di Trippi
Che i social network siano diventati un posto dove se non ci sei non esisti l'ho capito quando un mio collega mi ha spiegato che su facebook ci sono pure le mamme (ultracinquantenni) dei suoi amici (trentenni).
Se penso alla mia, che ha seri problemi a leggere un messaggio senza cancellarlo, mi scappa da ridere. Ma fuor di problemi senili, la verità è che i social network possono essere un ottimo posto per stare in contatto, per vendere (provate ad aprire un profilo twitter e capirete di cosa vi parlo) e per VENDERSI!
Ed ecco che, mentre sul mio profilo facebook posso permettermi di "cazzeggiare", linkare post e filmati divertenti sui social network professionali non passa niente della mia dimensione privata!
Su Linkedin, infatti, non c'è alcun riferimento alla mia attività di blogger, proprio perchè lo considero una sorta di biglietto da visita sulle mie esperienze passate, un punto di contatto per chi è interessato a collaborare e per chi in futuro desideri assumermi per nuovi lavori.
In linea di massima, sui social network uso il doppio binario del nome reale e del mio nome virtuale, quello con cui ho iniziato a chattare e a fare viral marketing e web infiltration nel 2000. Un nick name che mi è stato affibbiato all'università e mi trascino ancora adesso. In facebook il profilo Trippi è aperto a tutti, quello con il mio nome e cognome è blindatissimo. Posso contattare "gli amici" solo io, anche utilizzando il motore di ricerca il "find friends" non compaio. Ho suddiviso i contatti in base alla confidenza che ho con ciascuno e concedo diversi accessi alla mia vita privata, alle mie foto e tutto il resto.
Dal profilo facebook sono esclusi TUTTI i colleghi dei lavoro attuale, sono ammessi alcuni di quelli precedenti, quelli con cui ho sviluppato un determinato feeling. Persone con le quali mi fa piacere bere un caffè, fare un aperitivo o una cena!
Mi stupisco a volte di vedere le foto dei figli piccolissimi di persone con cui ho collaborato, fior di professionisti con in bocca la trombetta, le ciabatte o una pancetta strabordante, l'occhio segnato da qualche bicchiere di troppo.
Mi viene in mente l'impiegata licenziata perchè si era connessa a facebook nonostante fosse a casa in malattia. Ma mi chiedo quanto siano più professionali i dirigenti o i manager che si sono dati una patina azzimata sul lavoro e poi "svaccano" sui social network?!
Un Product manager scrisse a un conoscente comune che si era proposto come consulente per la sua azienda "come faccio ad assumerti se hai appena pubblicato su FB un filmato in cui giochi con i tuoi capezzoli mentre ammicchi alla telecamera mordicchiandoti il labbro inferiore e leccando quello superiore?".
Grasse risate da parte di tutti, il product manager spiegò che si trattava solo di una battuta, ma al consulente temo sia rimasto il dubbio, annidato li, tra il cervelletto e la parete cranica.
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