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martedì 13 luglio 2010

Italia/Texas sola andata

cliccare sulla foto per ingrandire- fonte Legambiente

Distratti dalle recenti notizie sull'interesse della Libia di Gheddafi per la British Petroleum ci pensa Legambiente a ricordarci che in Italia la corsa all'oro nero è costellata di 95 permessi di ricerca.
Ad oggi sono stati rilasciati 95 permessi di ricerca di idrocarburi (olio e/o gas) tra terra e mare per un totale di 36.454 kmq: si tratta di 24 permessi di ricerca rilasciati a mare, per poco più di 11mila kmq, e di 71 a terra, per oltre 25mila kmq. Questi dati sono utili per capire quali sono le aree in Italia dove sono indirizzate le ricerche per l’estrazione petrolifera e quindi potenzialmente più coinvolte. Incrociando i dati sui permessi di ricerca con le informazioni sulle riserve disponibili emerge che:
- la ricerca di petrolio in mare è concentrata nelle zone dell’Adriatico centro meridionale e nel mar intorno alla Sicilia (anche se nuove istanze per permessi di ricerca sono state presentate anche nel mare del golfo di Cagliari e di Oristano in Sardegna);
- a terra le regioni coinvolte dai permessi di ricerca sono 13 (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto) ma anche in questo caso la nuova corsa all’oro nero si giocherà soprattutto nelle regioni del sud Italia dove le stime localizzano quasi il 90% delle riserve di petrolio italiane.
La ricerca degli idrocarburi è destinata ad aumentare nei prossimi anni: dal 2008 ad oggi, infatti, sono state presentate 65 istanze per permessi di ricerca a terra e in mare per un’area di oltre 30mila kmq: 41 a mare (per oltre 23mila kmq) e 24 a terra (pari a circa 7mila kmq). Fonte Dossier Legambiente pag 14
 
E se qualcuno pensa che  possano aumentare i posti di lavoro ecco la doccia fredda:
"Il gioco non vale la candela neanche dal punto di vista occupazionale. Le ultime stime di Assomineraria quantificano la rilevanza economica e occupazionale del settore estrattivo in Italia come segue: un risparmio di 100 miliardi di euro nelle importazioni di greggio dall’estero nei prossimi 25 anni e la creazione di 34mila posti di lavoro. Numeri che non reggono se confrontati con un investimento nel settore della green economy e delle rinnovabili. Anziché investire nella folle corsa all’oro nero e all’atomo si dovrebbe puntare con decisione sullo sviluppo di efficienza energetica e fonti pulite, un settore capace di creare solo in Italia dai 150 ai 200 mila posti di lavoro entro il 2020 e capace di traghettare il paese verso un’econoomia a basso tenore di carbonio, una trasformazione necessaria, visti gli obiettivi vincolanti degli accordi internazionali sui cambiamenti climatici, a partire da quello Europeo fissato per il 2020 (20% risparmio energetico, 20% produzione da fonti rinnovabili, 20% riduzione emissioni di CO2)."

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