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giovedì 26 giugno 2008

“Non sai gestire il budget!”



Di Trippi



Dopo due giorni in cui tento di fare in viva voce gli auguri di buon compleanno a mia cugina finalmente la trovo e mi spiega che ha viaggiato dal paese in provincia di Milano in cui abita a Verona per un corso di aggiornamento e che non è rimasta a dormire li per non lasciare i suoi due figli soli a casa. Mi chiede se riusciamo a vederci prima della partenza per le ferie estive per festeggiare anche il mio e le spiego che per me la distanza sta diventando un problema. La mia auto è una vampirella che succhia 20 euro ogni 5 giorni solo per il percorso casa lavoro. Mi spiega che lei ne spende 40 e ha appena finito di discutere con il marito proprio sul bilancio familiare. L’accusa: “Com’è possibile che questo mese in cui abbiano percepito stipendi più alti del solito non siamo riusciti a mettere un soldo da parte? Non sai amministrare i soldi!”. Ecco questo detto da uno che non ha mai pagato una bolletta o un bollo auto, che non fa la spesa neanche sotto minaccia di una guerra o del passaggio di un tifone, che non compensa neanche con altre doti, tipo aiuti nei lavori domestici o bricolage, uno che non è neanche capace di accendere o spegnere l’impianto di riscaldamento, che dopo due ore in compagnia dei figli chiede asilo politico ad un altro stato è quanto meno esilarante!!!
Leggendo il giornale di oggi scopro che questo è un male comune fotografato da uno studio della Bocconi pubblicato proprio in questi giorni. In buona sostanza abbiamo la conferma di quanto avevamo già detto in altre occasioni sull’essere donna e lavoratrice in italia. Dove l’amministrazione femminile della propria esistenza non è solo creativa, ma acrobatica!
Così dopo aver fatto i numeri da circo per stare dietro a lavoro, figli, mestieri domestici ti senti rimproverare per motivi inconsistenti! Mal comune mezzo gaudio?






mercoledì 25 giugno 2008

Indovina chi viene in passerella?



Di trippi

Muble muble, siamo in piena moda uomo e dal cat walk arrivano novità è nato l’albo professionale per le modelle, in cui saranno classificate per peso età etc etc, una sorta di tutela per proteggerle dai soliti sciacalli e, speriamo, dall’anoressia. Alcuni stilisti poi hanno fatto sfilare sessantenni oppure scelto solo ed esclusivamente modelli di colore. Venti di cambiamento sulle passerelle della moda o guizzi innovativi fugaci che lasciano il tempo che trovano?
Probabilmente la seconda, anche perché i modelli stagionati li ha fatti sfilare Etrò per dimostrare che la propria non è una moda solo per giovani! Certo mi immagino le facce perplesse di sarte e vestiariste ai casting e ai backstage!
Il bello del lavorare nelle sfilate maschili è che i signorini sono molto più economici e autonomi rispetto alle ragazze, oltre l’ovvio vantaggio di una bella lucidata agli occhi ogni tanto con qualche bel maschione. Qualche anno fa mi è capitato di lavorare per la campagna vendite di un noto stilista italiano che da quando si è ritirato dalla professione qualche mese fa, complice il tempo libero, non perde occasione per elargire le sue perle di saggezza sui colleghi scarsi che propongono un canone di moda sciatta. Ai suoi casting quei maialini degli stilisti non perdevano occasione per far provare ai ragazzetti un bel costumino attillato, anche se si trattava di moda autunno-inverno. Le sue modelle poi, altro che anoressiche, saccheggiavano il buffet e non perdevano occasione per sottolineare la scarsa quantità di cibo con cui si strafogavano senza lasciare neanche una briciola. Il noto stilista non voleva ragazzine con problemi alimentari o che potessero creare problemi, preferiva persone più sane e di robusto appetito, senza troppe idee strane per la testa. Infatti niente grilli per la testa, solo cavallette per lo showroom!


venerdì 20 giugno 2008

Tasse!


Quando si parla di prostituzione la prima cosa che viene in mente di fare è biasimare coloro che esercitano tale "professione".
Ma gli attacchi di pelle d' oca sono decisamente fuori luogo, perchè nonostante tutto, per quanto deprecabile, sempre un mestiere rimane!
Sicuramente il più antico del mondo, ma sempre funzionante secondo il principio della domanda e dell' offerta!

Al riguardo il nostro Codice Civile considera vietati gli atti di disposizione del proprio corpo che siano contrari al buon costume ma, contemporaneamente, il TU sulle imposte dirette e anche ad esempio il Decreto Bersani contengono un "riferimento" alla prostituzione.
Questi testi partono dal presupposto che, essendo un atto civilmente illecito, i guadagni che ne derivano possono essere sottoposti a tassazione come redditi diversi derivanti appunto da atti illeciti.

La conseguenza è davvero interessante.
Proprio con questi riferimenti normativi, la GDF di Parma è riuscita infatti a sottoporre a tassazione i guadagni di una straniera residente nella città. La signorina, alla domanda postale in merito all' origine del denaro versato e presente sui suoi conti correnti, su sua stessa ammissione li aveva definiti "il frutto della sua attività di meretricio".

Dunque.............................conoscendomi, posso affermare con certezza che mai e poi mai venderei il mio corpo per denaro.
Però, dopo aver saputo che la cifra da versare allo Stato sarà di quasi 360.000 euro per un periodo lavorativo di 4 anni, una domanda me la sono posta "Chi è più intelligente tra chi va a lavorare invece che studiare, chi si laurea per guadagnare solo 150 euro in più di un diplomato e la signorina su citata?"
Ai posteri la sentenza!

L' altro aspetto positivo della faccenda è che lo Stato avrà sicuramente un invidiabile aumento del gettito delle entrate fiscali............................................
pytta

Il collega sbragamutande

Di Trippi

Stamattina intercetto la chiamata “privata” per un dipendente della società per la quale lavoro che è noto per la rapidita con cui cala i pantaloni con le colleghe. Da qui il nomignolo affettuoso sbragamutande. La signora chiede di poter parlare con Mr S, una chiamata di tipo privato, per motivi personali. Mr S mi risponde che sa che la signora sta provando a contattarlo, ma al momento è impegnato in una riunione, davvero molto impegnato, chiede perciò scusa, ma è occupato in una questione molto, troppo importante. Riferisco alla signora che mi chiede se può ricordare il proprio numero di telefono e io, per evitare di fare danni, la argino con un “Signora, magari provi nuovamente più tardi”. Tra le ragazze che lavorano qui da un pezzo e quelle che ci sono passate circolano storie su quest’uomo che ormai sono entrate nel mito, diventate leggenda. Tra tutte quella che riguarda due receptionist che se lo dividevano da brave amiche una sera ciascuna, confrontandosi poi su prestazioni e risultati. Ne circola un’altra su un suo arrivo a casa della “fortunata” di turno in ritardo sull’appuntamento, direttamente dall’ufficio, con addosso un profumino di umanità tra il disgustoso e il ributtante.
La stessa Chica, pochi giorni fa ha raccontato come persino l’ultima stagista arrivata, in odor di carriera prima di passare davanti al suo ufficio-acquario tira su le tette e il sedere.
Quando la fama ti precede…
D’altra parte il posto di lavoro, come ho raccontato altrove stimola voglie insospettabili anche in persone che altrove e altrimenti dormono o si dedicano a altro. Così mi raccontava una mia ex frequentazione particolarmente dedita al giardinaggio da ufficio di alcune colleghe sposate che gli zompavano addosso tra una riunione e un’altra o tentavano di abbassargli i pantaloni nei momenti più impensabili o meno opportuni così d’amblè magari tentando di abbordarli con la sola protezione di una scrivania (e poi dicono che sono gli uomini ad amare il rischio!). Un mio ex capo quando andavamo in trasferta a Roma mi indicava le persone con cui mi aveva raccontato di avere sollazzato il suo solitario e vedovello augello! Attese poi la chiusura del programma per “ingropparsi in uno stanzino” la stageuse bresciana di notevole grazia, bellezza e altezza. Il virgolettato non è mio, l’ho preso in prestito da quello che ai tempi era il fidanzato della signorina e aveva capito da subito come sarebbe andata a finire!

Il vizietto




Di Trippi


Eh lo so, tutto il mondo è paese! Certi vizi poi, non conoscono ne confini ne latitudini, sono transnazionali. Scopro così che Madame Bruni- Sarkozy non si è ancora bene insediata all’Eliseo che ha già trovato un posto per la sorellastra Consuelo Remmert nel team diplomatico. Per carità la piccina è in stage, non retribuito ed è non solo poliglotta ma pure esperta in questioni umanitarie. Che importa se è figlia del padre naturale della Carla?
Qui le nazionalità saranno pure italo/franco/brasiliana, ma il motto è sempre lo stesso:
Eh vabbuoooo che sarà mai?


giovedì 19 giugno 2008

Lobbista, è donna


Di Trippi

Altro che stanze dei bottoni fumose per i sigari, le anticamere di un tempo (in inglese lobby) ora sono corredate con belle signore che dell’arte della persuasione hanno fatto mestiere. Si scopre così che il mondo delle relazioni esterne e delle comunicazioni istituzionali profuma di donne che lavorano per stipendi normali intorno alle14 ore al giorno. Si inizia con 1200 euro netti al mese, ma si fa carriera in fretta con il giusto talento si può arrivare a compensi nell’ordine dei 200 mila euro l’anno! Il rischio è il solito, vista la necessità di essere disponibili anche agli orari più assurdi, perché bisogna seguire il funzionario giusto con il look giusto sia sul campo da golf che al vernissage, che la propria professionalità venga scambiata per “disponibilità”.
Le Mrs Lobby, in un ambiente in cui la puzza di sigaro alla fin fine è predominante, possono giocare sul filo delle capacità di persuasione e organizzative tipicamente femminili.
Diamo un po’ di numeri:
a Washington ci sono 35 mila lobbisti (sono schedati in tutti i sensi, infatti devono dichiarare sia quanto guadagnano che clienti e politici incontrati).
A Bruxelles 15mila.
In Italia dovrebbero esserci un migliaio di lobbisti, ma nel paese degli ordini e degli albi in questo caso non esiste l’obbligo di registrazione o una regolamentazione di alcun tipo.

Un esempio di azione di lobbyng che ci tocca da vicino? Vi ricordate il disegno di legge dello scorso anno sull’obbligo di registrazione come testata anche per i blog, quello per cui i blogger sarebbero stati equiparati agli editori ? Non arivò in parlamento per l’intervento lobbistico che scatenò il popolo internet!! Me per prima!

Le stampanti non sono classiste




Di Chica Mala

Questa mattina appena arrivo in ufficio mi ritrovo nel mezzo di un piccolo dramma:
la stampante non funziona.
Sia le mie colleghe che il dipendente della società presso cui prestiamo la nostra opera, hanno necessità impellente di stampare dei documenti quindi è già stato allertato il presidio help desk.

Il problema però era di facile risoluzione, era sufficiente avviare l’unico PC ancora spento, quello al quale è collegata la macchina “poco collaborativa”.

Voi vi domanderete: “ma che cavolo significa! Non è in rete la macchina?”
Eh no, cari miei, non lo è. La stampante è collegata “in locale” ad un solo PC che funge da pseudo-server degli altri tre.
Tutto ciò accade in una società di telecomunicazioni di ultimissima generazione, che precorre i tempi stupendo e sbaragliando la concorrenza in fatto di innovazione tecnologica (D’OH!).

A parte la divagazione velatamente polemica quando arriva il tecnico dell’help desk l’allarme è già rientrato, le stampe in coda si stanno pian piano materializzando ma, non pienamente soddisfatto dell’esito del tutto, il dipendente che lavora con noi volgari fornitori sentenzia: “è assurdo che per me non funzioni la stampante! Io sono un dipendente XYZ S.p.A.!!”

Forse il signore non sa che le macchine non sono razziste, non sono classiste, non discriminano precari, consulenti e affini e soprattutto, non leccano il culo a nessuno!








Ricerca personalizzata

mercoledì 18 giugno 2008

Paradox, parasex e paracul


Di Trippi

Che dire gente, quando mi girano mi girano, non sopporto l’ipocrisia e quando viene ostentata come minimo mi sale un rigurgito, mi si risveglia l’esofago e anche l’ulcera. Questo pomeriggio, mentre faccio un girin giretto di dolce far niente su internet, alla ricerca di nuovi spunti per l’altro blog che gestiamo, vedo questo articoletto sui sex toys insospettabili, cioè oggettini erotici per donne camuffati da giocattolini innocenti che non ti fanno vergognare se ti cade la borsetta per terra sparpagliando tutto il suo contenuto: dal bruchino che ti stimola il punto g alla palletta che nonostante un brain storming con Chica Mala ancora non ho ben capito a che serve!
Il salto da una pagina all’altra del sito è d’obbligo e mi ritrovo al settore “visita ai sexy shop per sole donne”, in cui ci si chiede se e quando crei imbarazzo. Ci sono testimonianze che parlano più che altro di negozi all’estero e da li a cercare su internet maggiori dettagli su una catena tedesca il passo è breve. Anche perché non più tardi di una settimana fa con il Dottor Stranamore abbiamo ipotizzato di investire i suoi soldi in una boutique di oggettistica erotica al femminile “No Doc, non parlo di un Sexy shop, parlo di una boutique del sesso, in cui ti arriva la lesbo chic come la prof del liceo, parlo di vetrine che possono affacciarsi in Via Montenapoleone, dove non si vendono fallacci giganti che puzzano di plastica, ma oggettini di design che fanno divertire le signore, dei massaggiatori capisci? Non ti parlo di dilti di gomma, ma di gadget di cachemire che stimolano clitoride & Co!”.
Il mio amico che ovviamente non è un dottore, ma un mio ex collega dei tempi in cui lavoravo per una tv all news satellitare, un montatore di servizi di tg che per le sue inclinazioni e frequentazioni è il mio sacro guru su tutto quanto riguarda il sesso e i suoi annessi e connessi, mi ha smontato dapprima l’idea dell’apertura di una sauna frocia a Milano per due ottimi motivi:
il settore è saturo,
sono una donna e si sentirebbe il mio odore a chilometri di distanza creando fastidio e disgusto nei potenziali clienti.
Ma non divaghiamo, altrimenti mi rubate le idee commerciali! Mi viene la curiosità di documentarmi meglio su questi negozi all’estero e mi attivo con la ricerca per vedere i siti, per una ricerca di marketing ovviamente, che avete capito? E non vengo bloccata dal server del lavoro? Mi compare una scritta a caratteri cubitali “Questo è un sito a carattere pornografico, le policy aziendali.. blabla bla bla, se dovete visitare questo sito per motivi di lavoro contattate via e-mail chi gestisce la proxy, segue indirizzo di posta elettronica”. Per lavoro? Si è per lavoro, ma quello futuro, non questo attuale, ma poi mi dico esageraaati! Le persone che hanno deciso di bollare questi contenuti come pornografici sono gli stessi che rincorrono qualsiasi cosa cha sia vagamente di sesso femminile con scopi non propriamente professionali? Sono gli stessi che assumono gnoccolone tirate fuori per i capelli da uno spot pubblicitario che non conoscono neanche l’ABC di internet di word e neanche immaginano che si possano creare cartelle per classificare gli argomenti?
Ma questo non è un paradosso, questa è paraculaggine!






martedì 17 giugno 2008

Dribbling


Di Trippi

Avevo già accennato al fenomeno tempo fa , ma in giorni di europei che c’è meglio di questo termine calcistico per definire l’attività con cui le aziende rimpallano i clienti di telefonata in telefonata, di forma comunicativa in forma comunicativa fino a esasperarlo e farlo rassegnare all’evidenza: è tutto tempo perso, anzi tempo guadagnato per chi ha rifilato il servizio!
Per quanto il cliente, anzi l’utente si sforzi, prima che riesca a trovare una voce umana e non preregistrata dall’altro capo del filo, riesca ad avere un’informazione utile fornita da persona competente dovrà tentare perlomeno un mese, per essere preso in considerazione poi, dovrà farsi venire il cimurro o la rabbia minacciando con la schiuma alla bocca l’intervento di Striscia la notizia, Le Iene, Mi manda Raitre, del proprio avvocato, dell’esercito, della cavalleria o del vaticano. Ma tutto questo calvario rischia di rivelarsi l’inizio della fine, uno dei pallini del simbolo dell’infinito perché finchè il poveraccio non si decide a sollevare sul serio la voce e a inscenare sceneggiate tali da far sembrare il povero Mario Merola un principiante, non potrà dirsi realmente libero. Per risolvere dovrà incatenarsi nella reception della sede dell’azienda o picchettare il suo aguzzino con cartelli in mano!!
Negli ultimi giorni queste disavventure sono capitate a:
• Una signora conosciuta alla festa di compleanno della nipotina, voleva semplicemente il rimborso di un orologio difettoso, valore 20 euro!! Ha dovuto fare una piazzata di fronte all’ufficio informazioni del centro commerciale che le aveva rifilato il bidone e si rifiutava si sostituirle il pezzo perché l’aveva acquistato 15 giorni prima! Non appena ha alzato il tono della voce non solo le hanno restituito i soldi, ma volevano pure darle un buono acquisto! Robe da matti.
• Un collega della vigilanza mi racconta la sua crociata con una società finanziaria per bloccare una carta di credito revolving. Mi dice che continua a rimbalzare da un operatore all’altro del call center, nessuno che dica la stessa cosa, ma tutto e il contrario di tutto. La cifra dovuta per un prestitino ridicolo sta lievitando al punto che è tentato di usare il suo revolver!!
• Sempre alla festa di compleanno della nipotina (si lo so, c’era il mondo e dintorni, tra l’altro la festa si è svolta a 150 km di distanza.. la bambina ha compiuto un anno, mi chiedo che succederà al matrimonio!!) un tizio mi ha raccontato le sue peripezie, ben lontano dal risolversi, con due compagnie di telefonia mobile con cui ha tentato un passaggio tenendo lo stesso numero di telefono, la cosiddetta portabilità. Un incubo! La prima compagnia, quella storica, non cede il numero, la seconda ha iniziato a fatturargli il canone nonostante lui non abbia ancora iniziato a usare il numero! Oltre al danno la beffa, la seconda compagnia telefonica infatti, gli addebita anche il costo delle chiamate al servizio assistenza.
• Ma le fregature non vengono solo da imprese private il cui scopo è il lucro, l’ultimo pacco viene da chi riscuote i tributi regionali per la Lombardia. Stanno contattando gli automobilisti per chiedere che venga pagato il bollo degli anni 2005-2006 quando non è stato fatto e di certificare l’avvenuto pagamento quando questo fosse avvenuto. Per le comunicazioni si può contattare il call center o inviare un fax. Entrambi i servizi, guarda caso, sono a pagamento. Il fax? Perennemente occupato! Il call center? Tempi d’attesa da perenne a infinito. E intanto, l’utente paga!




lunedì 16 giugno 2008

Le scarpe da un Euro al dì


Un paio di mesi fa, venne da Roma il grande capo per una serie di ispezioni.

Non trovò granchè da contestare; il servizio che coordino tutto sommato non necessitava di grosse correzioni. Le operazioni di routine venivano eseguite secondo le procedure e i regolamenti, le divise dei ragazzi erano in ordine, la committenza si dichiarava moderatamente soddisfatta.

Tirai un sospiro di sollievo, il capo dei capi tornò nella capitale e la cosa per me si concluse con soddisfazione ma… il giorno dopo…

Ricevo, di prima mattina la telefonata del boss, l’oggetto della chiamata è una contestazione relativa alle scarpe di una delle ragazze, anziché indossare delle decolleté scure, come il regolamento aziendale prevede, ne aveva un paio bianche. Insomma, mezz’ora di cazziatone per il colore delle scarpe.

Gli rispondo “hai ragione” ma devo puntualizzare che l’azienda non fornisce in dotazione le calzature, quindi se una persona non ne ha disposizione del colore imposto non può essere motivo di contestazione. L’illuminato capitano ribatte: “beh che se ne comprasse un paio nere o blu” e io “ma non si può obbligare la gente a spendere i propri soldi per queste cose e poi potrebbe non averli i soldi” ma lui, di coccio insiste: “allora che mettesse via un Euro al giorno, così a fine mese se le può comprare”.

Io credo non ci siano parole per descrivere lo sdegno che provo, sono passati due mesi e questa conversazione ancora mi frulla in testa e mi infastidisce.

E’ vero, ci sono argomenti ben più spinosi, come gli incidenti sul lavoro, la sicurezza, la precarietà, gli stipendi da fame ma nella mia personale TOP TEN, tra le piaghe del sistema lavorativo di questo paese ci sono anche i capi IDIOTI!!!!!


L'onore della "Benemerita"



E' di oggi la notizia che la Cassazione ha confermato una sentenza della Suprema Corte Militare di Napoli condannando a 4 mesi di reclusione un appuntato dei Carabinieri. Motivazione: insubordinazione, con minaccia e ingiuria, ai danni del comandante della stazione presso cui prestava servizio.

L'imputato aveva definito 'bugiardo, infame e ladro' il luogotenente, suo superiore e lo aveva minacciato di rovesciargli addosso una scrivania, perché gli era stato chiesto di troncare una relazione adulterina che l'appuntato, coniugato, intratteneva con una donna del luogo, anch'essa sposata.

Anche se il Giudice di primo grado aveva prosciolto il militare perchè il fatto non era da ritenersi pertinente con l'espletamento del lavoro, in ultimo grado di giudizio è stato stabilito che "l'intervento del luogotenetente era pertinente al servizio, consistendo nell'osservanza della disciplina militare, che prescrive di tenere in ogni circostanza una condotta esemplare, a salvaguardia del prestigio delle Forze armate, mentre la relazione extraconiugale dell'imputato, di pubblico dominio nel territorio della stazione, arrecava evidente disonore all'Arma benemerita".

Anche se il tradimento non è nelle mie corde e non approvo, questa sentenza mi lascia perplessa; va bene un consiglio, un suggerimento da parte del superiore, va bene salvaguardare il buon nome dell'Arma, ma la vita privata è privata, e basta!

D'accordo sulla grave insubordinazione per avere usato un comportamento violento e irrispettoso, ma sindacare sulle relazioni extraconiugali mi sembra un'ingerenza troppo forte.




venerdì 13 giugno 2008

Sicuri di lavorare bene?


Di Trippi

Qualche sera fa a cena con il mio compagno salta fuori che ha fatto un lavoro pericoloso, a 4 metri d’altezza, su una scala appoggiata alla parete, senza imbracatura, da solo.
Quando gli ho chiesto per quale motivo si trovasse da solo, mi ha spiegato che da quando l’azienda per la quale lavora è stata assorbita da una multinazionale francese capita sempre più spesso che anziché fare i lavori in coppia les messieurs preferiscano risparmiare e farli uscire da soli. Se poi c’è bisogno di un aiuto si chiede al momento, ma non senza dover ingaggiare un braccio di ferro con i responsabili (che non vogliono perdere tempo loro in primis, ma anche far completare il compito nel più breve tempo possibile)!
Da li a pensare che gli è andata bene, il passo è stato breve. Perché nel caso in cui capiti un incidente, la sua azienda risparmia l’uscita di una seconda persona, ma lui rischia ben altro.


Considerazione numero 1: si parla tanto della superficialità e approssimazione degli italiani, ma quando gli stranieri mettono le mani sulle nostre aziende si adattano in un batter d’occhio, guarda un po’!


Considerazione numero 2: tutte le volte che corriamo dei rischi sul lavoro pur di completare il nostro compito rapidamente non siamo corresponsabili? Non siamo complici di un’azienda che si pone in concorrenza scorretta con chi rispetta le normative e le regole?


giovedì 12 giugno 2008

Apologia della ginocchiera


Di Chica Mala

Qualche tempo fa, una delle solite mattine lavorative, vado a bere il caffè con un collega proprio di fronte all’ufficio di un noto “sciupafemmine”. Da lontano scorgiamo una nuova stagista che incede con passo languido lungo il corridoio, appena prima della “stanza dei bottoni” (che ha le pareti a vetri) inumidisce le labbra, spinge il culetto in fuori e rivolge i capezzoli al cielo come bocciuoli di rosa in cerca di sole.
Io e il collega, spettatori non paganti, ci guardiamo in faccia e scoppiamo in una risata mal trattenuta.

Oggi, giornata di sole la rivedo in cortile dopo la pausa pranzo; pantalone e maglietta attillati, capello liscio e corvino, nasino all’insù decisamente porcino (o porcone) e occhialone da sole nero…non posso non osservare i suoi movimenti:
Si guarda intorno scostando appena l’occhiale per cercare gli sguardi degli astanti poi accende una sigaretta e la fuma teatralmente come se fosse una novella Greta Garbo.

Mi giro verso Trippi e le dico: “ la vedi quella li? è giovane, ma secondo me farà tanta strada, all’inizio magari si sbuccerà le ginocchia però con il tempo e con un paio di robuste ginocchiere sempre appresso, diventerà un’artista ”.

Esiste una strada impervia, piena di ostacoli e che in questo paese è quasi sempre inaccessibile, la strada della meritocrazia; ci sono poi le scorciatoie, se non si è amico o parente di qualcuno ci si tappa il naso, ci si fa crescere il pelo sullo stomaco e………..

Non scandalizzatevi, non fatevi meraviglia, non datemi della cinica perché così va il mondo e in quasi vent’anni di lavoro, confinata nel limbo dell’eterna “gavetta” ho visto decine di persone percorrere la via breve, come al Monopoli “intascare i 20 dollari senza passare dal via”

mercoledì 11 giugno 2008

A cottimo!


Di Trippi

Ricordo che fino a non molto tempo fa, quando sentivo parlare di lavoro a cottimo mi venivano in mente i lavoratori delle miniere! Quello sfruttamento delle persone e dell’infanzia tipico della rivoluzione industriale. Per quegli strani giochi della mente cottimo faceva rima con morti e feriti sul lavoro. Mani e dita amputate e danni permanenti alla persona facevano il paio con il lavoro a ore.

Ma in tempi di disincanto non è detto che la vittima di questo tipo di contratto sia per forza il cottimista, talvolta può essere anche chi gode del bene…lavorato!
Così oggi un collega mi ha spiegato che la sua dolce metà lavora presso un’importante casa di bellezza, non come manager, ma come operaia. Non lavora direttamente per l’azienda, ma per una cooperativa, enorme, e il suo ruolo come quello delle sue compagne di sventure è di rimettere a nuovo le confezioni dei prodotti. Mettere le etichette nuove agli shampoo e alle creme scadute ma non ancora marce o maleodoranti, sostituire i contenitori rotti e danneggiati: in 70/80 ragazze devono completare il bilico dei prodotti avariati e farli uscire nuovi di pacca!

Una bella magia povera no? Arriva il megatir con il suo bel carico di prodotti da buttare e ne esce colmo di prodotti pronti per essere reimmessi nel ciclo distributivo, nei nostri bagni. Una magia povera, in cui qualcuno esce più ricco! Non le operaie però, loro sbrigano il proprio compito, ciascuna il suo, e nessuna torna a casa finche il lavoro non è completo!

Questo succede nella progredita Lombardia, mica a “Gomorra”. Per un lavoro come questo si viene pagati a ora, la signora così riesce a portare 1100 euro al mese e se devi pagare un mutuo da 1600 euro ti tappi il naso e fai finta di non vedere le porcherie che vengono fatte con i prodotti che vanno a finire su adulti e bambini.
Le signore probabilmente pensano al proprio bilancio familiare e che al massimo ti può venire un po’ di forfora o un eritema, mi chiedo cosa pensino i signori che rifanno il look ai prosciutti!

Le solite tresche in ufficio


Di Chica Mala

Questa mattina arrivo in ufficio, come al solito mezz’ora prima e appena varco la soglia della reception le mie colleghe mi sorridono con aria maliziosa.

Io chiedo loro “cosa c’è?” “cosa è successo?” e loro mi raccontano qualcosa in merito a una delle fanciulle che lavora con me, data per dispersa da lunedì scorso: era al bar di fronte a fare colazione con una delle guardie giurate del nostro istituto di vigilanza.

La signorina in questione è, a detta sua fidanzata fedelissima, lui è altrettanto impegnato ma questa simpatia (mmm.. qualcosa di più) va avanti ormai da tempo e i conti non tornano.

Trippi ha spiegato bene altrove, cosa sta succedendo nella testa della ragazza, il classico tipo di persona fatta di certezze e straconvinta di essere sempre nel giusto (l’avevamo soprannominata burqa per il suo integralismo morale). Nel momento in cui i suoi capisaldi hanno cominciato a vacillare ha anche maturato l’idea di non venire più al lavoro, pensando così di sfuggire a ciò che la sua mente (e il suo corpo aggiungerei) invece la portano a sentire.

Venerdì scorso mi aveva manifestato l’intenzione di dimettersi, mi precipito da lei e dopo un’ora di colloquio mi convinco di averla dissuasa ma, al rientro dal week end non si presenta in ufficio, non manda certificato di malattia, non invia lettera di dimissioni.

Vorrei a questo punto fare delle riflessioni del tutto personali su questa storia:

Visto e considerato che il colloquio lo feci io e trovai il suo curriculum interessante, mi piacque immediatamente per i suoi modi gentili, per la mitezza e per la spigliatezza, vorrei dire, con il senno di poi che:

a) con tutta probabilità sono totalmente negata per la selezione del personale;

b) propongo di introdurre come prassi la perizia psichiatrica prima dell’assunzione;

c) propongo di somministrare, ai soggetti repressi e pseudo bigotti il bromuro prima di arrivare sul posto di lavoro, altrimenti fanno danni a se stessi e agli altri.


Ognuno ha il suo modo di gestire le questioni emotive ma, addirittura scappare dal posto di lavoro, così, senza una spiegazione, non lo trovo corretto, né nei confronti dei colleghi né del datore di lavoro tanto meno verso la propria persona.


Mi sento di dire un'ultima cosa: se questa ragazza fugge dal lavoro per non sottomettersi alle tentazioni, quindi per non tradire il suo fidanzato perfetto, che ci faceva al bar proprio con l'agitatore dei suoi sensi? e poi, un fidanzato che davanti ad estranei, alla sua richiesta di un gesto amorevole le risponde "non rompere, è già tanto che non ti scorreggio addosso", un paio di cornini, se non addirittura un paio di ceffoni non seli merita? SUVVIA!

martedì 10 giugno 2008

Amianto - ma non era fuori legge?


Di Chica Mala
Stamattina, per lavoro (grane più che altro), sono andata all'ufficio postale per parlare con il responsabile della distribuzione e con il direttore.
Mentre aspettavo che i due finissero di consultarsi in privato e che decidessero quale panzana propinarmi per liquidare la mia richiesta, un gentile impiegato mi porta a bere un caffè al distributore automatico.
Rimasta sola e in paziente attesa comincio a guardarmi intorno e l'occhio mi cade su un cartello appeso ad una parete mobile:
"ATTENZIONE, NON MANOMETTERE. CONTIENE AMIANTO"
Poste Italiane S.p.A.
Io pensavo fosse ormai illegale, che fosse da bonificare e comunque il problema fosse superato da tempo.
Sono anche andata nel sito del Ministero della Salute a sbirciare. Boh, non capisco. O mi sfugge qualcosa, o sono un' ingenua, oppure gli uffici pubblici sono esentati dalla bonifica quindi godono di una deroga particolare.
Spero sia la terza.

L' orario di lavoro


Poco tempo fa avevano detassato gli straodinari, ora invece è stata prevista la possibilità di allungare l' orario lavorativo. Sempre per scelta ovviamente...............o necessità.

I Ministri del Lavoro dei paesi UE hanno raggiunto un accordo, cui farà seguito una direttiva, secondo il quale si potrà derogare al limite precedentemente in vigore delle "48 ore settimanali lavorative".
Tale previsione comunitaria però riguarderà solo i lavoratori già impiegati da almento 10 settimane e, comunque, dovrà essere rispettato un limite settimanale di 60 ore.
Il monte ore in realtà aumenta fino a 65 per i "contratti a chiamata", conosciuti anche come contratti di lavoro intermittente.
Questi erano stati introdotti dalla legge Biagi (276/2003) ma successivamente abrogati nel 2007, fermo però restando quelli già in essere, ma solo nell' ambito turistico e dello spettacolo.


La parola al Parlamento europeo.


La filosofia della patella


Di Trippi

Ieri sera esco dal lavoro con la solita mezzora di straordinario e la consapevolezza che, viste le imminenti dimissioni di una collega, le cose non potranno che peggiorare, chiamo la mia amica Lupetta per darle il numero di telefono di un centro che sta per aprire in zona cui mandare il suo curriculum vitae. Fatto il dovere parliamo di qualche elemento di fondamentale cazzeggio:

1. come festeggiare il nostro compleanno,
2. cosa fare nel week end,
3. dove andare in vacanza.

Per il punto 1
Siamo ancora indecise tra il festeggiamento dei nostri compleanni più quello di mia cugina con i rispettivi uomini conuna cena a casa mia o un semplice aperitivo da me per poi mangiare in un localino a prezzi stracciati! La seconda opzione vista la mia nota pigrizia ai fornelli devo dire mi stuzzica non poco, oltre vuoi mettere, l’opportunità di prendere e andarsene se e quando sei stanca o cominci a romperti, cosa che non puoi fare da te!

Per il punto 2
Lei propone lago o castelli della Val D’Aosta
Le rispondo che tempo permettendo sarei decisamente propensa per il lago, vorrei prendere il sole e al massimo dedicarmi a un po’ di windsurf. Le spiego che ho bisogno di rilassarmi, far prendere sole alle mie stanche ossa, che amo anche io la cultura, ma la rinvio ad altri mesi, al momento non so se mi deprima maggiormente il colore pallido della mia pelle o la pioggia che sta facendo spuntare i funghi nel mio balcone anziché far sbocciare boccioli colorati. Siccome vedo che insiste scandisco bene le parole, asserisco che esco da un duro inverno in cui non ho fatto neanche una lampada per paura di rovinarmi la pelle, che il mio corpo urla il bisogno di vitamina D, che come un girasole la voglio assorbire dai raggi, prima che mi venga lo scorbuto!
Siccome temo che non abbia ben capito aggiungo che il mio cervello ha estremo bisogno di una lobotomia, perché il lavoro mi concede troppo tempo per pensare!

Per il punto 3
Mi chiede se quest’estate andrò in Sardegna e le confermo la cosa aggiungendo che non ho molta scelta visto che si sposa mia sorella e poiché il ristorante è di famiglia prevedo un coinvolgimento nelle grandi manovre! Aggiungo poi che spero di trovare comunque un appartamentino in qualche zona meno turistica dove godermi almeno una settimana di mare!
Mi dice che lei andrà via per un mese, non sa ancora se in Messico o Thailandia, che cambieranno posto ogni due giorni, non vanno per prendere il sole, ma per “conoscere” nuovi posti! Le dico che la invidio sia per la meta, sia per la voglia, e aggiungo che purtroppo temo non sarei in grado di fare la stessa cosa proprio fisicamente, a parte per i problemi economici che mi impediscono di poter anche solo pensare un viaggio del genere! Le tengo un seminario, allora, sulla mia filosofia della patella, che le avevo già accennato poco prima, mentre le dicevo del mio bisogno di sole e relax dopo un duro inverno all’insegna del cambiamento (lavoro, trasloco e convivenza): sono così stanca che per me la vacanza prevede l’arrivo nel luogo in cui devo andare e la partenza dopo questi benedetti 15 giorni. Se la meta dovesse essere il mare penso proprio che non vedrei altro che la spiaggia di destinazione, con a fianco una bottiglietta di coca e qualche romanzo di quelli leggeri, leggeri che non ti fanno muovere troppo i neuroni del cervello. Voglio depositarmi sulla riva e restare li come una patella sullo scoglio, i granchi, i gronghi e i paguri possono usare il mio corpo come tana o casa, la salsedine mi si può incrostare addosso tanto che poi mi dovranno spostare dal bagnasciuga con lo scalpello o dovranno chiamare un muratore con la sua punta e mazzetta!
Buone vacanze a tutti!

Understatement


Di Trippi

a mio parere è sempre stato un segnale di signorilità o loffiaggine. Una caratteristica tipica di certa nobiltà che non ricorda più nessuno, il tratto distintivo delle persone che tirano le fila come dei mangiafuoco o operano in silenzio nelle stanze dei bottoni! Mi si materializza davanti la sagoma curva di Enrico Cuccia mentre sgaiattola tra i vicoli dietro Mediobanca, mai una dichiarazione, mai una parola di troppo.
In tempi di personalità dell’economia e della politica, logorroiche, iperpresenti, quasi ubique, rimpiango un po’ di quella capacità di centellinare presenza e discorsi!
Chica Mala giustamente mi fa notare che un rappresentante di questa tipologia di questi uomini d’affari è Vittorio Colao , appena assurto ai vertici di Vodafone, mai su un campo da golf, mai foto o frasi compromettenti.
Ma io e molti dei miei conoscenti e amici che non abbiamo questa necessità di dosare contatti, opere o missioni com’è che abbiamo fatto dell’understatement il nostro stile di vita? Forse perché non appena si presenta un curriculum con nomi di aziende altisonanti o esperienze in proprio o titoli di studio il colloquio è talmente all’insegna del miele da farti temere un attacco di diabete, ma poi tutto si esaurisce in un cumulo di complimenti e in dichiarazioni vuote sul “com’è possibile che lei con questo curriculum…”.
La verità è che la persona qualificata va pagata, in tempi in cui il limite d’età per l’apprendistato viene sollevato da 24 a 30 anni, in cui è tutto un fiorire di discorsi su contratti ad personam il sindacato diventa a sua volta gran maestro in understatement provvedendo ad innaffiare il proprio orticello (con rassegnazione e fastidio) e a non rompere troppo le scatole a chicchessia!
Allora se vuoi essere chiamato ai colloqui, e soprattutto speri che la cosa abbia un seguito, puoi solo tracciare una bella linea sugli studi, rispolverare vecchi diplomi di maturità, ridimensionare le esperienze. Così, magari, la prossima volta in cui sarai convocata a tre colloqui di lavoro per la stessa azienda, potrai sperare di ottenere un posto, invece aspettare risposte che non arriveranno mai, perché in tempi di understatement non si spreca neanche l’inchiostro o il fiato per dire che non sei stato selezionato, norma di buona educazione di un tempo non tanto lontano.

lunedì 9 giugno 2008

La difficoltà di chiamarsi insegnante!


di Trippi

Tra le donne che ho incrociato nella mia vita una ha un peso speciale, è stata la mia insegnante di letteratura in un istituto di ragioneria di Nuoro. So che mi ha insegnato ben più della divina commedia, ben più di quegli stralci di Montale e di letteratura di cui poi ho fatto tesoro anche all’università. Ha saputo cogliere, coltivare, alimentare in me quello che poi un professore di letteratura latina all’università ha chiamato il “tarlo”, una curiosità nei confronti delle cose e della gente, dei libri e del mondo che non si ferma in superficie, ma scava e tende ad approfondire. Il tarlo faceva capolino non solo negli studi accademici o nelle letture private fuori quando iniziato un autore, non riuscivo a fermarmi finchè non divoravo tutto quello che aveva scritto. Il tarlo faceva capolino nelle conversazioni quando avrei voluto sapere tutto su una persona che mi colpiva particolarmente e avrei passato ore ad ascoltare quello che mi poteva dire, rivelare. Il tarlo mi faceva vedere il viaggio al termine di una gara di fondo con atlete ben più forti di me, ma senza la stessa motivazione, la stessa “forza della disperazione”.
Penso che quel tarlo, saputo coccolare ed apprezzare come lei ha fatto, sia il dono più bello, sicuramente il mio maggiore talento.
Ricordo ancora le sue lezioni, una donna piccola e magra, dall’età indefinibile, appollaiata sulla scrivania in una posizione che sfidava le leggi della gravità e del peso stava li per ore, a spiegarci in che modo poteva essere considerato testo degno di analisi un film quanto un libro, regalando in un povero istituto dimenticato da tutto e da tutti, tutta la sua cultura, tutta la sua passione per la materia che insegnava.
Mi chiedo quanti studenti abbiano avuto questa fortuna, di incontrare quello che non è solo un insegnante, ma un maestro di vita. Una persona che sappia alimentare le attitudini e i talenti del proprio allievo. Mi faccio questa domanda mentre leggo che i voti della maturità non avranno alcun peso nei test di ammissione all’università, nelle graduatorie no si riesce a inserire il 100 e lode. Davvero annoso il problema!
La mia vecchia insegnante ora lavora in Africa, lei che è davvero una ginestra, un fiore nel deserto del corpo docente italiano, ha cercato una nuova collocazione e nuove menti da coltivare nel posto più adatto!!

domenica 8 giugno 2008

sabato 7 giugno 2008

OUTSOURCING (sembra una parolaccia!)


http://it.wikipedia.org/wiki/Outsourcing

Questa parola inglese tradotta in italiano significa letteralmente "approvvigionamento esterno", è termine usato in economia per riferirsi genericamente alle pratiche adottate dalle imprese di esternalizzare alcune fasi del processo produttivo, cioè ricorrere ad altre imprese per il loro svolgimento.

Per la verità mi piace molto di più la definizione data da Beppe Severgnini nel suo ultimo libro: Outsourcing:“finalmente abbiamo trovato il modo di non pagare tutti quei contributi!”, tornando ad una parvenza di serietà vorrei, nel mio modo un po’ maccheronico di vedere le cose, fare un’umile analisi del fenomeno.

L’outsourcing è la soluzione che l’azienda usa affidando a terzi intere funzioni o processi aziendali non cruciali per il business. Esempi lampanti sono i servizi di Information Technology (servizi informatici), tutti i servizi utili per i rapporti con i clienti, la gestione delle risorse umane, di consulenza, la digitazione di documenti cartacei e come nel mio settore tutto ciò che riguarda i servizi al personale, ad esempio vigilanza, portierato, reception/centralino, pulizie, gestione sistemi di sicurezza.

Grandi benefici per tutte quelle società che decidono di non occuparsi direttamente di funzioni secondarie, possono infatti concentrarsi sul CORE BUSINESS ovvero sull’oggetto primario per la vita e lo sviluppo degli affari, senza tralasciare poi un aspetto decisamente importante: un notevole contenimento dei costi, perché si sa, una delle voci che grava di più sui bilanci di fine anno e quella relativa ai “costi del lavoro”. Ed è proprio qui che volevo arrivare.
Se è innegabile il fatto che questa sia una soluzione decisamente strategica per mantenere sana un azienda in termini di gestione è anche vero che il sempre più dilagante fenomeno ha generato un esercito di lavoratori sottopagati, con un potere sindacale a dir poco ridicolo e, cosa importante, mano d’opera per niente specializzata e demotivata.

Facciamo qualche esempio:
-Una grande multinazionale affida i servizi IT, tramite regolare gara d’appalto, ad un colosso del settore che, a sua volta, affida in subappalto a una società minore la parte help desk. Chiaramente, con questo passaggio, e dovendo mantenere un margine utile lordo decente, è quasi impossibile offrire una squadra di tecnici iperspecializzati e con un CV impeccabile, bisognerebbe remunerarla profumatamente, quindi che succede? Su dieci tecnici uno è altamente referenziato, gli altri nove sono ragazzi giovani, con poca esperienza, insoddisfatti del magro stipendio che tendono a tirare fine giornata (per carità non sono tutti così). Risultato: La multinazionale ha risparmiato ma riceve un servizio non all’altezza dello standard promesso in fase di contrattazione.
-Sempre la solita Multinazionale che affida con una gara d’appalto i servizi di Facility (tutti quelle attività rivolte al personale come manutenzione stabili, pulizie, vigilanza, spedizioni, etc.). Lo scenario identico al precedente, contratti ridotti all’osso, margini vergognosi e di conseguenza dipendenti sotto pagati. Come può una società multiservice offire operatori di bella presenza, poliglotti, cultura universitaria e fatturare 12 euro l’ora alla committenza? Ve lo dico io come fa, assume persone assolutamente incompetenti e prive di esperienza e le paga 800 euro al mese. L’appalto dura da Natale a S. Stefano e la brava multinazionale deve mobilitare uno stuolo di manager per organizzare un nuovo bando di gara.
-Poi, non ultimo per importanza, il mondo dei call center. I costi di questa tipologia di personale con le ultime norme di Legge sono aumentati dell’70-80% allora cosa si fa, tutta la gestione del cliente a partire dall’acquisizione fino ad arrivare al recupero dei crediti viene esternalizzata in unico pacchetto. Provate a chiamare un numero verde e scoprirete che per quei pochi operatori che svolgono con abnegazione il loro compito ce ne sono centinaia di altri che non sanno nemmeno cosa hanno mangiato la sera prima.

Mi rendo conto di parlare da lavoratrice vittima del sistema dell’outsourcing, innegabilmente frustrata, delusa e insoddisfatta ma, obbiettivamente, tutto questo beneficio goduto da pochi vale davvero il totale impoverimento della professionalità?

E’ probabile che le società conoscano alla perfezione questi meccanismi e le prospettive di risparmio in contrapposizione alla possibilità di ricevere servizi scadenti siano largamente calcolate. Il risparmio, i possibili guadagni, lo sviluppo esponenziale del business non si possono fermare davanti all’impoverimento delle menti e dei portafogli dei lavoratori.

Fino a quando.. forse… nessuno avrà più i soldi per acquistare i loro prodotti….

Un vestito al giorno


Di Trippi

Oh mamma, sono tutta un fremito, ho appena letto su Viversani & belli una notizia che mi sta facendo rizzare i soldi nel portafogli!!! Passa in secondo piano la prospettiva di un pomeriggio di relax e la proposta di Lupetta per una giornata al lago! Qualcuno ha pensato di mettere a disposizione un capo al giorno (365 giorni l’anno), pulito, stirato, pronto all’uso, in cambio di un abbonamento. La trovata ha trovata ha un nome orribile e.G.o (acronimo di ecologico Guardaroba organizzato), avrei preferito qualcosa tipo v.a.n.i.t.o.s.o. (vestiario a noleggio tutto organizzato semplice ordinato). Altro che producer, avrei dovuto fare la copyrighter!
Vi spiego in due parole la bella pensata:
ogni cliente può scegliere ogni settimana 7 capi di abbigliamento 7 e al termine li restituisce in un apposito sacchetto, senza lavarli ne stirarli, a questo penserà il fornitore del servizio che si occuperà non solo della pulizia ma anche delle eventuali riparazioni. Un guardaroba potenzialmente infinito da cui attingere è il sogno di ogni donna. Con il plus di poter provare capi che non si acquisterebbero mai perché troppo sfrontati, osé, eleganti o semplicemente lontani dalle proprie corde!
Al momento il servizio è realizzato dall’imprenditrice Vittoria Bono, una modellista bresciana, e nonostante il progetto sia partito nel 2006 le collezioni sono partite solo adesso . La signora ha creato un’azienda individuale ha registrato il marchio e ha cercato gli spazi per la realizzazione del servizio oltre che il personale. Per il momento i capi sono ripartiti in due collezioni per la stagione Estate primavera autunno inverno e in 8 stili, per il resto libera scelta (ci sono 5 taglie dalla 40 alla 48) e massimo rispetto sono le parole d’ordine.
Ragazze e signore che puntualmente condividete (volenti o nolenti) il guardaroba con amiche, sorelle e cugine, vedete di ampliare gli orizzonti!! A me sembra un’ottima idea per una catena di franchising o per singole imprese individuali! Che aspettate?

venerdì 6 giugno 2008

La sua soddisfazione è il nostro miglior premio

“Cara Chica, siamo in una situazione di emergenza e, insomma, dovresti fermarti fino alle 20.00 e fare tu la chiusura al lavoro”.

“Cara Chica, sei la coordinatrice di un servizio importante, devi dare il buon esempio, dovresti lavorare sabato, magari qualche ora anche la domenica perché tutti gli altri si sentirebbero spronati maggiormente a fare altrettanto”.



Questo mi sento dire dai miei superiori ormai sempre più spesso.

Non che mi pesi fare qualche ora di straordinario, per carità! e poi l’ho sempre detto che lavorare mi piace e tutto sommato in quello che faccio metto impegno e la giusta dose di passione poi, con il tanto decantato intervento del nuovo governo in materia di detassazione mi sono fatta due conti in tasca e non nascondo di essermi fregata un po’ le mani. Ho anche pensato alla mi amica Mentirosa che per arrotondare sacrifica le serate del sabato e della domenica in pizzeria a servire ai tavoli, lei come tanti altri ragazzi che hanno bisogno di sbarcare il lunario, sotto questo aspetto sono fortunata, continuo a ragionare, faccio un lavoro che conosco alla perfezione, tutto sommato poco stressante, seduta davanti ad un pc e soprattutto non sono pagata in nero.

Oggi però mi capita tra le mani una copia di “Economy” del 28 maggio e a pag 109 trovo un articolo che parla proprio di questo:

Il D. Lgs. 66/2003, che disciplina l’orario di lavoro parla chiaro, l’orario normale è stabilito in 40 ore settimanali quindi il “lavoro straordinario” è quello prestato oltre l’orario normale. Su questo non ci piove ma, mettiamo il caso che io lavorassi tre ore in più lunedì e martedì il mio capo mi facesse uscire tre ore prima dall’ufficio a conti fatti io avrei lavorato sempre 40 ore. Il mio sacrificio, quello di fermarmi per ben tre ore sarebbe del tutto vano.

Inoltre l’azienda può chiedermi lo straordinario con un tetto massimo di 250 ore l’anno, previo il mio consenso; peraltro può ricorrere a questo sistema solo -
• in caso di esigenze tecnico produttive eccezionali non colmabili con l’assunzione di altri lavoratori;
• in caso di forza maggiore;
• quando la mancata prestazione di lavoro mette in pericolo o procura un danno alle persone o alla produzione;
• per eventi particolari quali mostre, fiere, ecc.

C’è un’altra cosa importate da valutare, cioè che il tetto massimo da non superare è quello di 48 ore nell’arco di 7 giorni (compresi gli straordinari ovviamente); in più la durata media delle ipotizzate situazioni eccezionali non deve essere superiore ai 4 mesi.

A questo punto, se dovessi superare le 48 ore settimanali nonchè tutti i limiti stabiliti dal Legislatore, godrei ancora dell’indennità da poco introdotta? Ora ho le idee un po’ confuse, non vorrei mai ammazzarmi di lavoro immolandomi per una causa non mia e ritrovarmi alla fine cornuta e mazziata!

Se così fosse (ma il dubbio è ormai instillato), la mia cara azienda votata al risparmio e perennemente sottostaffata, ad un certo punto farà a meno di me dopo le canoniche 40 ore..eh già..perchè potrei essere in una pizzeria o in un pub o al guardaroba di una discoteca, a guadagnare 50 onesti euri “esentasse”.

Apocalisse nell’ufficio del bene e del male, se il tuo capo vale quanto il due di picche




Di Trippi

Sarà una maledizione, sarà uno scherzo del destino o il mio karma che non riesce a riallinearsi, ma puntualmente finisco in posti di lavoro in cui è in pieno svolgimento una lotta per il potere. Non parlo di scaramucce, parlo di veri e propri scontri titanici con tanto di schieramenti, morti e feriti!
Chissà perché poi, in queste battaglie per quanto mi riprometta di farmi i fatti miei e non lasciarmi coinvolgere, finisco sempre col parteggiare (perchè per forza devi farlo) con chi mi piace di più, chi mi è in qualche modo affine. Ecco perché finisco con prendere le padellate in faccia insieme con il mio simile. Perché se siamo tanto vicini o mi piace probabilmente è la persona più sensibile, meno scafata e/o stronza e soprattutto meno spalleggiata dalle alte gerarchie!

Vediamo qualche episodio nelle mie esperienze personali:

1 - la lotta tra il bene e il male avveniva tra il mio direttore e l’assistente personale del conduttore del programma per cui lavoravo. Lei una strega patentata, una fiorentina magra come un chiodo, una sessantenne iperattiva a compensare l’inattività sessuale e la ormai decantata pace dei sensi, sfogava la sua ira repressa su una bici, con cui tracciava sentieri attraverso la città, e su redazione e produzione. Non dico i commenti sulle donne che si pensava di ospitare in puntata, l’aggettivo più delicato in genere spaziava tra troia e zoccola, per non parlare di come definiva le qualità intellettuali delle filosofe o politiche di turno. Sulla carta la guerra guerreggiata l’avrebbe dovuta vincere il mio direttore, a conti fatti la vinse la vecchia arpia! Così lui venne esiliato su un programma di divulgazione con qualche lancio da studio e due o tra documentari esteri tradotti. Una bella promozione davvero, dal talk show in diretta e in prima serata al premontato del primo pomeriggio! Lei sta ancora li, alla ennesima edizione del programma con le stesse ospiti che penso conservino sempre le stesse caratteristiche intellettuali e personali!

2 - La seconda lotta avvenne in una casa editrice tra i responsabili di una parte video (per tv, internet e mobile) nascente e la già insediata, approssimativa e fallimentare radio. In genere i fondi più consistenti e le risorse maggiori vengono dirottate sulla parte video o comunque sulle nuove iniziative, ma qui no. Il direttore della radio e i suoi fedelissimi vennero presi da ansia da schermo, si inventavano di tutto e di più pur di mettere le mani in pasta su temi/argomenti conduzione e comparsate, pur non conoscendo assolutamente il mezzo. Insomma una battaglia in cui la parte tv continuava a delimitare il territorio sempre più eroso da ingerenze e approssimazioni. Tra i morti e i feriti sul campo? I più competenti in ambito televisivo e lo stesso amministratore delegato. Alla fine chi si occupava della tv ha perso, vinto dalla mancanza di fondi, dalle eccessive personalizzazioni di alcuni megalomani incompetenti (che pensavano più a saltare nel letto dell’assistente che a rispettare la deadline di consegna dei prodotti), dalla nomina finale del direttore della radio a supermegadirettore di tutte le produzioni presenti passate e future in tutti i possibili canali di distribuzione! Una curiosità: l’amministratore delegato, uscito dalla porta è rientrato dalla finestra, designato alla direzione di un’altra società editrice ha assorbito quella che lo aveva mandato via. Facendo suo il detto “la vendetta è un piatto che va assaporato freddo”. Un’apocalisse ancora in fieri da quel che mi sussurra chi è rimasto abbarbicato alla sedia!
To be continued




giovedì 5 giugno 2008

Morire di lavoro


Di Trippi

In Italia c'e' un morto ogni sette ore, solo nel 2007 nelle costruzioni ci sono stati oltre 235 infortuni mortali.

Il documentario di Daniele Segre sarà proiettato dal 6 all’8 giugno al cineteatro Gnomo (nell’omonimo piccolo passaggio pedonale che porta da via Lanzone all’Università Cattolica del Sacro cuore, fermata Sant’Ambrogio MM2, linea verde) all’interno della rassegna “Un altro schermo è possibile”. Nell’inchiesta trovano spazio le testimonianze delle vittime e dei parenti di quelle che sono ormai troppo spesso derubricate come morti bianche. Nel film la denuncia tanto efficace quanto più semplice di un mondo produttivo dai ritmi convulsi dove il ritorno del caporalato e il ricatto nei confronti degli immigrati rappresentano la normalità, l’inosservanza delle regole di sicurezza e le “libere interpretazioni contrattuali” sono tollerate.
Buona visione

mercoledì 4 giugno 2008

Maestri in magheggi e vagheggi


Di Trippi

Si sa, più sono grosse le dimensioni e il numero di dipendenti dell’azienda per la quale si lavora più hanno luogo due dinamiche!!
1 lo scarica barile;
2 il parassitismo.

Dinamica 1
Per quanto riguarda la prima tipologia mi è capitata l’altro ieri una e-mail della mia amica Chica Mala sul tema e oggi una telefonata che me l’ha ricordata da vicino. Chiama un’impiegata comunale, riconosco la voce di una persona anziana che mi domanda il numero di fax dell’azienda. Le chiedo che cosa debba spedire e per che scopo, mi spiega che vorrebbe inoltrare via fax una risposta che ha spedito via posta a fine aprile (siamo ai primi di giugno) per la quale non ha ancora ricevuto nessun riscontro. Mi faccio dire per quale motivo abbia spedito questa lettera e le levo con le pinze queste parole di bocca “Ho ricevuto una dichiarazione di inizio attività dalla vostra azienda, mancano alcuni documenti, ma siccome nella carta intestata viene riportato solo questo numero e questo indirizzo, non c’è una firma o un referente io a questo punto passo, ho fatto il mio, non posso mica inseguire la gente!”. A questo punto anche io ho fatto il mio e ho ricordato alla signora che ci sono oltre mille dipendenti sparsi su tutto il territorio nazionale ed è un po’ difficile che la sua lettera sia finita nelle mani del giusto destinatario. Dopo aver provato a rintracciare inutilmente le persone competenti e averle chiesto vanamente i suoi dati e recapiti non ho potuto fare altro che invitarla a richiamare. Dubito che la signora lo faccia, mi dispiace per chi avrebbe dovuto aprire l’attività in un comune del veronese, ma d’altra parte è la giusta punizione per l’azienda per la quale lavoro, maestra in magheggi e vagheggi, specializzata in rimpalli e spiazzamento del cliente, laureata in evanescenza e irrintracciabilità per i fornitori che battono cassa o chiedono chiarimenti su fatture errate e/o approssimative! Come dice giustamente l’impiegata comunale, siete voi ad aver bisogno dell’autorizzazione, siete stati voi ad aver mandato una documentazione incompleta und approssimativa e oltre tutto mi date pure recapiti non diretti, “perché mai dovrei fare io l’investigatore e completare quello che non vi siete presi la briga di fare voi?”. Lasciamo perdere la marginalità del comune in questione, ma dai oggi, dai domani, un fornitore di servizi che non ha rivenditori dei propri servizi a che serve?

Dinamica 2
Quella dei furbetti che si fanno trascinare dal lavoratore di turno salvo poi accaparrarsi meriti e scaricare demeriti al momento opportuno è un passaggio obbligato nel settore radiotelevisivo e dell’editoria in genere, non vi dico poi in ambito universitario, dove fior di professori si limitano a apporre la firma in calce al lavoro dei galoppini di turno. Chiamateli sgobboni convinti di essere in carriera (ma in realtà fanno la corriera che trasporta tutti i parassiti che gli stanno sopra a livello gerarchico) oppure: giovani autori, stageur, allievi, cultori della materia, appassionati e stakanovisti. Alla fine vale più di mille concetti quello utilizzato da un mio vecchio responsabile che soffriva di paranoia al quadrato e aveva una lunga lista di manie ossessivo-compulsive (si accorgeva se qualcuno gli spostava gli oggetti sulla scrivania, manco li avesse localizzati con una x o un gprs!): “A me l’anello al naso non me lo mette nessuno!”.
Che dire, primitivo ma incisivo.
Era arrivato in quella che è una delle reti nazionali da ragazzino, come fattorino, quando aveva iniziato a lavorare per il canale era così giovane da indossare ancora i pantaloni corti!! Un bergamasco cocciuto e ostinato che poi era diventato il mastino di uno dei capi. Spariti e avvicendatisi i dirigenti e le proprietà nella rete, lui era rimasto, instancabile, guardingo e parte dell’arredamento, usava spesso la frase “per non sapere ne leggere ne scrivere” e nel suo caso era quanto mai vero! Non dico i numeri ogni volta che doveva produrre un qualche documento, i turni o non ne parliamo, un accredito! La sua paranoia per quanto ne sappia non è migliorata, so che a un certo punto si doveva fare accompagnare al lavoro o in trasferta dal cognato, tanto era sbarellato. Sono sicura di una cosa però, sarà vero che era un re degli ignoranti, ed è certo che non aveva l’anello al naso, fattostà che quando sono arrivata non era neanche direttore di produzione, quando sono andata via era ormai diventato il produttore esecutivo!
Meditate gente, meditate!

martedì 3 giugno 2008

Mammoni, bamboccioni e bambascioni!


Di Trippi

L’ho detto mesi, fa, è impossibile non inalberarsi quando si fa di tutta l’erba un fascio e soprattutto di tutti i giovani uno sfascio!
Le parole dell’allora ministro Padoa Schioppa sulle giovani promesse italiane avevano offeso quelli che faticano a ritagliarsi un reale spazio di autonomia e si sono sempre arrabattati come la sottoscritta Chica mala per arrivare alla fine del mese in totale autonomia, senza battere cassa da genitori e parenti tutti!
Così alla fine la conferma sull’immaturità dei nostri studenti viene dalla più classica delle giornate di reclutamento in ambito universitario: il career day da cui esce un quadro desolante delle conoscenze e competenze teorico-pratiche di studenti, laureandi e laureati.
Insomma dalla rivoluzione/semplificazione dei corsi di studi escono ragazzi la cui minore preparazione teorica non viene compensata a livello pratico. Come si diceva un tempo la carente competence non viene confortata da un’adeguata performance.
Altri punti dolenti? Inglese inesistente, lunga lista di titoli e l’approccio sbagliato nei confronti dell’azienda selezionatrice: “che offrite?” anziché “ecco cosa posso offrire alla vostra azienda che mi rende appetibile e competitivo rispetto ai miei coetanei/competitor!”. Se poi i giovinastri hanno fatto un viaggio all’estero o l’Erasmus difficilmente si sono mantenuti da soli o facendo lavoretti. Insomma ha provveduto a tutto mammà!
Niente di nuovo direte voi!!
Che ai ragazzi italiani risultasse non solo alieno, ma impensabile, fare come i propri coetanei all’estero e guadagnarsi la paghetta tagliando l’erba del vicino, lavando le auto o distribuendo giornali al mattino presto se non come punizione pseudo-educativa in caso di bocciatura o ritiro scolastico (visto che non vuoi chinare la testa sui libri ti spacco la schiena e spero di farti tornare la voglia)!
Se poi i lavoretti da studente o durante il periodo estivo sono la prassi, come è avvenuto nel mio caso e in quello di alcuni miei ex compagni di corso , che titoli si potranno mai esibire? Ho acquisito un master in stracciologia, pulendo il bancone del bar in riva al mare nelle stagioni estive? Ho conseguito un corso di specializzazione in Comunicazione below the line (distribuendo gadget e allegati presso le edicole)? Ho acquisito competenze on field gestendo brand in campo di eventi e sponsorship (presso lo stadio di Monza distribuivo i salami di una nota casa di salumi che sponsorizzava la squadra di calcio locale, all’inizio di ogni tempo; per lo Stadio Meazza di Milano distribuivo i “Tutto Sansiro” e i pass per accedere ai parcheggi e superare lo sbarramento dei vigili), oppure ho raggiunto un up level in fashion communication (facendo la vestiarista per noti stilisti di moda durante la campagna vendite o facendomi colorare e tagliare i capelli durante le manifestazioni per gli hair stylist in cambio di tanti bei soldini)!
Eh si. E poi le multinazionali dicono che non siamo propositivi, anzi no performativi! Compensiamo con la creatività, no?





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