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lunedì 30 marzo 2009

La crisi milanese si combatte dal cinese

Di Chica Mala

E' l'argomento principe delle cronache mondiali, la crisi economica, non si parla d'altro, non si pensa ad altro e i media fanno a gara per spaventare l'uomo comune o meglio, per quanto mi riguarda, la donna comune.
la storia è trita e ritrita ormai: salari bloccati e inflazione alle stelle, licenziamenti selvaggi e famiglie sull'astrico; il mercato immobiliare cola a picco e le banche falliscono; i consumi bloccati e le industrie con i magazzini strapieni interrompono la produzione.


I nostri amati governanti ci infarciscono di discorsi sul rilancio dell'economia, su quanto il medio cittadino debba fare la sua parte e consumare, consumare, consumare. E'un impresa titanica lo shopping per chi ha un'entrata fissa di 1000 Euro al mese; pagato l'affitto, le bollette e riempito il frigorifero resta a malapena qualche spicciolo per bersi un caffè! Uno dei tanti modi per arginare i costi è acquistare beni e servizi dai cinesi.

Costa tutto meno, dai vestiti al pranzo al ristorante per non parlare poi di accessori per capelli, bijoux e anche parrucchiere e manicure.

Se vi capita di girare per le bancarelle di un mercato, vi accorgerete subito che la metà degli ambulanti ha gli occhi a mandorla e anche buona parte dei nostri connazionali, sui loro banchetti ci propone gli stessi articoli della concorrenza, probabilmente confezionati in qualche sartoria clandestina in uno scantinato vicino a casa nostra. Spesso trovi cose carine, magliette, jeans e accessori vari. Perchè gridare allo scandalo? se penso che il miliardario Calvin Klein fa cucire le sue camice in India (in un opificio che paga una manciata di rupie i poveri operai) guadagnando migliaia di dollari, non vedo per quale motivo non dovrei spendere il mio denaro in merce non firmata e pagarla magari 10 Euro; da Zara poi, ho preso in mano una T-shirt da 40 Euro confezionata in Bangladesh o giù di li, probabilmente da un bambino di 8 anni. Senza scomodare i grandi stilisti, basta andare in un qualsiasi negozietto di periferia per rendersi conto di quanto i commercianti i taliani speculino su questa merce che dal cinese pagherei appunto 10 e da loro riceverei con una maggiorazione del 30%. Il consumatore, mosso dalla disperazione si è fatto furbo e pur di non rinunciare al piacere dello shopping va dal miglior offerente.

Da poco ho scoperto anche i parrucchieri, così per curiosità sono andata a farmi fare taglio e piega in un negozietto dalle parti di Giambellino; ragazzi 8 Euro per taglio e piega! Vi rendete conto? 8 Euro! con tanto di ricevuta fiscale. Certo, questi figliuoli lavorano a cottimo, una testa dietro l'alta, naturalmente non ti coccolano e non si perdono in chiacchiere e pettegolezzi ma per me, che vado a sistemarmi la zazzera ogni 6 mesi perchè trovo assurdo spendere 30 Euro per il lavoro di mezz'ora (manco fossero degli intagliatori d'avorio) significa potermi permettere di fare la piega con la stessa frequenza che ho per ricaricarmi il cellulare o farmi la lampada. In più sono veramente bravi, ci ho portato la mia amica Cicci per sistemare la ricrescita delle meches ed è rimasta entusiasta, soprattutto per il prezzo: taglio, piega e colore 28 Euro!

E poi parliamo del piacere di vedere un'amica per mangiare un boccone assieme, certo, il brunch in via Marghera fa figo, vuoi mettere? Ma ci vogliono 30 Euro. Io e la Cicci preferiamo andare al ristorante cinese dietro casa mia che con 12 Euro a cranio ti offre involtino primavera, ravioli al vapore, pollo alle mandorle, acqua, birra e caffè il tutto pagato con i tcket restaurant. Probabilmente li non incontrerò mai Mister Big ma mi servono a puntino, mangio bene e godo del tempo trascorso con una persona cara senza dover spadellare a casa.

Se vogliamo parlare di macroeconomia, dei blocchi delle importazioni e degli andamenti dei mercati mondiali magari facciamolo in altra sede. Io in questo momento penso alla "macropovertà" del mio portafoglio e alle possibilità che mi vengono offerte per continuare ad avere un tenore di vita, seppur basso, dignitoso. Me ne frego delle logiche di mercato e delle crociate anti-cina e ringrazio sentitamente per i servizi offerti da queste alacri "api operaie" dei quali usufruisco ben volentieri.

2 commenti:

Trippi ha detto...

mi capita di mangiare cinese ogni tanto, probabilmente è il mio unico contatto con la loro economia. Per il resto preferisco comprare nei negozi sotto casa e far lavorare le persone che conosco personalmente, mi piace pensare che contribuisco al loro bilancio. Le parrucchiere poi, sono due sorelle che ballano salsa e durante la "seduta di restauro" una volta ogni 3 mesi, mi aggiornano su corsi e serate di salsa cubana. In compenso ho qualche problema con il bar gestito da cinesi che ha soppiantato quello gestito dalla mala... è proprio di fronte a casa mia e rimane aperto fino a notte fonda, con nordafricani che alla faccia dei precetti dell'islam bevono come spugne e costellano marciapiede e strada di fronte di bottiglie. Risultato, proteste dei palazzi intorno, ogni tanto una retata e chiusura del locale, per noi notti insonni!

Unknown ha detto...

ovviamente bisogna soppesare pro e contro. come per i cine così per , magrebini, slavi, sudamericani e ovviamente anche italiani.
Prendere il meglio ed evitare il peggio ;).
L'altro giorno ho comprato gli occhiali da sole nuovi... ci tengo ai miei occhi e ho optato per un bel paio di rayban, le lenti di plastica non mi piacciono per niente!

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