translate me

venerdì 28 novembre 2008

La moltiplicazione dei pani e dei pesci


COME ORGANIZZARE IL LAVORO SU TURNI - DA 3 DIPENDENTI OTTENERE IL RISULTATO DI 4

Oggi parliamo, anche se in termini marginali, di un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore: l'organizzazione del lavoro su turni.

Proviamo a partire da qui:

I TURNI DI LAVORO DEVONO ESSERE COMUNICATI CON CONGRUO ANTICIPO – Per consentire ai dipendenti la programmazione del tempo libero (Cassazione Sezione Lavoro n. 12962 del 21 maggio 2008, Pres. Senese, Rel. Stile).

Se il mondo del lavoro fosse perfetto, una sentenza della Cassazione, sarebbe sufficiente per riaffermare i diritti di un turnista; la realtà purtroppo è differente.
Quando il costo del lavoro diventa insostenibile per un'azienda, l'imprenditore decide di ottimizzare le risorse a sua disposizione pianificando l'avvicendamento dei suoi dipendenti con modalità estemporanee. Per fare un esempio, se si rende necessario coprire 24 ore di lavoro su 7 giorni a settimana e si hanno a disposizione 3 unità non sarà mai possibile, con 8 ore di lavoro al giorno cadauno, farli riposare, le soluzioni che si prospettano sono 2 -
  • Assumere una quarta persona, in modo tale da poter gestire i riposi spettanti a tutti;
  • Allungare l'orario di lavoro da 8 a 12 ore così da poter gestire i riposi di 3 persone e risparmiare quindi in termini di costi.

Nella stragrande maggioranza dei casi, le aziende medio-piccole optano per il secondo caso. E' la strada più rischiosa ma, paradossalmente, si è più predisposti a rischiare sanzioni e vertenze piuttosto che vedere sfumare margini (seppur esigui) di guadagno.

Questo modus operandi porta ad un altro problema, l'alto tasso di malattia, o meglio, il dipendente, sottoposto a stress visto il carico di ore lavorate si ammala molto più che il dipendente con orari fissi. La reazione a catena ormai è innescata. Per coprire il turno di un collega malato gli altri due sono costretti a lavorare ininterrottamente fino al rientro del mutuato. E prevedibile a questo punto, che presto anche i due sani si ammaleranno, (se intenzionalmente o meno, non sta a me giudicarlo). Cominceranno a lamentarsi per il carico di ore e per i riposi che non possono godere, inizieranno a soffrire del fatto che la loro qualità di vita in termini privati ha raggiunto livelli inumani e cercheranno con ogni mezzo di ritagliarsi quegli spazi che spettano loro di diritto ma dei quali non possono usufruire. Fattostà che a questo punto, per tutelarsi e per evitare che gli impiegati diano forfait uno degli strumenti utilizzato sovente dal datore di lavoro è la pianificazione dei turni con scarso preavviso. Alcuni pianificano settimanalmente, altri ogni tre giorni, altri ancora addirittura oggi per domani.

Il beneficio tratto dall'imprenditore "illuminato" è quello di tenere sempre in scacco il dipendente, mantenendolo in regime di eterna reperibilità.

Non mi piace parlare con cognizione di causa, non è mia abitudine raccontare di cose che non ho visto ma delle quali ho solo sentito parlare. Sono testimone oculare di questa speculazione perpetrata ai danni di persone che hanno bisogno di lavorare, per due lunghi anni ho organizzato piani di lavoro con direttive impartite da un'azienda senza scrupoli, che sfrutta la gente e la priva di tutti quei privilegi che un cittadino italiano, onesto e produttivo si merita.

Perchè il Legislatore, l'Esecutivo e la Magistratura sono immobili davanti a fenomeni di questo genere? Perchè, dobbiamo, pur di guadagnare qualcosa, subire "regole" medievali, da servi della gleba?

Non venite a dire che è colpa della recessione, sono tutte cazzate! la colpa è nostra, di tutti noi. E' la nostra paura, che si chiami "mutuo da pagare" o "tasse scolastiche dei figli" o "frigorifero da cambiare" si tramuta nell'orrore di una vita fatta di soprusi e insoddisfazione.



Arbeit Macht Frei

Di Chica Mala






Si! il lavoro rende liberi.



Il lavoro ti da la possibilità di guadagnare soldi che poi il sabato potrai andare a spendere allegramente con la tua famigliola da "Mulino Bianco" al centro commerciale.



Il lavoro ti dona un'identità, fa sapere al mondo che tu SEI, produci, e lo fai felice di dare un contributo alla società.




Il lavoro ti rende parte di un gruppo, tu sei l'azienda e l'azienda sei tu, insieme percorrete un cammino fatto di gioie e dolori, uniti, fedeli e grati luno all'altra.




Ma quando mai!!




Lo stipendio basta a malapena per fare la spesa al discount e per pagare luce, gas e telefono. Se ti si caria un dente sei finito! se ti si spacca la macchina sono lacrime amare, se ti si rompe la caldaia ti aspetta un inverno di docce gelate.




Identità? non sei nessuno! sei un numero di matricola una "risorsa", l'azienda non sa nemmeno chi sei. La "premiata ditta" ti liscia il pelo quando ha bisogno del tuo operato ma quando diventi una ciabatta vecchia e scomoda ti da un calcio nel culo e, buonanotte fiorellino!




Piacere a tutti, mi chiamo Stefania e ho 36 anni. lavoro da una vita e ho fatto di tutto per portare a casa la pagnotta tutti i mesi da quando ho finito di studiare (poco per la verita'). Mio padre mi ha insegnato che il lavoro è sacro e questo principio per lui doveva sempre essere in cima alla scala di valori, io ci ho creduto, perchè un uomo buono e saggio come lui non avrebbe mai potuto sbagliare.




Ma non divaghiamo...dicevo, sono Stefania e ho 36 anni, single e vivo a Milano. Sono un operaia di 4 livello CCNL multiservizi, il mio contratto di lavoro al punto 4 dice:


ella è inquadrata come operaia al IV livello della classificazione del personale del CCNL citato. la Sua qualifica sarà quella di addetta al controllo degli accessi ed alla verifica dei relativi documenti, nonchè di addetta al controllo degli accessi ed alla custodia in edifici privati e pubblici, facendo esplicito richiamo all'accordo del 3 dicembre 2003, allegato al CCNL su indicato. La qualifica assegnataLe implica lo svolgimento di più mansioni connesse tra loro che riassumiamo, anche se in modo non esaustivo, nelle seguenti: reception, custodia, centralino telefonico, smistamento posta, accoglienza visitatori e portierato, servizio informazioni. Sempre nella logica di offrire massime garanzie alla committenza Ella provvederà al rilevamento dei visitatori avvalendosi, se del caso, di un apposito sistema informatico predisposto dalla scrivente e fornito dalla committenza. Oltre a quanto si qui detto devono ritenersi comprese nei suoi compiti tutte le altre azioni qui non elencate, confacenti al Suo livello di inquadramento, che risultino necessarie ed opportune per il miglio andamento del servizio affidato e per l'interesse dell'azienda. L'azienda si riserva la facoltà di modificare, per esigenze tecnico organizzative la sua qualifica e dunque le mansioni ad ella affidate nell'ambito delle previsioni del CCNL applicato con riferimento al medesimo livello di inquadramento, ivi ricomprese, per esemplificazione quella di pulitore addetto al lavaggio (....), addetta al riassetto e al rigovernamento dei locali, addetta al facchinaggio (....)


Ella potrà operare in stretta sinergia con un Istituto di Vigilanza al quale sarà collegata con specifiche apparecchiature. Al fine di identificare la Sua appartenenza alla nostra società Ella dovrà indossare la divisa di servizio che dovrà essere sempre portata in perfetto ordine e nella sua completezza.




Ebbene si! Esiste un contratto del genere. Ci avreste mai creduto? Non ci credevo nemmeno io ma è così e anche il mio rappresentante sindacale mi conferma che è tutto legale, o quanto meno al limite della legalità.




Ciò che fa vacillare i miei capisaldi però, non è questo, bensì il fatto che da anni ,sulla carta, le mie mansioni sono di basso profilo ma la mia azienda mi affida (affidava) compiti di ben altro concetto.






  • Come può un operaia di 4 livello, predisporre i turni di 20 e più persone, auto-approvarseli e renderli noti ai colleghi?


  • Come può un'operaia di 4 livello, approvare e autorizzare ferie e permessi?


  • Come può un'operaia di 4 livello, essere utilizzata come referente tra la società e l'azienda committente e inviare comunicazioni ufficiali all'una e all'altra compagine?


  • Come può un'operaia di quarto livello elaborare report e tabulati utilizzando le sue conoscenze informatiche (non certo da operaia), per l'ottimizzazione del servizio svolto?


  • Come può un'operaia di 4 livello, essere individuata quale responsabile e coordinatrice delle attività di altre persone?


Ve lo dico io come: con una nomina ufficiale, con il giusto inquadramento contrattuale e con uno stipendio adeguato.

Mi ripeto per l'ennesima volta: mi chiamo Stefania, ho 36 anni, operaia e guadagno 1.188,00 euro lorde al mese.




E' un dolore per me offendere la memoria di mio padre, indefesso lavoratore e aziendalista fino alla fine ma, non ci credo più.


La logica del profitto ha reso noi lavoratori carne da macello. Esigere rispetto è diritto insindacabile del più forte, privilegio della classe dirigente, nessun paria può ribellarsi a questa consuetudine radicata. la pena per chi esce dal sistema è la punizione esemplare, che sia un monito per tutti!




giovedì 27 novembre 2008

La sospensione cautelativa

Di Chica Mala

(...) Ai sensi e per gli effetti dell'art. 49 del CCNL applicato, attesa la gravità dell'accaduto, Lei viene sospesa cautelativamente dalla prestazione per sei giorni con effetto di cessazione del Suo stato di malattia. In tale periodo, Le verrà corrisposta regolarmente la retribuzione.
Distinti saluti.
"La Società"

A seguito di una discussione telefonica con una collega, avvenuta peraltro su un dispositivo mobile di proprietà della sanzionata, la lavoratrice viene messa in regime di sospensione cautelare.

In parole povere, il datore di lavoro ha facoltà unilaterale di di allontanare dall'azienda - per il tempo strettamente necessario - il lavoratore durante il procedimento disciplinare, nel caso in cui i fatti addebitati, ed ancora da accertare, siano di gravità tale da non consentire la prosecuzione neanche provvisoria del rapporto, ovvero nel caso in cui la presenza in azienda del lavoratore possa costituire fondato pericolo di possibili ulteriori turbamenti.

Orbene. la lavoratrice, dopo aver depositato insieme al suo rappresentante sindacale le controdeduzioni ed esauriti i sei giorni del provvedimento, torna a lavorare come da lettera consegnata a mano:

"La società" nella persona del suo rapp.te legale, nel confermare che Ella potrà riprendere regolare servizio al termine del periodo di sospensione disposto con lettera del (....), dispone che, in attesa delle definizioni che saranno prese in ordine al procedimento disciplinare che La riguarda, tale servizio dovra' essere svolto presso la sede della (....) con orario di lavoro (....)
timbro e firma

Non sono certo una cultrice della materia ma, ho provato a documentarmi e ci sono alcune cose che non mi tornano:

  • è da escludersi che la sospensione abbia natura di sanzione disciplinare, onde l'applicazione della sospensione non deve essere preceduta dalla procedura di cui all'art. 7 dello Statuto, il che - del resto - è abbastanza ovvio, posto che la sospensione ha la specifica funzione di evitare la presenza del lavoratore in azienda per il tempo necessario all'esaurimento della procedura, onde del tutto illogico sarebbe pretendere l'adozione di una procedura disciplinare per la stessa applicazione della sospensione. Per questo tipo di sospensione l'applicazione va in genere sempre inserita nell'ambito di una procedura disciplinare, per cui nessun provvedimento del genere può essere adottato nei confronti del lavoratore, se questi non sia stato sottoposto ad un procedimento disciplinare.

E da qui deduco che l'istituto della sospensione cautelare sia stato utilizzato per raccogliere tutte le informazioni necessarie per mettere in atto il provvedimento disciplinare vero e proprio che, ovviamente non può e non deve essere questo ma ben altro.

  • La sospensione cautelare c.d. propedeutica o funzionale all’esercizio del potere disciplinare non può che essere adottata in via strettamente strumentale ad un possibile futuro licenziamento, onde la sospensione cautelare non potrà mai essere applicata, non solo in assenza di contestazione degli addebiti, ma anche ove gli addebiti contestati non siano comunque suscettibili di condurre al licenziamento, atteso che può essere tutelata l'esigenza aziendale di allontanare il dipendente - teoricamente passibile di licenziamento - ma non può certo, tramite la sospensione cautelare, essere tutelata ogni e qualsiasi esigenza di sospendere immediatamente il rapporto

Si suppone leggendo il paragrafo sopra, che il fine ultimo è il licenziamento della dipendente. Ma, è possibile che una discussione seppur animata possa dare al datore di lavoro questo potere? Inoltre, perchè far tornare al lavoro la dipendente se la procedura non è ancora conclusa? Peraltro mettendola in una stanza con solo una sedia, una scrivania, un telefono, un bloc notes e quattro penne biro? ma...

  • la Suprema Corte (6), si esprime in tal senso: "la sospensione cautelare del lavoratore sottoposto a procedimento disciplinare o penale, se non prevista dalla legge o dalla contrattazione collettiva, può essere applicata dal datore di lavoro nell'esercizio del suo potere direttivo, solo nel senso che egli può rinunciare ad avvalersi delle prestazioni del lavoratore stesso, ferma peraltro la sua obbligazione di corrispondere la retribuzione in relazione al perdurante rapporto di lavoro, laddove, invece, se normativamente o convenzionalmente prevista, può legittimare - oltre alla sospensione dell'attività lavorativa - anche quella della controprestazione retributiva, se espressamente contemplata. La relativa durata è limitata al tempo occorrente per lo svolgimento della procedura cui la sospensione accede e la sua efficacia è destinata ad esaurirsi non appena tale procedura sia ultimata, con l'ulteriore conseguenza che, se interviene il licenziamento del lavoratore, il rapporto deve considerarsi risolto retroattivamente ossia alla data di sospensione cautelare del dipendente, mentre se non interviene alcun licenziamento, il rapporto riprende il suo corso dal momento in cui le relative obbligazioni sono rimaste sospese, salvo il risarcimento del danno, ove sia ravvisabile altresì violazione degli obblighi di correttezza e lealtà, ovvero per lesione del diritto del lavoratore a svolgere la sua attività lavorativa con i conseguenti riflessi professionali"(così Cass. sez. un. n. 3319/1986).

Diciamo, in termini del tutto ipotetici, che domani sia l'ultimo giorno utile per la chiusura della procedura. la dipendente ha ripreso la sua attività lavorativa, seppur in totale isolamento già da due giorni. Si deve aspettare una lettera di licenziamento retroattiva, cioè con la data di 15 giorni fa?

Forse ho capito male, ma da quello che ho letto sembra proprio di si.

Di certo sarà l'organo competente, a tempo debito, colui che giudicherà la legittimità di tutta questa storia, naturalmente vagliando tutti gli aspetti contrattuali che qui non sono stati esposti per brevità, sta di fatto che, e questo è un parere del tutto personale, il mondo del lavoro è diventato una savana piena di sciacalli pronti ad avventarsi sulle carcasse dei lavoratori, sempre più vessati, sempre più oppressi.



lunedì 13 ottobre 2008

Di sicuro ci sono solo i soliti sconfortanti dati sulle vittime del lavoro

di Trippi
Ogni giorno in Italia si verificano 2.500 incidenti sul lavoro, muoiono 3 persone e 27 rimangono permanentemente invalide o mutilate.


Questo l'allarme lanciato oggi dall'ANMIL, l'Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro, in occasione della 58esima giornata per le vittime del lavoro.
Nel 2007 le vittime sul lavoro, sulla base dei dati Inail, sono state 1.210, in diminuzione rispetto ai 1.341 casi del 2006, in calo anche gli infortuni totali - 912.615 nel 2007 - 15.000 unità in meno rispetto all'anno precedente. I problemi, come detto anche tra le nostre pagine più volte, sono sempre gli stessi, la mancanza di controlli efficaci, validi sistemi di applicazione delle norme - che già esistono- nascita e crescita di coscienza di una cultura del lavoro in sicurezza.
Tra i temi sollevati nella giornata i rimborsi inadeguati che vengono elargiti agli invalidi e ai superstiti delle vittime. Non vengono aggiornati dal 2000: ecco perchè la vedova di una vittima del lavoro riceve un'indennizzo di 700 euro al mese!
Nessuno chiede miracoli o risarcimenti milionari, basterebbe l'applicazione delle norme che esistono, basterebbe quando ormai il danno è fatto, risarcire in modo adeguato, garantire la possibilità di recuperare il danno fisico e psicologico alla vittima. Consentire di sopravvivere dignitosamente ai familiari delle vittime.
Basta poco che ce vo?
Buon lavoro a tutti!

AAA marito in affitto offresi per manutenzione domestica



Di Trippi
Se siete single e lottate con lo scaldabagno, avete qualche problemino all'impianto elettrico e volete i vantaggi dell'avere un uomo tuttofare per casa giusto per il tempo necessario a risolvervi i problemi, senza doverlo sopportare per il resto del tempo... in Argentina hanno trovato un ottimo sistema.
Il marito in affitto!
A 12 euro l'ora ci si accaparra un macho che ti riaggiusta la vita!
L'idea sarebbe venuta a una signora argentina che dopo le continue richieste di una vicina di casa di avere in prestito il marito della donna, ha deciso di noleggiarglielo.

Chiamala stupida, nel mentre il giro delle clienti è arrivato a 2000, lasciamo perdere che ogni tanto arriva qualche richiesta di servizio completo... ma nel complesso non si può lamentare.
Nel mentre l'idea ha preso piede anche nel nostro paese.
I bigliettini che vedete appiccicati nel post vengno dritti dritti dal sito del signor Giampiero che ha 55 anni e una grande passione per il fai da te arrotonda mica male facendo lavoretti a domicilio! L'idea ha funzionato così bene che nella zona di Monza e provincia la famiglia conta ormai ben 7 membri!

venerdì 10 ottobre 2008

I mercati sono fermi! Cassintegriamoci!





Di Chica Mala

E’ fresca la notizia che il gruppo FIAT ha incrementato il ricorso alla cassa integrazione.

Rispetto all’annuncio di luglio dei vertici della casa automobilistica della Mole, a quanto pare la necessità di ridurre la produzione, alla luce dell’aggravarsi della crisi economica e del conseguente stallo dei mercati, è aumentata, così da dover aggiustare il tiro aggiungendo 4 settimane alla “rosea” previsione estiva.

Meno male che i sindacati davano FIAT come un’azienda solida e ben riposizionata sui mercati, ha rinnovato la gamma dei modelli grazie soprattutto ai lavoratori, determinanti per il suo rilancio.

Essendo argomento di grande attualità, cerchiamo di comprendere i meccanismi che portano le imprese ad utilizzare questa forma di sostegno prevista dalla nostra legislazione.

Esistono due tipi di cassa integrazione:
· cassa integrazione guadagni ordinaria
· cassa integrazione guadagni straordinaria

Vediamo ora nel dettaglio in cosa consistono e quali sono le differenze.

CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI ORDINARIA

Spetta agli operai, impiegati e quadri delle imprese industriali in genere e delle imprese industriali e artigiane del settore edile e lapideo in caso di sospensione o contrazione dell’attività produttiva dovuta a eventi temporanei e non imputabili all’imprenditore o ai lavoratori o a situazioni temporanee di mercato.
Le imprese devono presentare la domanda alle sedi INPS, entro 25 giorni dalla fine del periodo di paga in corso, nella settimana in cui è iniziata la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro.
L’importo erogato al lavoratore corrisponde all’80% della retribuzione globale, che sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate.L’importo del trattamento ordinario però, non può superare un limite massimo mensile (per il 2008 è di Euro 858.58, elevato a 1031.93 in caso di stipendio superiore a Euro 1857.48).
I periodi di cassa integrazione sono utili per il diritto e per la misura della pensione.
La cassa integrazione può essere concessa per un massimo di 13 settimane, più eventuali proroghe fino a 12 mesi (in determinate aree elevato a 24 mesi). Per le imprese edili e quelle del settore lapideo, la durata massima, in caso di sospensione del lavoro, è di 13 settimane (elevato a 52 settimane quando si tratta di una riduzione oraria).
Se il lavoratore in CI svolge contemporaneamente attività retribuita senza averlo prima comunicato alla propria sede INPS, decade il diritto all’erogazione. In caso di comunicazione preventiva la prestazione è sospesa per la durata dell’attività lavorativa.

CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI STRAORDINARIA

Spetta agli operai, impiegati e quadri, in caso di ristrutturazione, riorganizzazione, di conversione, di crisi aziendale e nei casi di procedure concorsuali di:
Imprese industriali anche edili, imprese appaltatrici di servizi di mensa o ristorazione e dei servizi di pulizia. Esse devono avere occupato più di 15 dipendenti nel semestre precedente la presentazione della domanda;
Imprese commerciali, di spedizione e trasporto e agenzie di viaggio e turismo che occupano più di 50 dipendenti, esclusi gli apprendisti;
Imprese di vigilanza.
Non si può chiedere l’intervento straordinario per le unità produttive per le quali è stato richiesto, per lo stesso periodo, l’intervento ordinario
La scelta dei lavoratori da porre in CI deve essere effettuata in base al criterio della rotazione tra coloro che svolgono le stesse mansioni. Se l’azienda non ritiene di poter applicare la rotazione, deve indicarne i motivi nella domanda di ammissione al trattamento speciale di CI.
La domanda deve essere presentata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali entro 25 giorni dalla fine del periodo di paga in corso nella settimana in cui è iniziata la sospensione o la riduzione di orario. La domanda deve contenere il programma di risanamento che l’impresa intende attuare, il progetto di ristrutturazione o riconversione aziendale, il conto economico e la situazione patrimoniale dell’ultimo triennio.
Gli importi sono corrisposti nella stessa misura utilizzata per la CI ordinaria.
La CI straordinaria dura al massimo 12 mesi per le crisi aziendali, 24 mesi per la riorganizzazione ristrutturazione e riconversione aziendale, 18 mesi per i casi di procedure esecutive concorsuali. Gli interveti ordinari e straordinari non possono nel complesso superare 36 mesi in un quinquennio.
I termini di decadenza e sospensione sono gli stessi della CI ordinaria.

Bene! Esaurito l’argomento, visti i termini e le modalità dei principali interventi a sostegno delle imprese in difficoltà, possiamo momentaneamente abbandonare il filone delle “catastrofi” all’italiana e tornare, finalmente, a temi più frivoli.

Alla prossima!





Il posto è mobile. Qual piuma al vento - II parte


Di Chica Mala






Abbiamo già parlato della procedura di mobilità e dell'iter che le imprese devono percorrere per avviarla. Ora possiamo affrontare l'altro aspetto: la parte che riguarda da vicino il lavoratore licenziato, ovvero l'indennità di mobilità.


Come accennato nel post precedente, una volta conclusa la procedura di riduzione del personale, L'imprenditore deve inviare alla direzione regionale del lavoro l'elenco dei dipendenti in esubero. Deve tassativamente indicare per ognuno di loro qualifica, inquadramento, età e carichi familiari; inoltre deve indicare i criteri utilizzati per l'individuazione dei lavoratori posti in mobilità.



Chi può beneficiare dell'indennità?




  • Gli operai, gli impiegati e i quadri con contratto a tempo indeterminato licenziati da aziende rienranti nell'ambito di applicazione della CIGS (cassa integrazioni guadagni straordinaria) ed il cui rapporto di lavoro sia stato risolto a causa di licenziamenti collettivi o per riduzione del personale , in possesso di un'anzianità aziendale di almeno 12 mesi, di cui almeno 6 di effettivo lavoro.


  • I lavoratori licenziati da datori di lavoro che non hanno attivato la procedura di mobilità, iscritti nelle liste di mobilità a seguito di propria specifica domanda, sempreché il licenziamento dipenda da una totale cessazione dell'attività aziendale (...)


  • I lavoratori già dipendenti da imprese sottoposte a procedura concorsuale e collocati in mobilità dal responsabile della procedura stessa.


  • I soci di cooperative di lavoro


  • I lavoratori di imprese che gestiscono servizi di pulizia in appalto con più di 15 dipendenti


  • I lavoratori a domicilio iscritti nelle liste di mobilità


  • Nei limiti stabiliti, i lavoratori licenziati da imprese che occupano meno di 15 dipendenti per giustificato motivo oggettivo, connesso a riduzione, trasformazione o cessazione di attività o di lavoro.

Sono invece esclusi dal beneficio





  • I dipendenti delle imprese edili


  • I dirigenti e gli apprendisti


  • I lavoratori con contratto a tempo determinato e i lavoratori stagionali


  • I dipendenti di datori di lavoro non imprenditori, come le associazioni politiche o sindacali, le associazioni di volontariato, gli enti senza fine di lucro, gli studi professionali.

L'indennità spetta in misura del 100% del trattamento per i primi 12 mesi; l' 80% del trattamento dal tredicesimo mese.


La durata del trattamento varia in relazione all'età del lavoratore e all'ambito territoriale in cui si trova l'unità produttiva da cui è stato licenziato:



  • Se il lavoratore ha meno di 40 anni la durata del trattamento è di 12 mesi (24 nel mezzogiorno)

  • Se il lavoratore ha un'età compresa tra i 40 e i 50 anni la durata del trattamento è di 24 mesi (36 nel mezzogiorno)

  • Se il lavoratore ha più di 50 anni la durata del trattamento è di 36 mesi (48 nel mezzogiorno).

Comunque sia il trattamento di mobilità non può avere una durata superiore all'anzianità maturata presso l'azienda che ha licenziato il lavoratore.


L'indennità è erogata dall'INPS a seguito della presentazione da parte dei lavoratori interessati di apposita domanda, al centro per l'impiego del luogo di residenza.


La domanda, a pena di decadenza, deve essere presentata entro 68 giorni dalla data di licenziamento.


Il lavoratore, in casi specifici, può ottenere il pagamento dell'indennità anticipatamente, in un unica soluzione.


L'anticipazione spetta anche se il lavoratore collocato in mobilità inizi un'attività imprenditoriale senza concorrervi con lavoro prevalentemente proprio.


Il lavoratore può essere cancellato dalle liste di mobilità e decade il beneficio dell'indennità



  • Se rifiuta di essere avviato a un corso di formazione professionale autorizzato dalla regione o non lo frequenta regolarmente

  • Se non accetta l'offerta di un lavoro professionalmente equivalente inquadrato ad un livello retributivo non inferiore del 10% rispetto all'inquadramento di provenienza

  • Se non accetta, in mancanza di un impiego aventi le caratteristiche di cui sopra, di prestare opere o servizi di pubblica utilità

  • Se non risponde, senza giusta causa, alla convocazione da parte degli uffici preposti, per sottoporsi ad un colloquio finalizzato ad una possibile ricollocazione

  • Se è stato assunto con contratto full time ed indeterminato

  • Se si è avvalso della facoltà di percepire in unica soluzione l'indennità di mobilità

  • Se ha percepito l'indennità per il periodo massimo previsto dalla legge.

Ora che abbiamo tutte queste informazioni, le idee sono un po' più chiare; La mobilità, in tutte le sue sfaccettature non è più un mistero così fitto e, anche se l'argomento è sempre attuale e all'ordine del giorno, anche per interposta persona, possiamo passare ad altro.


Nei prossimi post, vedremo come funziona un'altro istituto usato ed abusato: la cassa integrazione.









giovedì 9 ottobre 2008

Il posto è mobile. Qual piuma al vento - I parte


Di Chica Mala



La crisi economica ormai, da spauracchio si è elevata a vera e propria realta'. L'odore di recessione è pari al tanfo delle fogne di Calcutta. Le aziende tracollano, minacciano il fallimento e che fanno per sanare i loro dissestati bilanci?



Licenziano! In massa!



Si ristruttura, si riorganizza, si studiano eventuali riconversioni e tutti i lavoratori che non possono essere ricollocati nel futuribile assetto societario, hanno la "fortuna" di poter usufruire del trattamento di integrazione salariale straordinaria, in una parola: MOBILITA'.



Un argomento che mi tocca da vicino, del quale sento parlare tutti i giorni ultimamente. La mobilità è il futuro che si prospetta davanti a tanta gente che conosco e che incontro ogni mattina. le domande si affollano, si cerca di capire come funziona, chi ne può beneficiare e in quali termini, allora perchè non fare un sunto di quello che la Legge Italiana prevede.






Le imprese ammesse al trattamento di integrazione salariale straordinaria che nel corso del programma di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione ritengano di non essere in grado di garantire il reimpiego di tutti i lavoratori sospesi, né di ricorre a procedure alternative possono avviare la procedura di mobilità per il lavoratori in esubero.



A tal fine l'impresa deve dare preventiva comunicazione alle rappresentanze sindacali aziendali, nonché alle rispettive associazioni di categoria. In mancanza delle predette rappresentanze la comunicazione deve essere indirizzata, anche per il tramite dell'associazione dei datori di lavoro alla quale l'impresa aderisce, alle associazioni di categoria aderenti alle confederazioni dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.





Ma cosa deve contenere questa comunicazione ?









  • L'indicazione dei motivi che hanno determinano la situazione di eccedenza;



  • l'indicazione dei motivi tecnici, organizzativi o produttivi che non consentono di adottare misure alternative;



  • l'indicazione del numero, della collocazione aziendale e dei profili professionali del personale eccedente nonché del personale abitualmente impiegato;



  • l'indicazione dei tempi di attuazione del programma di mobilità;



  • l'indicazione delle eventuali misure programmate per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale dell'attuazione del programma;



  • l'indicazione del metodo di calcolo di tutte le attribuzioni patrimoniali diverse da quelle già previste dalla legislazione vigente e dalla contrattazione collettiva.


Alla comunicazione va allegata copia della della ricevuta del versamento all'inps, a titolo di anticipazione, di una somma pari al trattamento massimo mensile di integrazione salariale moltiplicato per il numero dei lavoratori ritenuti eccedenti.



Copia di tale comunicazione deve essere inviata alla direzione provinciale del lavoro.



A richiesta delle rappresentanze sindacali e delle rispettive associazioni, entro sette giorni dalla ricezione della comunicazione si procede ad un esame congiunto tra le parti, allo scopo di esaminare le cause che hanno contribuito a determinare l'eccedenza di personale e la possibilità di un sia pur parziale riassorbimento di esso anche attraverso contratti di solidarietà e forme flessibili di gestione del tempo di lavoro.



Tale procedura deve concludersi entro 45 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione dell'impresa. Decorso questo temine, l'impresa comunica alla direzione provinciale del lavoro i risultati della consultazione e i motivi dell'eventuale esito negativo di essa.



In difetto di accordo la direzione provinciale del lavoro convoca le parti per un ulteriore esame e può formulare proposte per il conseguimento di un accordo. Tale ulteriore esame deve concludersi entro 30 giorni decorrenti dalla data di ricevimento della comunicazione dell'impresa.



Raggiunto l'accordo sindacale, o, comunque, esperita la procedura, l'impresa può collocare in mobilità i lavoratori in esubero, comunicando loro il recesso nel rispetto dei termini di preavviso.



L'elenco dei lavoratori collocati in mobilità, con l'indicazione per ciascuno di essi del nominativo, del luogo di residenza, della qualifica, del livello d'inquadramento, dell'età, del carico di famiglia, nonché la puntuale indicazione delle modalità con le quali sono stati applicati i criteri di scelta dei lavoratori, deve essere comunicato alla direzione regionale del lavoro, alla competente commissione regionale ed alle associazioni sindacali di categoria dei lavoratori.


Per ora è tutto. Prossimamente Parleremo dell'indennità di mobilità e dei soggetti beneficiari.





Effetto mobbing: tu chiamale se vuoi, emozioni

di Trippi

Mobbing: maltrattamenti sistematici di un lavoratore da parte del datore di lavoro o dei superiori gerarchici (mobbing verticale, bossing) o dei sottoposti (mobbing ascendente);

Condotta: una serie di atti già in se illeciti (assegnazione di mansioni inferiori a quelle spettanti, controlli vietati, discriminazioni, sanzioni disciplinari ingiustificate, ingiurie, minacce, diffamazioni), atti in se leciti complessivamente diretti a perseguitare il lavoratore.

Prima o poi ci passiamo tutti, perchè il nostro capo ha paura di noi, perchè c'è la collega gelosa, perchè siamo troppo disponibili, perchè lo siamo troppo poco! I motivi per cui si entra nel circolo vizioso del soppruso sul lavoro, che ce lo fa detestare e far vivere come un incubo, sono moltissimi. Noi donne siamo forse più fragili, viviamo personalmente gli attriti e somatizziamo i problemi. Finiamo con il portarci a casa il lavoro e viceversa. Gli uomini invece, anche quando ghettizzati, difficilmente cercano lo scontro diretto, si adattano come plastilina alla nuova situazione, cercando di ricavarne il meglio.

Ma per chi in queste sabbie mobili ci deve vivere, come può evitare di essere inghiottito? Come resistere alla tentazione di lasciare il lavoro? Quali le vie d'uscita?

Leggo al riguardo un paio di articoli interessanti sul Sole 24 ore di lunedì scorso e sulla Stampa on line che vagliano il vuoto legislativo intorno al problema e constatano che sono le sentenze a fare giurisprudenza. Sempre più spesso è la cassazione a creare un punto di riferimento. Per colmo d'ironia, nel paese del diritto romano, ci ritroviamo a prendere come punti di riferimento gli usi e le consuetudini come nel common law inglese!

Ma vediamo nel dettaglio, cosa cambia se si rovescia la prospettiva in termini di violazione dei diritti del dipendente:

1- mentre prima per poter giudicare un comportamento come mobbing doveva esserci una persecuzione che provoca una sindrome depressiva, ora basta la lesione dei diritti del lavoratore. Come a dire che senza depressione non poteva essere dimostrata la responsabilità. Adesso si può avviare la causa quando si dimostra che sono stati lesi i proprio diritti;


2 - per il mobbing verticale o bossing: finora il lavoratore doveva fornire la prova di un atteggiamento persecutorio doloso nei propri confronti, insomma la "volontà" di arrecare danno. Ma se invece fosse necessaria una giustificazione del datore del lavoro per il suo comportamento/atteggiamento? Nelle sabbie mobili ci finirebbe il boss nel momento in cui non si riesca a dimostrare una ragione aziendale oggettiva che motivi gli atti nei confronti del dipendente;

3- per il mobbing orizzontale o tra colleghi: il datore di lavoro sarebbe comunque responsabile dell'integrità psicofisica dei propri sottoposti e bloccare la prevaricazione e/o i sopprusi quando li rileva. Ma che cosa si intende per integrità psicofisica? Secondo il decreto legislativo 81/08 sarebbe uno "stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un'assenza di malattia e infermità". Stato che non sono in grado di garantirmi neanche da sola e se qualcuno me lo assicurasse penso proprio che lo sposerei all'istante, altro che volerlo come capo!

4- la durata: si riduce il tempo dell'atteggiamento persecutorio. Mentre prima la vessazione doveva durare almeno sei msei, ora basta molto meno (Cassazione, sentenza 22858/08).

Ma la domanda in questo caso nasce spontanea, quando si rovesciano i termini dal diagnostico alla contestazione di atti che singolarmente non trovano giustificazione si verifica uno scivolamento da mobbing a qualcos'altro, non si rientra in altri ambiti che poco hanno a che fare con quello dell'organizzazione del lavoro?


Non c'è il rischio che possa avvenire una manipolazione al contrario, che sia il lavoratore, a utilizzare come un'ascia impazzita la minaccia della lesione dei suoi diritti per ottenere vantaggi a scapito del proprio responsabile o dei colleghi stessi?

mercoledì 8 ottobre 2008

In bocca al cacciatore di teste




Di Trippi



Cari studenti, laureandi, laureati e persone per cui la laurea ormai è solo un lontano ricordo...



vi segnalo il Career Day, aperto a tutti, che si terrà in Università Cattolica il 15 ottobre presso la facoltà di Economia, in via Sant'Agnese 2 (MM Cadorna). Potete caricare il vostro cv nel Synesis Forum - meglio in pdf - in risposta alle offerte che potete trovare qui e candidarvi per (infiniti) singoli colloqui con le aziende dei vostri sogni.



Se per mercoledì prossimo non riuscite proprio a liberarvi, niente paura, si replica il19 a Piacenza presso la sede dell’Università in via Emilio Parmense 84.



Ecco che aziende che ci saranno, per ognuna è stata preparata una griglia informativa in cui oltre ad informazioni anagrafic he e storiche potete trovare anche il settore di appartenenza, il fatturato, il tipo di titolo richiesto e le sedi in cui è in corso una ricerca:


a2a, ABB, ACCENTURE, ADIDAS, ALLEANZA ASSICURAZIONI, Allianz, AON, ARVAL, ASSICURAZIONI GENERALI, AUTOGRILL, Banca Popolare di Sondrio, Barclays Bank, BMW GROUP ITALIA, BNL - Polo AMS, CARIPARMA, CGT CATERPILLAR, Clifford Chance Studio Legale Associato, CSC Italia, DELOITTE, eFinancialCareers.it, ENI CORPORATE UNIVERSITY,ERNST & YOUNG, EURAND, Fidital Revisione e organizzazione contabile, GfK Marketing Services, GI GROUP, Gruppo Aviva in Italia, Gruppo Banca Sella, Gruppo Carrefour Italia, GRUPPO TELECOM ITALIA, GRUPPO ZUCCHETTI, Henkel, ING DIRECT, INTESA SANPAOLO, IW Bank, Jobadvisor, JOHNSON & JOHNSON MEDICAL, KPMG, Mazars, MAZEL GROUP, Metis, Mondatori, MONSTER, Pirelli Tyre, Pirelli RE, PRICEWATERHOUSECOOPERS, PROCTER & GAMBLE, Prometeia, Protiviti, Roche Diagnostics, Sopra Group, Stepstone, TNT Express Italy, Trovolavoro.it, VISIANT.



Portate curricula in quantità industriale per potervi presentare personalmente ai responsabili delle aziende, per conoscere chi si occupa del personale e capitalizzare un occasione come questa: il più grande career day del secondo semestre!


Il gioco è fatto se potete giocarvi lauree in settori ricercatissimi come infermieristica, fisioterapia e riabilitazione, farmacia, ingegneria meccanica o elettronica delle telecomunicazioni, informatica il gioco è fatto. In questi settori a quanto pare si cercherebbe disperatamente personale qualificato, che invece scappa all'estero.



Quando parlo di qualificato intendo persone formate in strutture adeguate!


Perchè troppo spesso se si vuole lavorare inItalia, si deve scendere a compromessi, si finisce per lavorare in piccole strutture dove l'appiattimento a qualsiasi altra risorsa strutturale è un MUST, la possibilità di avanzare o crescere è subordinata invece al giro di conoscenze che si possono vantare nel proprio curriculum!


Ma bando al cinismo e caccia aperta al selezionatore!

sabato 4 ottobre 2008

sicurezza sul lavoro e ricordi di dita mozzate


Leggendo un dossier su La Repubblica di oggi, che parla dei cantieri edilizi e dell'assenza dei più essenziali stumenti di sicurezza mi tornano alla mente un sacco di ricordi.

Tornano alla memoria le mani dei colleghi di mio padre,di quando ero bambina: ho visto decine di uomini con una o più dita mozzate; operai di una volta, alle prese con macchinari fatti di lame affilate, che per consegnare in fretta il lavoro e fare contento "il padrone" (adesso è il datore di lavoro, ma una volta si diceva così),spesso e volentieri sacrificavano qualche pezzo della loro carne per guadagnarsi la sua eterna gratitudine. Nessuno denunciava nessuno, niente infortuni, niente denunce, niente cause. Una volta guariti i moncherini si tornava al lavoro e..."amici come prima".

Anni dopo, anche io sono andata a lavorare in fabbrica, ci sono stata cinque anni, in nero, in un'azienda che produceva e confezionava polveri cosmetiche. Otto ore al giorno si respirava talco e le mascherine te le dovevi comprare tu se non volevi farti venire un enfisema; di aspiratori nemmeno l'ombra, o meglio, i bocchettoni c'erano, tutto era predisposto all'apparenza, ma l'impianto non esisteva. Controlli dell'ASL? Certo! Uno all'anno, che cominciava con un giro del capannone e finiva nell'ufficio della "signora", sempre alla volemose bene. Volevi lavarti le mani? il sapone dovevi portartelo da casa. Volevi pulirti il culo quando andavi in bagno? La carta igienica te la compravi tu e dovevi nasconderla nel tuo armadietto custodendola come un bene prezioso, altrimenti i colleghi la usavono tutta.
Ma tornando alle dita, anche qui ho assistito alla triste perdita di un indice, strappato via dalla mano di un meccanico, mentre cercava di aggiustare un macchinario vetusto e decisamente non compatibile con le più basilari norme di sicurezza. Io stessa ho rischiato una falange sotto una pressa, ma.. ero in nero, erano i primi anni novanta e di lavoro non ce n'era e soprattutto ero giovane e stupida, quindi, la versione ufficiale in ospedale fu che avevo chiuso il dito nella portiera della mia auto.

Sono passati altri quindici anni e cosa è cambiato?


Quando girate per la città provate ad osservare gli operai che lavorano per strada o sulle impalcature, quanti di loro hanno le scarpe antinfortunistiche? quanti il caschetto giallo? quanti le imbragature a norma se devono stare in aria sospesi?

Prima non c'erano le Leggi, di conseguenza niente controlli e adesso? Le leggi ci sono ma nessuno controlla.

E allora domando nuovamente: cosa è cambiato?


venerdì 3 ottobre 2008

Direi che lei fa troppe storie! Lasciamo perdere

______________________________________________________

----- Original Message -----
From: <*******@***.it>
To: <marketing@**************.it>
Sent: Friday, October 03, 2008 11:23 AM
Subject: R: Colloquio


Buongiorno,
mi dispiace dover annullare il nostro appuntamento di
lunedì, ma è sopraggiunto un imprevisto sul lavoro e non potrò essere
presente.
Se per lei non ci sono problemi potremmo rinviare l'incontro
a martedì o giovedì mattina.
Mi scuso ancora.
Cordiali saluti
**********
*****
______________________
Inviato il: 03/10/2008 11:34
A: <*******@***.it>
Cc:
Oggetto: Re: Colloquio


Direi che fa troppe storie! Lasciamo perdere.


Marketing/Presidenza

** ********* ********** S.R.L.
p.za Cinque Giornate * - 20129 Mi
tel. 02-54***** - fax 02-54*********
_____________________________________________________


Queste sono le e-mail con cui è saltato il colloquio per il settore marketing di una nota azienda che fornisce servizi internet professionali alle aziende! Con una rispostaccia così la mia prima reazione è di sconcerto, poi di delusione e infine di rabbia.
Per carità me ne farò una ragione - anche perchè se le premesse sono queste meglio aver perso subito l'occasione di approfondire i rapporti - sai che affare avrei fatto a lavorare con questa gente?
Ma questa mia considerazione non toglie e non cambia la situazione paradossale di noi precari:
siamo tenuti per il collo da datori di lavoro che ci sottopagano, nonostante ci facciano lavorare con criteri orari tutti loro per coprire le carenze di personale, siamo paralizzati dalla difficoltà tangibile di trovare tempo e modo di andare a fare colloqui con altri.
Quando parlo con amici e colleghi nella mia situazione mi vengono in mente quei documentari del National Geografic in cui fanno vedere dei pesci che si dibattono nel fango umido, quel che resta di un lago che fino a non molto tempo prima era pieno di vita!
Insomma, va a finire che mi identifico sia nel pesce che nel lago!
Trippi

giovedì 2 ottobre 2008

Ma che ti ridi!

In questo momento di crisi economica, in Italia e in tutto il resto del mondo, c'è chi se la gode e se la ride parlando con i giornalisti del suo ingaggio milionario:

Josè Mourinho (allenatore dell'Inter), lo "Special One", come ama definirsi scherza con i giornalisti durante conferenza stampa post-derby, giocando sulle cifre... 9 milioni, anzi 11, no 14 con premi e diritti di immagine.

Pensare con con il suo cachet si potrebbero pagare stipendi per un anno a ben 1000 "Normal One"!



Beh, non ci trovo niente da ridere!



Fonte

martedì 30 settembre 2008

Come d'autunno sugli alberi le foglie: tagli al personale a La 7!

di Trippi

vi do il comunicato stampa così come è uscito, forse perchè ci ho lavorato, forse perchè da sempre a La7, ex Tmc, i piani editoriali e i tagli al personale sono un pò come il maggese, si susseguono con ciclicità!

Niente di nuovo, dunque, direte voi se alla fine anche questo contadino, dopo tanta fatica, si è stancato di raccogliere solo rape e patate!
In tempi di tagli generalizzati al personale, al grido di liberi tutti, sarà pazzesco sono più dispiaciuta per quelle 25 persone a tempo indeterminato del mio vecchio posto di lavoro che per i 350 collettivi di quello attuale.
Non so se è perchè da quando l'ho saputo mi chiedo se si tratti di persone che conosco. Non so se perchè so con che passione e in quali condizioni "improbabili" si lavorasse in quella tv di frontiera, senza le ricompense e le soddisfazioni dell'auditel, ma con la consapevolezza di fare un bel prodotto....


Mi dispiace

GIORNALISTI: LA7; TI MEDIA, ECCO IL PIANO LICENZIAMENTI/ANSA 23
'ECCEDENZE' A ROMA, 2 A MILANO; NO A AMMORTIZZATORI SOCIALI (ANSA) - ROMA, 29
SET - Il numero, i profili professionali e la collocazione aziendale dei 25
giornalisti di La7 da licenziare: e' tutto nero su bianco nella 'Comunicazione
di avvio della procedura di licenziamento' avviata da Telecom Media che ha
ricevuto l'ok di Antonello Piroso, direttore delle testate giornalistiche.
Comunicazioni inviate, tra gli altri, al Comitato di redazione, alla Federazione
Nazionale della Stampa, alla Federazione degli Editori e al Ministero del
Lavoro".Un piano dettagliato che indica i tagli redazione per redazione, oltre
agli accorpamenti che si intendono fare: l'ufficio di direzione aumenta di una
unita' passando da tre a quattro; mentre l'ufficio centrale scende da 10 a 9,
diventando competente anche del multimediale. La cronaca si fonde con gli
spettacoli e passa dalle attuali 12 unita' a 16 complessive, la politica con
l'economia, contando 12 giornalisti (l'attuale organigramma era formato da 8
giornalisti politici e 6 economici). Gli esteri vengono ridimensionati e perdono
tre giornalisti, da 13 a 10.Complessivamente il piano parla di 23 "eccedenze"
per la sede di Roma e 2 per quella di Milano. A Roma gli esuberi riguardano 1
vicedirettore, 10 caporedattori, due vice caporedattori, 1 caposervizio, 1 vice
caposervizio, 1 inviato speciale e 7 redattori ordinari (sarebbero in tutto 9,
ma 2 si trasferiscono a Milano). Per la sede milanese sono state individuate 2
eccedenze, due redattori ordinari.Nelle comunicazioni dell'azienda vengono
ribadite le linee della riorganizzazione anticipate nei giorni scorsi
dall'amministratore delegato Giovanni Stella al cdr: unificazione delle testate
News e Sport con un'unica struttura di direzione; l'accorpamento di politica ed
economia; cronaca e spettacoli; la riconduzione alla testata di rubriche e e
programmi come 'Cognome e nome' e 'Niente di personale'; la multimedialita'
distribuita in tutte le redazioni e la soppressione del settore tele
cineoperatori.Escluso il ricorso agli ammortizzatori sociali che non riguardano
- spiega il piano - le televisioni private: la Cassa integrazione, i contratti
di solidarieta' e l'applicabilita' della legge 416. No anche a forme di
riduzione dell'orario di lavoro come il part-time. (ANSA).


venerdì 26 settembre 2008

ThyssenKrupp: L'inferno della classe operaia


di Trippi

Lunedì 29 settembre alle 18.30 alla Feltrinelli di Piazza Piemonte presentazione del libro che racconta la storia del disastro che ha scosso le coscienze nei mesi scorsi. L'effetto Shock e le reazioni , si sa, durano troppo spesso fino al successivo incidente mortale, fino alle prossime morti bianche.

Il libro è a mano dell'ex sindaco di Torino Diego Novelli in collaborazione con 4 giornalisti. I diritti andranno alle famiglie delle vittime.
Una lettura da fare, per non arrendersi, per capire in che modo aziende che risparmiano sul "capitale umano" e persone che hanno bisogno di lavorare arrivano a questo punto di non ritorno. Perchè potremmo esserci anche noi, da una parte o dall'altra!

giovedì 25 settembre 2008

Sognavo un lavoro fantastico, invece di straordinario ci sono solo le ore!

di Trippi

In queste giorni tra raffreddore, mal di gola e attività multitasking per pagare l'affitto della casa nuova, mi ritrovo a fare i salti mortali carpiati per finire i lavori iniziati, interrotti, a puntate e sospesi. A parte il mio lavoro principale, che mi permette di muovermi con una certa elasticità, grazie ai turni, ho accettato una collaborazione per cui avevo messo in preventivo un monte ore di lavoro.. che sta aumentando in modo esponenziale rispetto alle mie più pessimistiche previsioni.
Ma fin qui nessun problema, se non fosse per le colleghe che evaporano proprio quando servono. Una, appena tornata da 3 settimane di ferie, ha resistito giusto il tanto necessario a stancarsi di nuovo e poi all'inizio della seconda settimana, mal di gola e tossina strategica, malattia per il resto dei giorni!
Un'altra, talmente assente che infatti non l'ho mai incontrata, ha sfoderato un ventaglio di scuse invidiabile. Il primo giorno è arrivata al lavoro per andarsene dopo un paio d'ore, gravemente provata dalla malattia e dalla febbre, a casa 3 giorni. Il quarto si sente male sull'autobus, mentre sta raggiungendo la sede, a casa altri 2 giorni! Poi povera stella, mentre cerca di tornare tra noi, non le si guasta il bus su cui viaggia? Beh torna a casa e non sa quando riuscirà a superare il trauma!! Dulcis in fundo, mentre si decide a tornare al lavoro non ha pure un incidente con l'auto? Peccato non abbia neanche la patente!
Ecco perchè sto per fare qualcosa che non avrei mai immaginato nei miei sogni di bambina, un appello a un ministro di un governo di destra!

"Brunetta, la prego, estenda le politiche per gli statali anche nel privato!!"
Avrà la riconoscenza non solo dei datori di lavoro, ma anche dei pirla che non stanno a casa al primo starnuto!

Anche perchè per compensare le loro assenze macino 11 ore e mezzo al giorno solo sul lavoro "istituzionale".
"E vabbuò che sarà mai? non hai detto che hai bisogno di soldi?" - direte voi - si, peccato che la mia azienda ufficiale abbia criteri interpretativi delle norme contrattuali un attimino sbilanciati a proprio favore! Confonde la parola flessibilità con "gratuità" e per colmo d'ironia nell'ultima busta paga non solo non mi ha pagato le ore dovute, ma mi ha detratto 80 euro. Eh si, si era sbagliata a pagarmi le 6 ore lavorate alla domenica (che mi fanno raggiungere il monte di 56 a settimana) come straordinario, ma bonta sua mi riconosce l'indennità per il lavoro festivo!!

martedì 9 settembre 2008

Il postino suona sempre due volte!!


Di Trippi

Qualche sera fa, di rientro dal lavoro, alle 10 di sera trovo sulla mia auto un foglio scritto a mano con un un biglietto da visita appiccicato alla bell'è meglio sul finestrino del lato guida.
Mi si da del tu (già mi si rizza il nuraghe sulla schiena), si da per scontato che io abbia danneggiato l'auto di fronte nel parcheggiare (a questo punto penso di avere a che fare con un pazzo maniaco) e il proprietario mi invita a contattarlo il prima possibile per metterci d'accordo sui danni (ma de che??). Chiamo il numero e il tizio che mi risponde spiega che gli avrei tamponato l'auto facendo la manovra di ingresso nel parcheggio. Sostiene che ci sono tracce di vernice sui paraurti delle nostre vetture e di aver fotografato i danni di entrambi i mezzi. Gli rispondo che non ho tamponato nessuno, che se l'avessi fatto me ne sarei accorta e che se è tanto sicuro di se può procedere attraverso l'assicurazione. Ma lui insiste vuole che l'indomani ci si incontri in pausa pranzo per confrontare i danni e la posizione dei segni. Per non correre rischi l'indomani chiamo l'assicurazione auto e racconto l'episodio, è vero che ho un bozzo nel paraurti anteriore, è anche vero che c'è una macchia di vernice, ma entrambi stanno li da secoli e a conferma di tutto la vernice è all'interno e non all'esterno dell'ammaccatura!
Il postino misterioso nel mentre è scomparso, mi chiedo se sia un furbetto o un visionario... nel secondo caso, visto che lavoriamo per la stessa azienda, non vorrei che sentendosi una vittima mi faccia dei danni alla macchina e pensi bene di lasciarmi un messaggio di diverso tipo sulla carrozzeria....

lunedì 8 settembre 2008

Eclissi totale


Di Trippi

non so se capita anche a voi, ma ogni tanto il mio cervello sembra preda di un ictus improvviso. La cosa poi rientra e tutto torna alla normalità, ma in questo periodo di black out o di eclissi, il buio nella mia mente è pressochè totale. Così ho già smarrito 2 o 3 volte il portafogli con la carta di credito (con effetti devastanti per i miei conoscenti che hanno improvvisato cacce al tesoro esilaranti!) e prima di uscire di casa ripercorro il tragitto uscio bagno, uscio camera da letto, uscio cucina almeno una volta. Insomma faccio tutto a casaccio e finchè interviene l'abitudine viaggio su binari sicuri e prestabliti, ma non appena interviene qualche modifica il rischio è abbastanza vicino al disastro!!
Per non parlare poi di piccoli ed esilaranti intermezzi comici:
- ho lasciato la chiave di casa nella toppa esterna, per almeno 6 ore!
- ho messo la mia spazzola per i capelli nella tazza dello spazzolino.
Parlavo di tutto questo con una collega pochi minuti fa e lei, a sua volta, mi ha raccontato di subire lo stesso processo in fasi alterne e devastanti.
Finito di raccontare i miei aneddoti saluta e va a prendere la navetta aziendale, fa rientro dopo qualche minuto con uno sguardo firmato "che ti avevo detto?!". Mi fa mesta, "vabbè ho sbagliato di un'ora, torno in ufficio ad attendere, quando mi capita così non metto neanche gli anelli, cerco poi di mettere tutte le cose nella borsa non appena mi capitano in mano!".
Ma presa dalle chiacchere non finisce con il dimenticare sulla mia scrivania il suo cellulare? Non c'è niente da fare, quando siamo così possiamo solo aspettare che passi..

martedì 26 agosto 2008

In principio era la donna, poi venne la stella marina!


Di Trippi

Quando mi capita di parlare dei posti di lavoro in cui mi sono trovata davvero a mio agio 2 su 3 erano ad alto tasso di testosterone. Sono sempre stata consapevole del fatto che non si tratta di una casualità. L’ho già detto altrove e qui lo ribadisco, nei rapporti tra donne, che siano lavorativi, ma anche di amicizia o sorellanza, subentra spesso la rivalità piuttosto che la complicità. La competizione spesso è sterile e non costruttiva come accade con gli uomini e gli scontri professionali ci mettono due secondi a scivolare sul personale. Anche la più piccola schermaglia verbale degenera troppo spesso in un melodramma, in una sceneggiata con tanto di pianti e prefiche!! Tipico di noi donne, poi, perdere di vista il senso della misura, la proporzione delle cose e tendere a ingigantire il tutto. Confesso in quest’arte io sono una maestra, ma in genere la limito ai rapporti familiari e affettivi in genere. Sono abilissima a creare dei casi umani e fare leva sul senso di colpa del mio interlocutore. Ne sa qualcosa il mio ex, che persino dopo la rottura è stato capace di tornare a Milano dalla Svizzera, sul cui suolo aveva poggiato le gomme della sua auto sanguisuga, per dare una mano alla sottoscritta qui scrivente e raccontante, che al telefono lo aveva rimproverato di non essere sufficientemente disponibile a portarle su per 5 piani di scale il frigorifero nuovo! Per poi scoprire, una volta macinati 200 e rotti km di rientro, che il frigo l’avevano portato su il quasi nuovo fidanzato e un amico e trovarsi a dare una controllatine alla mia auto che emetteva strani rumori, giusto in modo da non doversi poi sentire rimproverare un viaggio a vuoto!
Nel mio posto di lavoro attuale, che -come ho spiegato altrove- è tanto visibile quanto di infimo interesse, sono assunta con un livello che è persino più basso rispetto a quello delle apprendiste 20enni. Per svolgerlo si può mandare il cervello in stand by e lo potrebbe fare persino Omer Simpson, che come si sa ha un pennarello nel cervello che lo rende demente e incosciente al punto giusto. Il ruolo insomma è talmente stupido e elementare che Chica mala ha ribattezzato le mie colleghe “stelle marine”. Ecco questo è quello che faccio anche io, la stella marina! Lo dico senza orgoglio ne vergogna. Penso sia più dignitoso lavorare che farsi mantenere, e quando uno lavora, per quanto svolga un mestiere umile, sia da apprezzare se non altro per lo sforzo. In questo settore, sono fuori età oltre che un pesce fuori dall’acqua, un po’ perché abituata a ruoli di responsabilità, un po’ perché l’età e le mansioni svolte in passato mi devono aver dato quella sicurezza di me che può apparire spocchia insopportabile agli occhi di una ventenne (e non solo). Tendo a prendere il lavoro più seriamente, ma anche a sdrammatizzare e/o ridimensionare cose/fatti/persone e avvenimenti che quando ero più giovane pesavo con la bilancia dell’emotività piuttosto che con quella della razionalità. Questo meraviglioso posto che tutti sognano e questo ruolo che tutti vorrebbero ricoprire mi è stato trovato da Chica mala in un momento in cui lei aveva bisogno di personale e io nuotavo in brutte acque, e ci sto affogando tuttora. La posizione mi allettava perché lavorando a cottimo avrei potuto raggranellare un po’ di quei soldini che mi servivano per tirarmi su. Ed è quello che ho fatto negli ultimi mesi, ho lavorato a cottimo per coprire non solo i miei turni, ma anche le assenze delle colleghe (per malattia o altro). Niente da recriminare, quando si accetta un lavoro lo si prende con i pro e i contro, con la consapevolezza e la speranza che fuori ci sono altri posti, ma non è detto che le cose funzionino diversamente. Tra i pro: sto rispolverando le lingue straniere, che per la mancanza di esercizio erano ormai evaporate dal mio cervello, il loro spazio ormai occupato dal pennarello di Omer; sono passata da un contratto a ore a uno dipendente, con tredicesima, quattordicesima, ferie e malattia pagate; lavoro con Chica mala e Pytta, un po’ come stare in vacanza tutto l’anno, il cervello ha comunque i suoi stimoli!
Tra i lati oscuri del posto di lavoro: l’alto tasso di estrogeni fa in modo che ogni settimana ci sia una donna con il ciclo e i nervi a fior di pelle.. ruota non solo il turno per il ciclo mestruale, ma anche quello di vittima sacrificale. Una volta l’una, una l’altra si diventa il grattatoio su cui si rifà le unghie il branco di gatte! Il processo prosegue anche dopo essere andati via, così settimana scorsa ci siamo affilate gli artigli su burqa, che ha lasciato il nido ormai da un mese, stamattina invece lo ero io, classificata come la miss raccomandata (per i motivi di cui sopra) da una conversazione in messenger lasciata -incautamente- aperta sul pc tra una collega che lavora qui e una che è andata via tra i festeggiamenti di tutte poco più di due mesi fa. Certo che se tanto mi da tanto, e quella che aveva litigato con tutte e da tutte era soprannominata la vipera può fare commenti caustici su ex colleghe, manifestando una parvenza di nostalgia e la voglia di rincontrare anche quelle che, ricambiate, non la sopportavano... magari un giorno sarà così anche per me e le stelle marine mi sembreranno delle stelle comete!

mercoledì 9 luglio 2008

Donne e così sia


Di Trippi


non so se congratularmi per l'avanzamento di carriera delle "pastore" evangeliste a vescove o mettermi a piangere per il minacciato scisma da parte dei colleghi maschi o della chiesa cattolica che minaccia ritorsioni e fine del dialogo. Dopo il concilio di Trento lo sconcerto dei miei Trentasei!
Tanti auguri a me!


Vita in te ci credo


Di Trippi


Oggi compio 36 anni e come negli ultimi 16 cerco di tracciare un bilancio di quello che ho fatto e delle prospettive future. La verità è che nonostante abbia sempre sofferto della sindrome di Peter Pan, paradossalmente, proprio quest'anno in cui il bilancio professionale è paurosamente in rosso, sono stranamente tranquilla. Anni fa, fino a quando non ho lasciato un lavoro proprio mentre ero all'apice della carriera, ero terrorizzata all'idea di perdere tutto, di non riuscire ad avere stima di me stessa o essere considerata una persona valida se mi fossi ritrovata con il sedere per terra. Rispetto ai miei colleghi maschi avevo alcuni problemi non facilmente superabili: donna, sola, arrivata fin li senza passare da camere da letto o uffici degli amici di mammà e papà (anche perchè al massimo avrei fatto carriera nella termoimpiantistica, e forse sarebbe stato meglio). La mia è una storia come tante: la prima laureata della famiglia, una carriera rapida e senza compromessi. Immaginate la soddisfazione e l'orgoglio dei miei nel fare vedere i titoli di coda ad amici e vicini di casa... Ma poi quando nuoti tra gli squali senza indossare la muta d'acciaio, ci mettono poco a spolparti viva. Ed ecco che mi sono ritrovata in una specie di "il diavolo veste Prada" in versine sardo-meneghina, solo che nel mio caso il diavolo in un certo senso ero io e venivo trombata in senso lato dall'assistente che trombava in senso stretto un altro tizio cui davo non poco fastidio! Ancora adesso rimpiango di aver capito solo quando era troppo tardi quanto stava succedendo, ma cosa fatta capo ha. Quello che mi spaventa oggi come in passato non è il lato economico, se c'è qualcosa che ho imparato da questa mia discesa agli inferi, è che a tutto c'è rimedio. I problemi economici, per fortuna, con un pò di voglia di lavorare e umiltà si superano se poi ti guardi intorno e scopri di essere circondata da persone splendide che sono li comunque.
Quando tutto va male dal punto di vista della carriera e del lavoro si scoprono gli altri lati della vita, quelli che quando rincorri una carriera non hai tempo e spazio per seguirli e dedicartici. Non so se sarò più in grado di risalire, a volte non so neanche quanto realmente mi importi.
Due anni fa ho perso la mia carriera, ma ho scoperto la vita!

domenica 6 luglio 2008

La principessa sul pisello


di Trippi

Il ruolo che svolgo nell'azienda per cui lavoro attualmente è tanto modesto quanto visibile. Ed ecco perchè mi capita spesso di avere incontri surreali con persone con le quali ho avuto contatti in passato o per averci lavorato in insieme o per essermi proposta per un ruolo che poco si sposa con quello attuale. Ho voglia di contare la storia dell'"essere caduta in disgrazia" o dell'aver "bisogno di lavorare!". Di solito lo sguardo oscilla tra il perplesso, il divertito e il compassionevole e la frase d'accopagnamento è "che ci fa lei qui?". Ma a volte capitano anche incontri in cui il mio interlocutore non conosce ne me, ne il mio background, ed ecco che avviene il contrario, partono dal ruolo attuale e cercano di prendere le misure e far combaciare il tutto con le battute che mio malgrado sfuggono di bocca e di mano. Così ieri, mi sono guadagnata un divertito "lei è tremenda!" quando ho dato a intendere di aver capito il motivo della visita di alcuni manager d un'azienda concorrente. Dopo aver letto un articolo del Sole 24ore sul tentativo di due aziende competitor di quella per cui lavoro, di segnare il passo nei confonti sia della mia società sia di quella che ci stava appunto facendo una visitina all'insegna del last minute (o dell'ultima speme). Mi viene così spontaneo chiedere se si trovino li per coordinare con la nostra azienda una contromossa che annulli quella dei due competitor più forti. Mi guardano basiti e mi chiedono come faccia a sapere della questione, accenno all'articolo della mattina e salta fuori che non l'avevano letto. Poichè avevo una copia li a portata di mano mi offro di farglielo leggere e i tre ospiti si mostrano entusiasti della cosa. Dopo un giro mortale di telefonate salta fuori che belli come il sole non avevano persino sbagliato la sede dell'incontro? Ultima fulminante battuta alla "cosa voi di più dalla vita" e loro mi regalano un caloroso saluto e quel "Lei è tremenda" che prendo come un gran complimento e mi fa sentire davvero una principessa sul pisello.

sabato 5 luglio 2008

“Stai al tuo posto!”



Di Trippi






Questa è la frase che mi sono sentita dire dal ragazzetto che ha intessuto la tresca di cui vi abbiamo raccontato io e Chica Mala in alcuni post.

Stamattina torna dopo lunga assenza il giovine tombeur de femme, che tempo fa durante una cena aziendale aveva pagato il conto con una decina di ticket restaurant da 3,50. Si presenta al lavoro con un Iphone, il cellulare multimediale della Apple che costa un suo stipendio. Gli lancio subito la battuta sulle sue insospettabili risorse economiche che evidentemente gli permettono di spendere in tali giocattoli. Lui subito spiega che quella non è la sua unica spesa recente, ma ha appena comprato una moto ed è stato in vacanza in Sardegna con la fidanzata. Non resisto e subito chiedo con quale delle due! Lui allora con la coda in fiamme, incalza “a cosa ti riferisci?” –“lo sai benissimo!”- “non capisco a cosa ti riferisci!" E io e la collega in coro “si… non capisci… hai capito benissimo” “no, spiegatemi a cosa vi riferite” nonostante a questo punto sia io che la collega cerchiamo di lasciare cadere la cosa lui insiste per sapere e gli rispondo “la questione per la quale il tuo capo ti ha sollevato di peso al telefono!” e lui “ma come siete pettegole, il capo non mi ha sollevato di peso, magari è stato il contrario e mi sono adirato io perché non doveva cercare da me, ma chiamare lei direttamente!” Gli dico che se il suo boss aveva cercato Burqa da lui è perché entrambi avevano dato motivo di farlo. Se davvero non volevano che si parlasse di loro avrebbero dovuto evitare di “amoreggiare di fronte al posto di lavoro!”. Lui allora non ci ha visto, ha fatto grandi falcate si è messo in piedi di fronte a me, seduta alla scrivania, in modo da sovrastarmi, ma siccome è alto un metro e uno sputo, mi arrivava giusto all’altezza degli occhi e mi fa “Voi spettegolate!”, “No, tesoro spettegolare significa parlare alle spalle, io ti sto dicendo in faccia quello che penso”, “mi hai fatto delle domande”, “no, io ho insinuato, sei stato tu a incalzarmi con delle domande e neghi l’evidenza, e se pensi che un ragazzetto di 20anni prende per i fondelli una donna di 35 non hai capito niente!”, preso in castagna mi fa “tu devi farti gli affari tuoi e stare al tuo posto!” lo guardo sorniona e gli faccio “veramente io mi faccio gli affari miei, siete voi che vi siete fatti gli affari vostri nel posto sbagliato, quanto allo stare a posto, al momento sei tu sul mio, vedi” e mentre parlo faccio un cerchio con il braccio a indicare la mia postazione, che lui sta invadendo “questo è il mio spazio”, gli indico poi un punto imprecisato in fondo, dove c’è la sua postazione e aggiungo“ quello è il tuo!”.

Per la cronaca, il ragazzetto si è accorto della stesura del post, si è risentito perchè sbirciando ha intravisto il riferimento alla sua altezza. Ha dunque pensato bene di portarsi a casa uno stralcio del pezzo, andando a rovistare nel cestino della carta straccia per recuperare una bozza stampata di questo post. Chissà se porterà il trofeo all'amato bene?!



Bookmark and Share
Blog Widget by LinkWithin