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mercoledì 25 agosto 2010

Coesione sindacale e riforma del sistema di contrattazione


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Ancora una volta mi ritrovo d'accordo con Tito Boeri, economista e pensatore mai banale. Il suo commento sugli Errori da evitare ne "La Repubblica" di oggi (pag 30) pone l'accento su un nodo fondamentale nella questione dello scontro sindacale tra i 3 lavoratori dello stabilimento di Melfi e la FIAT.
Certezza
La certezza dei punti contrattati, la tranquillità di non vederli messi in discussione una volta stabiliti e siglati (paranoia per cui per il caso Pomigliano è stata creata una nuova "azienda").
Per farsi capire meglio pone l'esempio di un'assicurazione: chi di noi sarebbe disposto a sottoscrivere un contratto che può essere ridiscusso in continuazione dalla controparte? Ovviamente non si può che essere d'accordo, anche se sfido i comuni correntisti ad alzare la mano se non hanno mai ricevuto quelle lettere con cui la banca informa di aver cambiato le condizioni contrattuali e concede un lasso di tempo per cambiare banca/conto corrente o ritiene il silenzio/assenso.
Sottolinea come lo sbriciolamento del fronte sindacale in una miriade di sigle ha portato alla possibilità che il dissenso di pochi o di una minoranza possa bloccare la produzione. Quello che un azienda richiede è innanzitutto "certezza".

Errori
Ed è proprio da questa mancanza di questa sicurezza che deriverebbero gli errori sul fronte aziendale e sindacale. Dal lato FIAT per non aver rispettato appunto la certezza della pena, bypassando un ordine del giudice, dal fronte sindacale per la mancata coesione, per la possibilità che la protesta di pochi metta a repentaglio il futuro di molti, perchè il rischio reale e tangibile è che sempre più aziende emigrino in paesi a basso profilo sindacale (che include non solo stipendi diritti e garanzie, ma anche il blocco della produzione). Il problema di fondo è che non c'è più un fronte sindacale coeso che rappresenti gli interessi di lavoratori dalle esigenze sempre più disparate i quali  dipendono da aziende sempre più pressate da un mercato globale estremamente competivivo che pressa e macina quelli che non si adeguano. 

Dividi et Impera
In tutto questo è evidente l'errore del governo, colpevole di avere estremizzato ancora di più la tensione tra le diverse sigle singacali, dividendo anzichè unire a gennaio 2009 (dando maggior peso a sigle con due iscritti rispetto a quelle con il maggior numero, escludendo Epifani, la Cgil e convocando l'UGL della Polverini, aggiungo io).
La soluzione per Boeri starebbe nella gestione dei contratti all'interno delle singole imprese, con l'elezione di rappresentanti interni alle singole aziende che  se ne facciano carico e portino avanti le rimostranze unitariamente. Perfettamente in linea con la direzione di maggiore coesione sindacale che emerge anche all'estero.
Ma per farlo occorre una riforma del sistema di contrattazione che consenta questa elezione diretta, questa gestione "ad aziendam", mi si passi il termine, dei rapporti di lavoro.
Questa, a mio parere, è la prima riforma da varare appena gli altri rappresentanti, quelli designati dai partiti per governare il paese, la smetteranno di farsi la guerra e si renderanno conto dei problemi reali della nazione.


martedì 24 agosto 2010

Se potessi tornare indietro


"cosa faresti?"
Mi ha chiesto ieri l'amica dagli Stati Uniti identificandosi nella mia situazione di qualche anno fa.
Lei trapiantata negli USA da un decennio ha un ruolo manageriale nella più grande/capillare/potente catena di supermercati americana adesso vede il suo posto vacillare sotto il mobbing di un suo diretto superiore. La situazione, prima che cadesse la linea perchè avevo terminato la ricarica, era molto simile a quella per cui detti le dimissioni da una delle più grandi case editrici e dalla mia busta paga da sogno per il mobbing cui mi aveva sottoposto un capetto da 4 soldi.
"Mi metterei in malattia, indagherei prima sulla relazione tra il vice-caporedattore e la mia vice, poi(raccolte le prove) costringerei LORO ad andarsene o a volare basso, comunque non darei più le dimissioni perchè in Italia perdi tutti i diritti".
Invece, nonostante i sospetti raccolsi le prove dopo essermene andata sbattendo la porta, quando ormai non aveva più alcun senso dimostrare alcunchè.
Magra consolazione che incapaci com'erano hanno affossato ogni prospettiva di successo dell'iniziativa che avevo contribuito a fondare.
Cosa dovrebbe fare l'amica americana che nutre gli stessi sospetti nei confronti del suo capo?
Non avrebbe nessuna prospettiva di vittoria se dovesse andare in causa contro la sua azienda ben difesa dai migliori avvocati del paese.
Non avrebbe nessuna tutela sindacale, bandita dall'azienda e comunque destinata a chi sta dall'altra parte della barricata, non ai manager.
Se dovesse dare le dimissioni le verrebbe consegnato l'intero TFR, se venisse licenziata avrebbe diritto all'80% dello stipendio ma perderebbe una parte della liquidazione.
Si è messa in malattia per un mese, per insonnia da stress, e non è tenuta ad essere reperibile in determinate fasce orarie, come avviene da noi.
A questo punto voi cosa fareste? Tornare in azienda a combattere, come le suggeriscono amici e colleghi  o stare in malattia il più possibile, approfittando del vuoto legislativo, cercare occupazione da un'altra parte e naturalmente le conferme ai sospetti sul rapporto poco chiaro dell'omettino con una sua collega, come le suggerisco io che della normativa americana non so niente? 


venerdì 20 agosto 2010

La guerra tra poveri

D'Equitalia e altre gabelle

Mentre proseguono le "lamentazioni" in alcune regioni per la maggiore rateizzazione di tasse e gabelle nelle regioni del sud rispetto ad altre che sarebbero più produttive e dunque, secondo certi figuri più meritevoli. Anche se nonvedo nella tabella qui sopra una colonna delle domande di "rateazione" ricevute regione per regione e una di quelle accolte.
Quello che mi fa specie è il continuo alimentare uno scontro tra poveracci che non ce la fanno neanche a pagare la tassa della spazzatura (172 € alla sottoscritta per il bilocale a Milano, di cui una ventina di addizionali provinciali e regionali, cioè tasse sulle tasse), ma non sento parlare delle cancellazioni delle tasse di chi, ma potrei sbagliarmi eh, sulla carta potrebbe scucire ben altra moneta sonante.

E mi ritrovo completamente disarmata.



Un'altra volta.

martedì 17 agosto 2010

La tassa sulle boiate dei politici


Se dovesse esserci una tassa (pagata dal proponente di tasca propria) sulle proposte di legge e regolamenti inutili, fatte da politici giusto per dare fiato alla bocca, che non portano a niente se non qualche giorno di polemica sterile sui media.




I risultati potrebbero essere:

a- colmare lo spaventoso debito pubblico
b- un pò di auspicato silenzio
c-ti tocchi


venerdì 13 agosto 2010

Le giuste reazioni alle risposte mancate dell'economia e della politica


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Mi dispiace per i turisti bloccati allo scalo di Olbia, ma come ho detto in altre occasioni una manifestazione per essere efficace deve fare notizia. Purtroppo, per fare notizia bisogna rompere gli schemi e creare azioni di disturbo.
Che sia salire su un carroponte come hanno fatto lo scorso anno i lavoratori della INNSE, ottentendo il giusto rilievo mediatico, smascherando una speculazione edilizia  riuscendo così non solo a salvaguardare il proprio posto di lavoro, ma anche a creare nuovi posti di lavoro.
Che sia sequestrare un manager, o occupare i binari di una ferrovia come fatto dai francesi, da cui dovremmo prendere ripetizioni di rottura di maroni.
Le lezioni devono essere servite, dopo l'occupazione dell'Asinara da parte di un gruppo di cassintegrati è ora il turno del Movimento dei pastori sardi hanno bloccato gli sbarchi dei turisti in arrivo all'aeroporto Costa Smeralda per protestare contro la mancanza di risposte da parte della regione alla loro richiesta di misure urgenti a sostegno del settore.
Perchè avrò avuto da ridire miliardi di volte sulla spremitura dei finanziamenti statali da parte di agricolura e pastorizia, e le perplessità restano, ma non vedo per quale motivo si debba procedere con due pesi e due misure, con la Lega che tutela il nord che non ha pagato le multe europee e il resto d'Italia a fare il bue con l'anello al naso.
Perchè se devo chiamare CRISI quella che vedo a Milano, al nord, con la cassintegrazione, la disoccupazione, la chiusura delle aziende. Se è una novità che spinge anche i più tolleranti a diventare talebani, allora come devo definire la situazione economica dell'isola sequestrata?
Un buco nero che assorbe tutto quello che gli sta intorno, ogni tentativo di sollevare la testa, ogni iniziativa di impresa? Una sabbia mobile, in cui riescono a passeggiare allegramente le persone che vengono attrezzate di appositi strumenti, di mezzi per passare sopra al pantano senza sporcarsi, mentre i residenti si agitano e vanno sempre più a fondo.
Se si era a questo punto già una ventina d'anni fa, con la prima crisi, quando il governo Prodi che fece entrare in Europa una regione che sarebbe uscita volentieri dall'Italia, pur di smarcarsi dal solito vassallaggio castrante.
E a questo punto comincio ad augurarmelo davvero che la Sardegna si smarchi da questi personaggi da operetta che si danno da fare intorno all'imperatore, ansiosi di raccogliere le briciole cadute dal banchetto imperiale e di nascondere l'argenteria rubata. Il padrone di casa che finge di non vedere in cambio di qualche bunker e di 4 bungalow.




Per la cronaca: il signore che nel video viene schiaffeggiato dalla turista irritata è Bastiano Cumpostu, leader di Sardigna Natzione, partito indipendentista sardo, è stato il mio professore di matematica alle superiori. Un ottimo insegnante.
La questione dell'ultima fregatura con le  quote latte la faccio spiegare da Casini, che non mi sta simpatico, ma la spiega bene: Quote latte, la multa di pochi che paghiamo tutti.
Oddo, del sole 24 ore, ha spiegato bene per quale motivo la Lega ha difeso a spada tratta i "suoi" allevatori": La banca leghista Credieuronord copriva le truffe sulle quote latte, ecco perché Bossi difende gli allevatori che non pagano le multe.
Buona lettura

Più Scemuk di Stakhanov, stracciato il vecchio record di estrazione di carbone

Stakhanov parla con un altro minatore


E' stato così "bravo" da superare il record di Stakhanov: 170 tonnellate di carbone, una settantina in più di quelle estratte dall'"eroe" dell'epoca stalinista.
Il premio? Come premio un bonus di un mese di stipendio in più e una giornata di riposo. Andò decisamente meglio ad Aleksej: 2 mesi di stipendio, una casa di tre stanze e l'abbonamento allo stadio a vita, altro che giornata di permesso per vedere una partita.
Ma daltronde il vecchio recordman si chiamava Aleksej Grigor'evič Stakhanov, il nuovo Sergej Scemuk. E un pò Scemuk, per estrarre da solo quello per cui occorrerebbero almeno 20 lavoratori secondo me lo è.



giovedì 12 agosto 2010

Chi ha paura del produttore cattivo


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In questo agosto polemico e contrassegnato da rivelazioni immobiliari, si scopre l'acqua calda anche su come funzionano le produzioni dei programmi tv e delle fiction. Così dopo averci deliziati con i soprannomi di Giancarlo Tulliani (elisabetto, il cognato etc etc) e i ricatti dei politici per far lavorare i parenti ci svelano che:
"Evidentemente a Viale Mazzini si va avanti a furia di «minacce»".  Spiega a chi nuota ancora nel mare dell'ingenuità mediatica ecco uno spaccato Rai della signora Claudia Mori dal Corriere 
"Chi spaventa di più produce più fiction. Sono stanca di decisioni che penalizzano le persone e professionisti seri e liberi a scapito del prepotente di turno, ovvero Barbareschi che, forte anche del suo ruolo politico, sta cercando di «scipparmi» questa fiction. Non potrò mai accettare questa eventualità e, soprattutto, questi metodi sia perché intendo tutelare il lavoro di tutti coloro che lavorano con la Ciao Ragazzi sia per me stessa. Ma non parlo solo per me e per la mia società: esigo rispetto ed equità verso quei produttori competenti che, tra l'altro, garantiscono qualità e ascolti ma che, per logiche politiche e clientelari, devono lasciare il posto, ormai a livelli insopportabili, a chi ha «commissariato» di fatto la Rai. (...) Da donna, non disponibile a sgambettare... intellettualmente (la maturità mi impedisce di farlo in altro modo e comunque non l'avrei mai fatto neanche prima...) e da responsabile morale di chi lavora con me, difenderò fino alla fine il mio lavoro e le mie produzioni, oggi a rischio. Fino in tribunale se ne fossi costretta."

 Ah beh, per fortuna c'è la moglie di Celentano a spiegare come funzionano le cose, perchè io ero convinta che la fine delle produzioni interne in RAI e l'acquisto di Format preconfezionati con redazioni di stagisti non avesse niente a che fare con la politica, o con la proprietà della Endemol (in Italia ha acquistato la Aran di Marco Bassetti e della moglie Stefania Craxi, attualmente è controllata da Mediaset), ma perchè i programmi erano più intelligenti.


Paradossalmente, le licenze che la RAI acquista da Endemol riguardano programmi che di fatto non presentano particolari innovazioni, e che si ispirano a trasmissioni della fine degli anni 70 che la RAI produceva autonomamente, perché capace di provvedere sia al fronte creativo che a quello organizzativo della produzione. Ne è un esempio lampante Portobello, lo storico programma di Enzo Tortora messo in onda per la prima volta nel 1977, che contiene il prototipo di molti format televisivi che oggi vengono trasmessi singolarmente riscuotendo notevole successo: le rubriche di Portobello possono essere considerate come un antecedente di programmi come “I Cervelloni”, “Chi l'ha visto?”, “Carràmba che sorpresa” o “Stranamore”. Ed ancora, i format de “La prova del cuoco” o di “Che tempo che fa”, pur senza brillare per originalità rispetto alle trasmissioni del passato, sono marchiati e rielaborati da Endemol per essere rivenduti sia alla televisione pubblica che alle reti private.



Il direttivo di Endemol Italia, ed in particolare i fondatori Marco Bassetti e suo fratello Paolo, che ne è presidente ed amministratore delegato, insistono nell'assicurare che il nuovo assetto proprietario non creerà squilibri nel sistema televisivo italiano e continuerà a garantire l'indipendenza della società, mantenendo il fruttuoso rapporto di collaborazione con la RAI. (da La Storia siamo Noi, Il caso Endemol)

lunedì 9 agosto 2010

Papermaster a casa!

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Dimissionario (o licenziato) Mark Papermaster (che poi con un cognome così io me l'immaginavo con il becco alla Disney) il papà del "disastroso" Iphone4.
La Apple annuncia che l'inventore del melafonino difettoso lascia l'azienda di Cupertino. Qualche mese fa era capitata la stessa sorte a Tony Fadell, predecessore di Papermaster, lo scorso marzo

Tony Fadell

Saluti e baci

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Sarà per il turnout di personale che in giro per il webbe le faccette dei due manager sono interscambiabili? Povero Papermaster, è già stato epurato persino dalla pagina del management del sito della Apple.

Se solo si applicassero gli stessi criteri del privato nel pubblico, quanto risparmierebbero i contribuenti?


venerdì 6 agosto 2010

Piove sul bagnato


matrice del biglietto che ha fatto vincere due miliardi e duecento milioni di Lire nel 1998 alla coppia Tulliani & Gaucci. Cinque più uno: una possibilità su 700 milioni di azzeccarlo.
 C'è bisogno di aggiungere altro?



giovedì 5 agosto 2010

Codice Azuni, Brunetta chiede il parere dei naviganti per un mese, ad agosto!


Parte l’operazione “Codice Azuni”, l’iniziativa del Ministro Brunetta per favorire un dibattito nazionale e internazionale sul tema della governance di Internet. Il metodo non è nuovo, ma certamente innovativo: l’approccio prescelto è “dal basso”, in analogia con quanto fece il giurista sardo Domenico Azuni conducendo un’ampia attività di sistematizzazione di norme, costumi e consuetudini per “orientarsi” nella navigazione nei mari dell’Europa di inizio ‘800.
Per “orientarsi” nella navigazione di Internet, tutelando e garantendo – come nei mari descritti da Azuni – partecipazione, sicurezza e libertà, occorre infatti integrare chiavi di lettura frammentate e raccordare linee di azione spesso dispersive, individuando punti ideali di equilibrio. Solo partendo da ciò che esiste e che è oramai prassi sulla Rete sarà possibile realizzare una “mappa” coerente, condivisa, transnazionale per navigare in Internet con maggiore sicurezza assicurando, in ogni luogo del mondo, il pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona.
A dare il via all’operazione è un primo documento “Codice Azuni – versione Beta”. All’indirizzo www.azunicode.it per un mese si “dà voce” alla Rete, raccogliendo osservazioni, punti di vista, esperienze e proposte di tutti coloro che sono interessati a contribuire al dibattito sulla governance di Internet. Il prossimo appuntamento è a settembre con l’auspicio che la partecipazione degli abitanti della rete sia numerosa e fattiva. (dal sito di Brunetta)

Assurdo mettere il termine di un mese, soprattutto se il mese è agosto. Un applauso alla buona volontà di Wolly che ha creato il sito gratis, a Stefano Quintarelli e altri per le coordinate anche se non capisco perchè per intervenire si debba mandare una e-mail!?
E speriamo che non sia la solita B(runett)oiata!!

mercoledì 4 agosto 2010

Tirrenia e Traghett(at)I per la Sardegna alla deriva



"Con riferimento alla procedura di privatizzazione della Tirrenia, Fintecna comunica che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, all'uopo convocata in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione".

Tradotto per i non capenti:
inutile il varo alla Camera del decreto legislativo sulla privatizzazione e  carta straccia l'approvazione al fulmicotone, dal consiglio dei ministri, del decreto legge che varava le misure di sostegno provvisorie e urgenti a sostegno della compagnia nel passaggio dalla mano pubblica alla Mediterranea Holding (unica concorrente della gara) società a capitale misto nel quale il socio di maggioranza è la Regione Sicilia con il 37% delle quote.
Da quel che leggo il governo è già corso al salvataggio e ha stanziato apposite risorse per evitare l'interruzione dei collegamenti.
Anche se, per un odio atavico, da sarda con la memoria elefantiaca, non metto piede su una nave Tirrenia da almeno 5 anni. Nonostante le belle fotine che corredano il sito della compagnia, è ancora troppo fresco il ricordo del trattamento da carro bestiame, l'inciviltà, la prepotenza e maleducazione e i prezzi elevati che contraddistinguevano l'atteggiamento tipico della compagnia negli anni del lunghissimo monopolio dei collegamenti con la Sardegna. Ecco perchè vi ho messo in testa la foto della nave su cui molti miei conterranei si ricorderanno di aver viaggiato, l'Emilia, che con la Clodia e la Flaminia di cui potete vedere il video qui sotto, è stata l'incubo degli isolani fino a tempi recentissimi.



Ma visto che è giusto dire pane al pane e vino al vino, ecco i souvenirs nella cuccetta della Sardinia Ferries Express 2 sulla tratta Livorno Olbia, in regolare ritardo alle 23.00, con la quale ho raggiunto l'isola lo scorso 15 luglio.

foto 1 vado in sardegna ma le cozze le vedo prima di arrivare
foto 2 o hanno tagliato le unghie più persone o l'inquilino precedente era un alieno
foto 3 resta il quesito, chi è il proprietario: turista o marinaio?









 
 
 

foto 4 l'angolo lurido

 
 
Se non fossi stata stremata e non fossi stata certa che mi sarebbe capitata una stanza altrettanto lurida, avrei reclamato e chiesto un cambio. Ma come potete intuire guardando la foto 4 sarebbe stato solo tempo perso. 
Va anche detto però che cuccetta e spazi comuni del traghetto di  rientro l'Express 3 era pulito e ben curato, sarà perchè il personale era prevalentemente STRANIERO? Ai turisti che devono ancora partire l'ardua sentenza!

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