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mercoledì 30 aprile 2008

30 anni, precaria, incinta

cosa aggiungere d'altro?....................


fonte

"Ho trent'anni e sono incinta" (lettera a Napolitano)

Egregio Presidente, sono incinta.

Egregio Presidente, ho quasi trent'anni, ho un lavoro, sono sposata e sono incinta. Egregio Presidente, tra un paio di settimane abortirò!! Nonostante la mia non fosse una gravidanza programmata, l'aver scoperto di essere positiva al test mi ha dato un'emozione bruciante, una felicità incontenibile. L'idea di aver concepito un figlio con l'uomo che amo è qualcosa di così forte ed intimo che è impossibile da spiegare. Ad ogni modo la mia gioia non ha visto la luce del giorno dopo. Ben presto la ragione, come spesso accade, ha preso il posto del cuore e mi ha schiaffeggiata forte, come si fa per scacciare in un colpo una forte sbronza. La verità, mio caro Presidente, è che nonostante sia io che mio marito abbiamo un lavoro, un lavoro che ci impegna 6 giorni alla settimana e che abbiamo trovato dopo infiniti "lavoretti" che definire umilianti e sottopagati è dir poco; ebbene dopo tutto ciò, ad oggi le nostre entrate ammontano a circa 1.300 euro al mese. Per trovare questo lavoro qualche anno fa ho rinunciato a portare a termine la mia carriera universitaria. Nonostante il profitto fosse elevato e la mia media superasse il 29, dissi addio ai miei studi e al mio praticantato da giornalista. Quest'ultima rinuncia fu per me la più dolorosa perché la verità è che, seppur i miei compiti di neofita fossero praticamente identici a quelli di un professionista, non ho mai riscosso neppure un centesimo dal quotidiano locale per il quale scrivevo. Il lavoro era splendido, ma non si può vivere solo di passione. Purtroppo la vita mi mise di fronte ad una scelta. Mi ero innamorata e desideravo vivere insieme al mio compagno, quindi, o perseguivo la mia ambizione, che mi imponeva però di gravare ancora sulle spalle della mia famiglia, oppure spiccavo il volo e mi rimboccavo le maniche accettando qualsiasi tipo di occupazione che mi garantisse un reddito, dandomi la possibilità di coronare il mio sogno d'amore. Scelsi la seconda strada. Scelsi l'amore! Scelsi l'amore e glielo assicuro, Signor Presidente, non c'è stato un giorno, da allora, in cui io me ne sia pentita!!!
Ora però è diverso...! Presidente, ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza, sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza; oppure andare su quel lettino d' ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andrà via per sempre!! Non importa se ce ne saranno altri dopo di lui... Il mio bimbo non tornerà più!! Non tornerà mai più!!!! Ma questa è la vita!! Giusto, Signor Presidente??? Si, questa è la vita!!! Qui non c'è nessuno che ti tende una mano, nessuno che ti aiuti quando hai veramente bisogno!! E per favore, mi risparmi banalità del tipo: "Dove si mangia in due, si mangia anche in tre!!". Mi risparmi la retorica, perché è l'ultima cosa di cui ho bisogno. Sa benissimo anche Lei che se ad oggi, ad esempio, decidessi di adottare un figlio, nessun Ente mi accorderebbe mai il suo consenso. Nessun assistente sociale affiderebbe a me e a mio marito un bambino e questo perché i nostri introiti verrebbero considerati insufficienti al sostentamento di un'altra persona. Nessuno si sentirebbe di condannare quell'assistente sociale per una scelta di questo tipo, giusto?? Egli sarebbe considerato un professionista attento ai bisogni del minore. E allora mi chiedo e chiedo a chiunque sia pronto a dire che non si dovrebbe mai abortire, perché "se c'è l'amore c'è tutto", io chiedo a queste persone: "Ma hanno forse più necessità i bimbi adottivi rispetto a quelli biologici???" Credo di no, Signor Presidente!! Credo proprio di no!!!!! Comunque è inutile arrovellarsi su dubbi e domande che non troveranno una risposta e che, già lo so, continueranno a tormentarmi e ad attanagliarmi l'anima per sempre!!! Ma c'è una domanda, mio caro Presidente, a cui vorrei che Lei rispondesse: PERCHE', per il solo fatto di aver avuto la sfortuna di nascere in questo paese, un Paese che detesta i giovani, che ne ha già ucciso sogni e speranze e che ha già dato in pasto ai ratti le ceneri del loro futuro; ebbene perché per il solo fatto di esser nata qui, ho dovuto rinunciare prima alla mia ambizione a crearmi una carriera soddisfacente, e cosa infinitamente più drammatica, sono costretta adesso a rinunciare al mio DIRITTO ad essere MADRE????????? (30 aprile 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi dispiace.
Mi dispiace perchè so che questa mia risposta corre il rischio di apparire insensibile ma mi sento in diritto di esprimere il mio dissenso.

Trovo questa lettera offensiva... Si, offensiva nei confronti di tanti di quei precari che, con conscienza e senso di responsabilità, si rimboccano le maniche e a mani nude vanno avanti nell'ardua scalata di questa frastagliata montagna che è l'Italia odierna.
Per quanto io rilegga questa lettera, non riesco a scorgere la disperazione di una potenziale madre, vedo però quasi cristallino il desiderio, di una giornalista alle prime armi, di un pò di pubblicità gratuita su una o più testate nazionali.

Sono d'accordo sul fatto che la situazione finanziaria influenzi ampiamente la scelta di avere un figlio (e questo spiega i risultati delle indagini campionarie sulle nascite degli ultimi anni), anche io e mio marito ci diciamo spesso di non voler affrontare una gravidanza fino a che il bilancio familiare non sostituisca alla tanto sofferta attuale perdita, un utile anche minimo.

Ma permettetemi una banale analisi del caso, da comune italiana, semplicemente sulla base di un mero paragone con la mia esperienza diretta...

L'entrata mensile che questa ragazza dichiara per se e suo marito è di 1300€ al mese, nella provincia di Napoli. La nostra entrata è di 2000€, ma a Milano, risultata nel 2007 l'undicesima città più cara del mondo (http://www.mercer.com/knowledgecenter/reportsummary.jhtml/dynamic/idContent/1095320). Napoli non è nemmeno fra le prime 50, a voi l'ardua proporzione...
Non pagano l'affitto perchè una zia li ha accolti (non lo dichiara nella lettera ma nell'intervista successiva). Noi lo paghiamo, a Milano, e paghiamo la rata dei mobili e le rate della macchina (indispensabile per il lavoro) ovviamente con assicurazione e bollo, condominio, luce e gas, acqua e tassa per i rifiuti...

Ormai si sa, il precariato è la nostra realtà. Questo non significa che ci si debba abbandonare alla rassegnazione, che la protesta non sia lecita o che non si debba scuotere l'opinione pubblica magari anche solo per scuotere un pò la propria frustrazione, ma non significa nemmeno che ci si debba sentire autorizzati a fare di questo precariato il nascondiglio delle proprie responsabilità e dei propri sbagli.

La scelta di abortire non può essere considerata una conseguenza del precariato, purtroppo è solo il risultato dell'irresponsabilità.
Le ragioni per non voler mettere al mondo un figlio possono essere innumerevoli, tutte potenzialmente lecite, e tra queste ci sono sicuramente anche quelle di natura economica o sociale. Ma la gravidanza non desiderata si deve prevenire e non cancellare puntando il dito contro qualcuno o qualcosaltro.

Che non si fraintenda accusandomi di cieca obiezione di conscienza poichè, come io non interromperei mai una gravidanza, credo profondamente che ogni donna debba essere libera di scegliere per il contrario. Ma quando quella qualsiasi donna sceglie di abortire, che lo faccia con consapevolezza delle reali ragioni e delle cause che hanno portato a dover prendere tale decisione, che non dia la colpa a nessun altro...

Volere è potere. Ecco un'altra banalità...
Non credo sia un luogo comune ma una realtà che qualcuno prova a rendere una costante della propria vita, con il giusto spirito di sacrificio s'intende!

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