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venerdì 6 maggio 2011

Non ce la facciamo più


Stiamo tutti bene Anno Zero 05/05/2011
Se non scrivo è perchè temo che ormai non ci sia più nulla di dire. Mentre le aziende tagliano i posti di lavori, mentre le aziende chiudono soffocate dai debiti con banche e equitalia, mentre noi persone normali ci sentiamo disperate, arrabbiate e senza via di scampo, in parlamento fanno il teatrino della spartizione delle poltrone.
Mentre vediamo che i tagli alla pubblica amministrazione si risolvono sempre sulla pelle dei precari e della scuola, come se non esistesse tutta una classe dirigente parassitaria che ha un peso economico ben differente sul bilancio statale, come se non fossero appena stati nominati una pletora di sottosegretari inutili alla società, ma essenziali nella compravendita del potere.
Ecco perchè non c'è più niente da dire. Forse resta davvero solo il forcone, come dichiarato ieri durante la puntata di Anno Zero dai miei conterranei (01:19:00).
Mia nonna era di Iglesias, proveniva da quel Sulcis Iglesiente di cui si parla adesso solo in termini di provincia pià povera d'Italia, come giustamente ricordato da Antonello,  l'operaio "incazzato" sentito dopo 45 minuti di trasmissione. Ieri per un attimo sono stata sollevata che mio padre sia morto lo scorso settembre, in modo da non vivere lo stesso dramma di Natalino Nassitti che per comprarsi il ristorante aveva ipotecato la casa (01:02.50) Perchè è normale se "vengono dei pensieri brutti che non dovrebbero venire a un cristiano, però vengono io cerco di scacciarli ma vengono. Si ripresentano poi con forze maggiori".
Il Sulcis, Porto Torres, ma anche Bitti e la mia Barbagia.
Un'economia fondata su sgobboni che non si sono mai risparmiati, che hanno basato il proprio bilancio familiare e il futuro dei propri figli sulla dignità del lavoro e non sulle clientele mafiose.
Petrolchimico e miniera, pastorizia e artigianato più che il turismo che ha sempre portato più soldi a "sos istranzos", persone che venivano da fuori, piuttosto che ai sardi. Su questi pilastri si basava la vita e la morte nella mia terrra (per leucemie e tumori, per silicosi, ma anche faide e suicidi).
Tutto polverizzato dall'incapacità del sistema di riavviare un motore ingolfato dalle sue stesse inefficienze: lo stato ha smesso di mungere contributi alla chimica, il disastro delle quote latte e di una pastorizia non tutelata a differenza di quanto accade al nord da una partito politico che se ne frega delle regole, il blackout provocato da un effetto domino che ripercuote la crisi operaia a tutto il resto del sistema economico lavorativo. Una crisi che ormai sta diventando emergenza sociale.
La tua casa, i frutti del sacrificio di una vita, la tua dignità di lavoratore vengono messe all'asta, svendute per 28 mila euro o poco più. Mi raccontava mia madre che spesso sono lavoratori della stessa Equitalia a comprarsi le case per due soldi. Che vie d'uscita puoi trovare quando lo stato, che dovrebbe tutelarti, autorizza una società di riscossione delle imposte ad applicare interessi e strumenti da strozzino? Se Equitalia Esatri SPA può far lievitare interessi usurai con cartelle esattoriali che spesso sono solo specchietti per le allodole, in cui il debito mostrato (per essere sicuri di riscuotere) è solo una minima parte di quello reale (che non sarai MAI in grado di pagare). Se per pagare l'Equitalia devi chiedere un prestito alla banca, che ha interessi più bassi, vuol dire che lo stato è morto! Se la tua casa viene pignorata per 6mila euro vuol dire che non c'è più speranza per la gente normale.
La crisi della Sardegna va avanti ormai da anni, siamo giunti al punto di non ritorno, mi chiedo quanto impiegherà lo stesso blocco a incrinare gli ingranaggi qui al nord. L'azienda del mio compagno, acquistata da una multinazionale francese 3 anni fa, ha annunciato due giorni fa l'esubero di 300 dipendenti. 300 persone che non torneranno al lavoro dopo le ferie di agosto. Ma quali sono le prospettive per chi sfugge alla mannaia di settembre se non ci sono piani di rilancio dell'economia?
Io invece, contratto commercio, vedo tagliato il mio diritto di malattia retribuita. Sono giovane e godo di buona salute, l'anno scorso sono rimasta a casa solo un giorno, ma l'idea che confcommercio e sindacati abbiano deciso a tavolino che non potrò ammalarmi mi manda il sangue al cervello, soprattutto quando penso alle  pensioni milionarie per 2 mandati in parlamento pagate a certi pidocchi che hanno osato sedere in parlamento.



1 commento:

Aldo Abuaf ha detto...

Vorrei commentare, ma non ho parole

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