissimi) senza nulla aggiungere piuttosto che usare il web come una risorsa in più (in un metamondo che si autocita e autoalimenta, senza bisogno di confronto con l'esterno).

Mi auguro che la carta stampata non si estingua, mentre mi auguro la scomparsa di certi giornali e di certi giornalai.
Trippi


domenica 13 settembre 2009

E meno male che i processi per le morti sul lavoro dovevano avere la priorità!



Di Chica Mala


Riporto pari pari la lettera inviata a Repubblica, di Massimiliano Pratelli, figlio di un operaio che tre anni fa perse la vita per un incidente sul lavoro.

Sono passati tre anni, tre lunghi anni e nemmeno l'udienza preliminare! 9 persone indagate ma secondo i periti mancano dei dati. In linea con quella che è la giustizia in Italia, c'è gente che potrebbe godere della prescrizione dei termini, farla franca anche questa volta. Non mi stupirei visto che sono le più alte cariche dello stato a dare il "buon esempio".

Mettendo da parte il sarcasmo, mi auguro che almeno questa volta si smentisca quello che è il malcostume del "belpaese", spero che questo figlio possa avere delle risposte e le possa ottenere con i giusti criteri.



Sono Massimiliano, figlio di Carlo Pratelli, deceduto sul lavoro in seguito all'incidente nello stabilimento Saint-Gobain di Pisa quel maledetto lunedì 26 giugno del 2006. Mio padre lavorava come autista per la ditta Mancini Attilio s. n. c di Cascina, ditta con la quale aveva trascorso praticamente tutta la vita lavorativa, guidando, aggiustando, soccorrendo altri autisti in panne. Ci sapeva fare mio padre, molto. Verniciava, saldava, un vero tutto fare. Prezioso. Quel giorno, durante le operazioni di carico, qualcosa è andato storto, alcune casse contenenti lastre di vetro 3 x 2 metri si sono rovesciate proprio dove si trovava lui. Sei tonnellate circa in tutto. Nessuno ha visto nulla, nessuno. L'intera squadra di carico, facente capo ad una cooperativa non si è accorta di nulla. Dalle prime ricostruzioni del magistrato e dei periti, noi ne abbiamo tre in tutto, un esperto di normative sulla sicurezza, un ingegnere ex progettista della Iveco e un professore universitario docente in materia di sicurezza, sono apparse poco chiare molte cose. Dico subito una cosa: qualcuno deve fermare i metodi di carico e di lavoro con cui operano nello stabilimento di Pisa della Saint-Gobain: caricano le casse sui rimorchi praticamente in verticale senza fissarle in alto! I concetti di equilibrio si insegnano nei corsi di fisica alle medie! Il caso (diciamo così.) ha voluto che anche il rimorchio che aveva in dotazione mio padre non fosse proprio nuovo, tutt'altro. Aveva un'inclinazione trasversale del pianale proprio dal lato dove si sono rovesciate le casse. Mio padre non doveva essere li. Dopo quel giorno la Saint-Gobain ha fatto fare una saletta per gli autisti. Ci voleva la morte di mio padre per capirlo. In alcuni stabilimenti del Nord e all'estero ovviano a questo problema con una semplicissima staffa fatta con un tondino di ferro, neanche tanto spesso, insomma, con pochi euro, veramente pochi si avrebbe avuto un forte incremento di sicurezza.

Ma chi era che aveva fatto il piano di sicurezza? Chi l'analisi dei rischi? Vorrei i nomi. Pare che agli atti manchino molte cose. Che dire, dopo tre anni, TRE , non si è ancora fatta l'udienza preliminare. Non abbiamo ancora potuto fare la dichiarazione di "parte civile". Ci sono 9 persone indagate, fior di avvocati. A loro non sembra vero di allungare il brodo. Sperano nella prescrizione che in Italia va tanto di moda. Che schifo. E meno male che i processi per le morti sul lavoro dovevano avere la priorità!

Massimiliano Pratelli



venerdì 11 settembre 2009

Privatizzazione: questione di vita o di morte


Di Chica Mala (fonte)

In France Telecom, dopo la privatizzazione e il conseguente piano di ristrutturazione, capita che dipendenti, da posizioni definite strategiche e di prestigio si ritrovino addirittura al call center.

Come può reagire dopo un cambiamento così radicale un ingegnere, per esempio, che per vent'anni ha lavorato sulla costruzione ed il mantemento di rete e infrastrutture vedendosi nel giro di pochi giorni sbattuto in cuffia a illustrare le promozioni della stagione?

Bene, diciamo che quest'anno 33 dipendenti del colosso delle telecomunicazioni d'oltralpe si sono suicidati (due casi solo negli ultimi giorni). L'azienda commenta gli episodi come un fenomeno "normale", viste le dimensioni della compagnia, nonostante questo e in controtendenza con le dichiarazioni ufficiali, la mobilità è stata sospesa, almeno fino al 31 ottobre; chissa mai che i top manager di France Telecom trovino una soluzione per guarire le migliaia di lavoratori caduti in depressione, colpiti da attacchi di panico o che addirittura tentano il suicidio gettandosi dalla finestra dell'ufficio, proprio come ha fatto la donna di 32 anni che ora è tra la vita e la morte dopo un volo di 4 piani.

martedì 8 settembre 2009

Fine delle trasmissioni



Ci ha lasciato senza preavviso.
Addio a un grande della televisione italiana. Ha avuto una bella vita, alla fine era un precario anche lui, eccellente ma licenziato senza preavviso.

venerdì 4 settembre 2009

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