da Wikipedia
Coltan (contrazione per columbo-tantalite) è il nome comune e colloquiale utilizzato in Africa (nella regione geografica del Congo) e, talvolta, dall'industria mineraria in Africa per una columbite-tantalite a relativamente alto tenore di tantalio.
Il termine coltan ha ottenuto un particolare riscontro da parte dei mass media per le implicazioni sociali, etiche e politiche che assume, nell'Africa congolese e in Rwanda, l'estrazione e la vendita para-legale e non controllata di columbo-tantalite. Il minerale estratto in questi paesi viene utilizzato come una redditizia fonte economica da parte di diversi movimenti di guerriglia e concorre, quindi, indirettamente ad alimentare la guerra civile nella regione del Congo.
Il termine coltan ha ottenuto un particolare riscontro da parte dei mass media per le implicazioni sociali, etiche e politiche che assume, nell'Africa congolese e in Rwanda, l'estrazione e la vendita para-legale e non controllata di columbo-tantalite. Il minerale estratto in questi paesi viene utilizzato come una redditizia fonte economica da parte di diversi movimenti di guerriglia e concorre, quindi, indirettamente ad alimentare la guerra civile nella regione del Congo.
(...)
Il coltan nell'Africa congolese
Il valore commerciale del tantalio è molto elevato quindi anche una bassa produzione, come quella congolese, può fornire elevati proventi economici.
Da quando la richiesta mondiale di tantalio è divenuta rilevante, si è fatta particolarmente accesa la lotta fra gruppi para-militari e di guerriglieri per il controllo dei territori congolesi dove si estrae la columbo-tantalite. Una regione particolarmente colpita è quella del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo e due stati confinanti: Rwanda e Uganda. Gli intermediari che trattano le vendite illegali in Rwanda e Uganda si approvigionerebbero, infatti, dai giacimenti minerari congolesi.
Il denaro ricavato dai proventi della vendita del minerale (così come di altre risorse naturali pregiate) da parte dei movimenti di guerriglia che controllano le province orientali del Congo, alimenta la guerra civile in questi territori.
Il fatto che gruppi armati o comunque non rappresentanti società statali e industrie, si impossessino del minerale e lo vendano con grossi introiti ad acquirenti principalmente occidentali od asiatici non costituisce di per sé un reato, in nessuno degli stati interessati complicando il problema. All'acquisto di columbo-tantalite congolese si sarebbero interessate come intermediarie anche organizzazioni criminali europee ed asiatiche dedite al traffico illegale di armi che scambierebbero armi per minerale da rivendere.
La questione dello sfruttamento incontrollato delle risorse congolesi è di gravità tale da aver coinvolto anche l'ONU che pubblicò nell'ottobre 2002 un rapporto che accusava le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del paese africano, fra cui anche il coltan, di favorire indirettamente il proseguio della guerra civile.
In merito all'acquisto di columbite-tantalite venne coinvolta anche la H.C Starck, una sussidiaria della Bayer che si occupa della raffinazione di metalli di transizione quali il molibdeno, niobio, tantalio, tungsteno e renio e della produzione per il mercato dell'elettronica, dei semiconduttori e dei superconduttori di parti di precisione in leghe speciali e componenti ceramici.
Il rapporto del 2002 fu anche alla base di una condanna di ordine generale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2003, in merito allo sfruttamento delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo che comprendono oltre alla columbite-tantalite: diamanti, smeraldi, uranio, oro e altri metalli preziosi.
Il Tantalum-Niobium International Study Centre ha esortato i suoi associati (vedi nota sull'organizzazione) ad aver cura di evitare di approvigionarsi di columbo-tantalite congolese e rwandese denunciando come eticamente inaccettabile questo commercio in quanto la vendita del minerale in quei paesi finanzia e ha finanziato la guerra civile oltre ad aver creato danni ambientali per lo sfruttamento indiscriminato.
Il valore commerciale del tantalio è molto elevato quindi anche una bassa produzione, come quella congolese, può fornire elevati proventi economici.
Da quando la richiesta mondiale di tantalio è divenuta rilevante, si è fatta particolarmente accesa la lotta fra gruppi para-militari e di guerriglieri per il controllo dei territori congolesi dove si estrae la columbo-tantalite. Una regione particolarmente colpita è quella del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo e due stati confinanti: Rwanda e Uganda. Gli intermediari che trattano le vendite illegali in Rwanda e Uganda si approvigionerebbero, infatti, dai giacimenti minerari congolesi.
Il denaro ricavato dai proventi della vendita del minerale (così come di altre risorse naturali pregiate) da parte dei movimenti di guerriglia che controllano le province orientali del Congo, alimenta la guerra civile in questi territori.
Il fatto che gruppi armati o comunque non rappresentanti società statali e industrie, si impossessino del minerale e lo vendano con grossi introiti ad acquirenti principalmente occidentali od asiatici non costituisce di per sé un reato, in nessuno degli stati interessati complicando il problema. All'acquisto di columbo-tantalite congolese si sarebbero interessate come intermediarie anche organizzazioni criminali europee ed asiatiche dedite al traffico illegale di armi che scambierebbero armi per minerale da rivendere.
La questione dello sfruttamento incontrollato delle risorse congolesi è di gravità tale da aver coinvolto anche l'ONU che pubblicò nell'ottobre 2002 un rapporto che accusava le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del paese africano, fra cui anche il coltan, di favorire indirettamente il proseguio della guerra civile.
In merito all'acquisto di columbite-tantalite venne coinvolta anche la H.C Starck, una sussidiaria della Bayer che si occupa della raffinazione di metalli di transizione quali il molibdeno, niobio, tantalio, tungsteno e renio e della produzione per il mercato dell'elettronica, dei semiconduttori e dei superconduttori di parti di precisione in leghe speciali e componenti ceramici.
Il rapporto del 2002 fu anche alla base di una condanna di ordine generale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2003, in merito allo sfruttamento delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo che comprendono oltre alla columbite-tantalite: diamanti, smeraldi, uranio, oro e altri metalli preziosi.
Il Tantalum-Niobium International Study Centre ha esortato i suoi associati (vedi nota sull'organizzazione) ad aver cura di evitare di approvigionarsi di columbo-tantalite congolese e rwandese denunciando come eticamente inaccettabile questo commercio in quanto la vendita del minerale in quei paesi finanzia e ha finanziato la guerra civile oltre ad aver creato danni ambientali per lo sfruttamento indiscriminato.
Questa sera alle 21.30 su Rai 3, REPORT, il programma di approfondimento di Milena Gabanelli, si occuperà del Coltan, quel minerare senza il quale i nostri ormai indispensabili cellulari o la tanto amata playstation non funzionerebbero.
Il Reportage, realizzato da Giorgio Fornoni e che si intitolerà "furto di stato", affronterà il problema del commercio completamente clandestino del minerale, estratto per l'80% in Congo, dove la gestione del traffico come per l'estrazione dei diamanti è in mano alle organizzazioni paramilitari.
Fornoni cercherà di farci capire come mai un paese dotato di enormi ricchezze, dal petrolio fino ad arrivare all'acqua è uno dei più poveri della terra.
Perchè uno stato così pieno di materie prime non riesce a sfruttarle per garantire una vita decente alla sua popolazione? Perchè sono le organizzazioni umanitarie a dover provvedere ai profughi, alla sanità, all'istruzione?
Ma è lo strapotere occidentale che tiene in ginocchio i paesi africani come il Congo? Probabilmente non è solo l'avidità delle multinazionali il problema, è un circolo vizioso nel quale a farne le spese è un popolo portato alla stremo per mantenere l'esercito ed ora, che oltre a belgi e francesi anche La Cina si affaccia a questo mercato con offerte generose... Cosa potrebbe succedere? Peggiorera la situazione per i congolesi o ci saranno spiragli di sviluppo?
Non sapevo nemmeno cosa fosse questo benedetto COLTAN prima di oggi, sta di fatto che adesso so che il mio cellulare o il mio PC, in piccola parte, contribuiscono ad alimentare guerre, povertà, fame e morte. Si certo, ci sono decine e decine di altri esempi che si potrebbero fare ma questo salta davvero all'occhio e se c'è qualcuno che leggendoci sia in grado di darmi delle opinioni, è tutto bene accetto. Intanto stasera proverò ad avvicinarmi all'argomento con i bravi giornalisti di REPORT.
*Intanto L'italiana ENI ha concluso un accordo per estrarre petrolio in Congo in cambio di aiuti economici, sia in termini energetici che sanitari.
Il progetto coinvolgerà circa 10.000 persone, la possibile creazione di un consorzio che avrà lo scopo di tutelare la biodiversità dell'ambiente e lo sviluppo dell'agricoltura, la costruzione di una centrale elettrica da 450 megawatt e la realizzazione di programmi di vaccinazione e potenziamento delle strutture sanitarie.
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1 commento:
Ciao sono luca del blog Last K's Voice, volevo solo precisare che il Congo di cui hanno parlato a Report e' la Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), mentre l'Eni ha siglato l'accordo con la Repubblica del Congo. Molti si confondono, ma sono due stati molto ma molto diversi.
Ciao.
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