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venerdì 29 maggio 2009

La quinta colonna


Di Trippi



In questo lavoro abbiamo orari abbastanza elastici, si può arrivare tra le 9.00 e le 10.00, si può andare via tra le 18.00 e le 19.00, pausa pranzo tra l'una e le due. Per il momento non timbriamo il cartellino. Devo ammettere che a me la timbratura cambia poco, tendo ad arrivare al pelo, se non addirittura in puntuale ritardo, e a rimanere ben oltre l'orario o comunque oltre quanto richiesto.
Questo quando il lavoro mi piace, ovviamente!
Quando mi è capitato di lavorare in aziende in cui c'era la badgetura obbligatoria non mi facevo timbrare il cartellino e tanto meno mi piazzavo davanti alla macchinetta 5 minuti prima dell'orario a fare il count down in gruppo della fine orario! Anzi questo atteggiamento mi ha sempre infastidito. Ho avuto discussioni, per non dire veri e propri litigi con colleghi che si dirottavano le chiamate sul cellulare e se ne andavano a casa alle 9 di sera quando il turno terminava a mezzanotte e pretendevano che gli timbrassi il cartellino all'orario giusto. Però, ora, come vi ho già detto, non ho di questi problemi, non bisogna timbrare niente e gli orari sono strettamente diurni, niente lavoro al sabato, alla domenica o nei festivi. Ecco perchè mi meraviglio per l'esclamazione di un collega di un'azienza consociata alla mia tutte le volte che capita nel mio ufficio (un open space in cui lavoriamo in 5) e scopre che sono l'unica presente in pausa pausa pranzo oppure oltre le 6 e un nanosecondo:
"sei la quinta colonna!"

Non so se e quanto questa definizione mi faccia piacere o mi infastidisca. Da un lato quinta colonna mi suona un pò come il Quinto elemento (vi ricordate la splendida Milla Jovovich nel film omonimo con Bruce Willis?), ma dall'altro mi suona come qualcosa di inutile, di superfluo. Non bastano quattro colonne? La quinta a che serve?

Già di per se poi il termine "colonna" indica un elemento architettonico decorativo. Per il sostegno di usano i pilastri. Quelli si che servono a qualcosa! Ecco mi piacerebbe essere definita un pilastro, ma una colonna, non so mi sa un pò di presa per i fondelli!
Poi sono sarda e dunque portatrice sana di accento barbaricino, con le "o" e le "e" chiuse! La parola colonna la pronuncio con la "o" chiusa e se non penso di dire CALONNA sbaglio e viene qualcosa che suona simile a CULONNA.
Il rischio, se mai dovessi adottare questa definizione è che io vada in giro a dire che sono la quinta culonna della mia azienda.. conosco già la risposta: "tranquilla Trippi, non sei la quinta, sei la prima, di Culonne come te non ce ne sono altre!!"


mercoledì 27 maggio 2009

ch'aggia fa pe campa' 3 (la uappa)

Di Chica Mala

Chica: "Buongiorno, sono Chica, come posso aiutarla?"

Cliente: "LA UAPPA ME MAGNA LI SORD' !!"

Chica: "Signora, non ho capito, può ripetere per favore?"

Cliente: "LI SORD' SIGNORI'! LA UAPPA ME LI MAGNA TUTT!"

Chica: "Continuo a non capire, mi spieghi bene, cosa sta succedendo?"

(passano 8 minuti, durante i quali le spiegazioni deliranti non portano a niente. intanto faccio un controllo dagli applicativi)

Cliente: "SIGNORI' CHE, M'HA PRESO PER IGNORANTE? E' TRE ORE CHE GLIELO DICO.. LA UAPPA MI HA CONSUMATO TUTT' LI SORD' DELLA SCHEDA. ME-LA-DE-VE-TO-GLIE-RE!"

Chica: "Signora, non mi permetterei mai, semplicemente stavo trovando un modo per poter risolvere il suo problema.." (forse ho capito!)

Cliente: "VABBUO', ALLORA ME LA TOLGA, PECCHE' IO NUN VOGLIO CCHIU' PAGA'"

Chica: "Perfetto! Provvedo subito ad intervenire sulla sua scheda..vedrà che le connessioni wap non partiranno più dal suo cellulare e non le scaleranno il credito residuo. Grazie per aver chiamato, buona giornata."

CHICA POLIGLOTTA!

martedì 26 maggio 2009

Mentana batte mediaset Matrix a 1


fonte vignetta
Di Trippi


Enrico Mentana può tornare a condurre Matrix. E' stato reintegrato al suo posto uno dei disoccupati più noti d'Italia. Chicco Mitraglia può tornare a condurre la sua nave che aveva lasciato dopo la morte di Eluana Englaro. La domanda che mi ballonzola sulla testa è:
ma non aveva dato le dimissioni perchè inferocito dalla decisione delle rete di non cambiare il palinsensto e mandare comunque in onda programmi beceri?
Perchè qui leggo che in realtà sarebbe stato licenziato!
Nel mentre il papà del tg 5 qualche sassolino se l'è tolto dalla scarpa, infatti durante l'assenza forzata dagli schermi ha pubblicato un libro in cui racconta il percorso di 3 liceali finiti alla conduzione di un tg, in magistratura e dietro le sbarre. Nella biografia racconta di "certe cene" post elettorali con i direttori di testata proni e pronti ad applaudire al reuccio. In realtà Mentana diede le dimissioni dal ruolo di Direttore Editoriale, ma non dalla conduzione di Matrix, ecco perchè si prospetta una querelle davvero interessante. Quello che mi fa specie è se davvero sia interessato a tornare a condurre un programma che ha semplicemente cambiato cunduttore, senza modificare struttura o studio sotto il silenzio di tutti! Lo ha detto lui stesso, non senza un minimo di sdegno all'Infedele di Lerner 15 giorni dopo la chiusura dei rapporti con Mediaset!
La domanda è:
Chicco, o Chicco, ma davvero vuoi tornare li?



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ch'aggia fa pe campa' 2 (morire per una promo)

Di Chica Mala



Chica: " Buogiorno, sono Chica, in cosa posso aiutarla?"

Cliente: " Riattivami subito la promozione per chiamare la mia fidanzata altrimenti mi ammazza"

Chica: " La sua promo è in corso di attivazione, deve attendere il messaggio di conferma che le arriverà entro le 24 ore"

Cliente: "allora non hai capito! E' questione di vita o di morte...."

Chica: "Sono desolata ma non posso farci niente, deve semplicemente avere pazienza"

Cliente: "Senti un pò Chica, ma tu ce l'hai FEISBUC?"

Chica: "no"

Cliente: "ma quanti anni hai scusa?"

Chica: "51"

Cliente: "Vabbè metto giù, prima che mi si ammosci l'uccello...tu-tu-tu-tu....."

NO COMMENT


lunedì 25 maggio 2009

ch'aggia fa pe campa'

Di Chica Mala

Chica: "Buongiorno, sono Chica, in cosa posso esserle utile?"

Cliente: "Adesso vengo li e te lo metto nel c**o!"

Chica: "(silenzio)"

Cliente: " Hai capito cosa ti ho detto?"

Chica: " Si, si ho capito, ma guardi che io sono un uomo..."

Cliente: "Non è vero! Hai la voce da donna"

Chica: " Si è vero, ma in realtà sono un travestito, sono gli ormoni che mi fanno cambiare il timbro della voce. Comunque il pendolo ce l'ho anch'io, se vuoi te lo metto io nel c**o. Scommetto che il mio è più grosso!"

Cliente: "tu-tu-tu-tu......"

Scusate ma, quando ci vuole ci vuole! va bene lavorare, va bene la cortesia, ma c'è un limite a tutto no?

mercoledì 20 maggio 2009

hai complilato il permesso per recarti al cesso?

Di Chica Mala (fonte)

La dignità del lavoratore, faticosamente acquisita negli anni, è proprio il caso di dirlo "l'hanno buttata nel cesso!".

A Sulmona, nello stabilimento della Magneti Marelli per assentarsi anche brevemente dalla propria postazione è necessario compilare un modulo che ovviamente ha valore solo se siglato dal capo officina.

L'azienda spiega molto pazientemente agli operai l'utilità di questa procedura; infatti l'assenza dal proprio posto va a compromettere gravemente tutta l'attività produttiva e proprio per questo si rende necessario arginare il fenomeno dilagante della capatina al bagno. I cattivi lavoratori, sempre pronti ad approfittarsi della magnanimità dei superiori non perdono occasione per andare a svuotarsi la vescica, un atto decisamente deplorevole, visto e considerato che "il padrone della filanda" assicura lo stipendio e il conseguente benessere economico dell'ingrato "Cipputi".

Da ciò che ho letto, risulta che quest'azienda è ormai da quasi dieci anni beneficiaria dell'istituto della cassa integrazione, al centro di polemiche per l'utilizzo indiscriminato di interinali e strenua abusatrice dello straordinario, che cavolo di attività produttiva devi tutelare se sei costretto a mettere a riposo i dipendenti a rotazione? ma quale attività produttiva! L'ennesima violazione della privacy, ecco cos'è. un becero tentativo di fiaccare l'animo ormai stanco di persone che combattono quotidianamente con la paura di perdere la fonte di sostentamento.

L'altra sera, un amico che non vedevo da tempo mi ha chiesto delle mie sorti professionali. quando ha saputo che lavoro in un call center ha subito sentenziato (bovinamente aggiungo) "ma ti lasciano andare al cesso se ti scappa?". confesso che all'inizio, suggestionata dalle leggende metropolitane mi tormentava il dubbio che fosse così, fino a quando colta da improvvisa necessità chiesi il permesso per assentarmi e il senior di turno mi disse "mica siamo in galera! vai se devi andare". Da allora, sfatato il mito non mi faccio più problemi. Sono comunque solidale con chi invece vive una realtà ben diversa; vi ricordate della cassiera dell' Esselunga? costretta a farsela nelle mutande?

Non mi stupirei se in un prossimo futuro venissero forniti come strumenti in dotazione pappagallo e padella, se non addirittura catetere e sacchetto per feci, da svuotare obbligatoriamente solo a fine turno.

martedì 19 maggio 2009

Il mondo è piccolo


Di Chica Mala
Ieri, mentre stavo lavorando e saltellavo sui piedi davanti alla mia position chiacchierando con un cliente che mi chiedeva perchè la sua promozione si era disattivata, si apre la porta ed entrano una decina di nuove leve. Tutti con la cuffia in una mano e la sedia trascinata con l'altra, pronti per l'affincamento passivo che consiste nel sedersi vicino ad un operatore esperto, infilare la cuffia nel doppino del suo telefono ed ascoltare come gestisce la chiamata.
Do un occhiata veloce per capire se una volta tanto c'è qualcuno di interessante e, stupore, mi trovo davanti agli occhi una vecchia conoscenza. Un ragazzo con il quale un paio di anni fa c'era stata una parentesi mmm, come dire... di svago. Non appena ho potuto l'ho salutato abbracciandolo e baciandolo. Non mi ero comportata molto bene con questa persona, diciamo pure che avevo fatto un pò la stronza ma non se ne è mai curato più di tanto prendendola molto sportivamente, quindi, mi sono permessa di accoglierlo calorosamente.
Il collega di fronte a me, che ha lo sguardo lungo quanto il mio esclama "Ueee, ma tu conosci proprio tutti", in privato poi aggiunge "però, interessante il tizio". Mi è toccato smorzare il suo entusiasmo spiegandogli che il soggetto è etero e io lo so per certo: tested and approved! Il collega allora sentenzia serio "vedrai che lo metteranno nel nostro team", scoppia una risatina complice dopodichè chiudiamo la parentesi.
Spesso e volentieri il call center e il refugium peccatorum di tutti coloro che cadono in disgrazia, passaggio transitorio tra il vecchio lavoro, magari sventuratamente perduto e la speranza di un avvenire migliore. infatti anche il ritrovato "amico" a quanto pare ha subito la mia stessa triste sorte, ha trovato approdo a sua volta sulla stessa spiaggia dove ho ancorato la mia barchetta. Nei prossimi giorni, se ne avrò l'occasione mi farò raccontare la sua storia, giusto per capire come, da una multinazionale delle telecomunicazioni con incarichi di altra levatura sia finito ad arrancare nelle acque dello Stige.
Mi piace lavorare, mi piace farlo anche dove sto ora ma mi auguro che tutti i miei ex "amici" non perdano l'impiego e finiscano per diventare miei colleghi, potrebbe generarsi una catastrofe di dimensioni epiche.
ma che ci volete fare? anche questo è un effetto della crisi....

lunedì 18 maggio 2009

Contratto unico e articolo 18

fonte foto

di Trippi


Sospetto: vuoi vedere che per trovare una via intermedia tra le tutele dell'articolo 18 e il mare magnum dei contratti precari ci ritroviamo tutti nella stessa condizione?!

Ci mettono un bel congegno a orologeria sotto le chiappe. Così puoi essere licenziato anche senza giusta causa. In cambio darebbero una serie di tutele progressive ai precari senza scampo. Come a dire "siccome non riusciamo a rendere più sicuro il lavoro di molti, rendiamo insicuro anche il lavoro di pochi!".

Saggio no?

Geniale!

Se ne parlano persino su Il Riformista vuol dire che l'argomento è stato sdoganato. Siamo a un passo dallo spostamento della carota da davanti a dietro!!!
In questi giorni tiene banco la spaccatura all'interno della Cgil in vista della successione a Epifani e nelle assemblee delle camere del lavoro in corso a Roma il tabù dell'articolo 18 ha già smesso di essere un tabù. La rigidità del segretario generale della Cgil sulla questione contratto unico, viene utilizzata come una clave "Se non va bene la ricetta del contratto unico, non va più bene neppure limitarsi a dire che l'articolo 18 non si tocca" (Enrico Marro, Corriere Economia, 18 maggio 2009).
Mentre salta fuori, per chi non se ne fosse già accorto, che i nostri stipendi netti, sono tra i più bassi in assoluto (a parte quelli del terzo mondo, anche perchè in tal caso temo sia fuori luogo parlare di stipendi). Salta fuori che la pressione fiscale è spaventosa (Ma va?! C'era bisogno dell'Ocse per accorgersene? Non parlatemi di nuclei familiari con due figli, io conosco per la maggior parte single, coppie separate e/o divorziate e chi ha due figli è non solo un rarità ma quasi un unicum!).
Ma allora parliamo ne di questo Contratto unico! Unico nel senso che raggiunge un notevole traguardo, il che ci rende realmente tutti uguali:

precari a tempo determinato e precari a tempo indeterminato!

E vi prego non parlatemi di flessibilità. Io la flessibilità l'ho provata sulla mia pelle. Significa che se hai una laurea e un master le aziende hanno il terrore ad assumerti. Perchè devono pagarti per la qualifica e il ruolo, e mica sono scemi! Significa che se vuoi campare devi cancellare titoli e esperienze dal curriculum e sperare che chi ti fa il colloquio non capisca che hai un cervello che ti possa far inquadrare tra i "potenziali rompiballe".
Se poi vieni preso flessibilità significa essere sermpre disponibile alle esigenze dell'azienda, a coprire i buchi del personale che servirebbe ma non viene assunto, significa fare i salti mortali per adeguare la tua vita agli orari che ti vengono cambiati il giorno prima. Straordinari che ti vengono richiesti in settimana e nei week end, ma grazie alle magie povere dell'azienda spariscono puntualmente dalla busta paga (anche perchè le persone che poi controllano relamente le ore in busta sono meno di quanto si pensi).
La flessibilità è un'arma che se è in mano ad un'azienda corretta e onesta può rivelarsi una risorsa, in mano a qualche cialtrone può essere l'ennesima arma con cui fare fessi e mazziati i lavoratori delle fasce più deboli, tenendoli inoltre per le palle con contratti a tempo determinato!
Flessibilità in questo caso significa che se non sei brava a piegarti mentre di fai in 4, rischi di spezzare qualcosa. La tua vita, la tua famiglia, il tuo equilibrio, la tua dignità di persona.

Cosa fatta capo a..
Il sindacato è morto, viva il sindacato!


Sorridi! Stai lavorando per me!

Per chi, come me, tutti i giorni si sente dire che il sorriso è una componente importante del suo lavoro.

Di Chica Mala

No, non lavoro a stretto contatto con il pubblico, bensì in un call center. Rispondo alle chiamate dei clienti dando assistenza telefonica ma a quanto pare il "sorriso telefonico" è percepito positivamente da chi fruisce del servizio offerto da me e dai miei colleghi.

Non più tardi di qualche settimana fa, durante un affiancamento (uno dei tanti), volto a testare la qualità del mio operato, l'"esaminatrice" mi disse che ho bisogno di lavorare un pò sulla recitazione degli script di apertura e chiusura delle chiamate, in compenso ho un ottimo "sorriso telefonico".

Di sicuro ci sono fior fior di studi dietro a tutto ciò ed esimi luminari del settore avranno senz'altro scritto migliaia di pagine sull'argomento, usate poi nei tristissimi corsi di comunicazione come strumento di formazione per gli operatori dei più svariati campi.

Non voglio di certo mettere in dubbio il potere del sorriso, nel quale anche io credo strenuamente ma, leggendo di un'azienda giapponese, la West Japan Railway Company, la quale ha introdotto un sorrisometro per misurare appunto il sorriso dei propri dipendenti mi mi tocca purtroppo constatare che, anche qualcosa di così spontaneo può essere strumentalizzato per fini economici.

Si tratta di un congegno digitale installato nel pc del lavoratore; esso, ad intervalli regolari scatta una foto poi scannerizzata ed esaminata per valutare l'espressione facciale. La Omron, produttrice della "smile scan", nega assolutamente che il dispositivo serva a spiare i dipendenti. Mi ven da ridere, tanto per restare in tema. Penso a cosa potrebbe succedere al malcapitato che durante la giornata di servizio provi a mantenere un livello di allegria inferiore al 50%. Magari lo portano in uno stanzino buio e lo solleticano sotto i piedi con delle piume fino a farlo stramazzare!

Ah già parliamo del Giappone, quindi, niente torture cinesi!



venerdì 15 maggio 2009

Dichiarazione dei redditi



di Trippi


O meglio Ammissione di stupidità.


Dovrebbero ribatezzarlo così il mio 730, o meglio quello che avrei fatto meglio a fare nel 2008 e che per la pigrizia di dover elemosinare un giorno di permesso non ho fatto.


Infatti pur avendo maturato, nel 2007, un reddito da fame e una serie infinita di malanni documentati da pile di scontrini/fatture/ricevute su spese mediche che mi avrebbero fatto ottenere un bel credito non ho dichiarato niente! Mentre c'è gente che pur avendo ben altri redditi spreme lo stato finchè può!


Certo che se ci penso adesso mi vengono i brividi: pagavo da sola per il mio monoloculo lo stesso canone d'affitto che pago ora per un trilocale con il Signore delle tempeste, un importo che avrei potuto in qualche modo scaricare, visto che camminavo sul filo di lana dell'indigenza!


Perlomeno in linea teorica perchè a ben guardare il contratto d'affitto era intestato al mio ex (con il quale era finita da 3 anni) e non avevo neanche la residenza nel monolocale, ma la conservavo ancora a casa dei miei (se penso che l'ho lasciata nel 92).

Per dirmi che forse mi sarei dovuta decidere a uscire anche a livello burocratico dal nido dei miei, arrivò a telefonarmi un'impiegata comunale dell'ufficio anagrafe di O, mi spiegò gentilmente che normalmente si può rimanere nello stato di famiglia durante gli studi universitari, ma per quanto ne sapeva lei ero laureata da almeno un decennio.

Altro impedimento superabilissimo:

non avevo un contratto lavorativo abbastanza lungo (td a 6 mesi) e avrei dovuto fare un Modello Unico anzichè il 730.

Altra spesa deducibile sprecata: avevo comprato il frigo nuovo, scaricabile, visto che mi si era spaccato quello vecchio. Era successo nella stessa settimana in cui mi si era spaccata la sonda lamba dell'auto perchè i disastri vanno sempre a braccetto!

Sono stata stupida, me ne pento ora che andrò a compilare la dichiarazione dei redditi con 3 Cud e svariate ritenute d'acconto con pochissime spese sanitarie da scaricare (non so se raggiungo neanche la soglia minima perchè possano essere dedotte).
So che cerco facili giustificazioni, ma l'anno scorso facevo i salti mortali! Ero al lavoro, spesso, anche di sabato o domenica e non avevo proprio il tempo per fare visite mediche per quanto necessarie. Ricordo di essermi assentata un giorno perchè il padre del SDT ha avuto un infarto e ho rischiato la lettera di richiamo e la sanzione per assenza ingiustificata! Per fortuna Chica mala, interpellata su cosa fosse meglio fare, fece notare che lavoravo una media di 50 ore a settimana, non avevo mai fatto un'assenza o un giorno di malattia e forse era il caso di non stuzzicare il can che dorme!

Non so nemmeno se potrò scaricare l'acquisto di una lavastoviglie classe A, sicuramente no l'acquisto di mobili, anche perchè non ho fatto neanche un finanziamento a mio nome!


FUUURBA!


Domani farò la caccia al tesoro si tutto quello che posso scalare, assicurazione auto e affini. Il 25 maggio andrò al Caf per la compilazione, ho già preso il giorno di ferie!

Ps vi ricordate il can can di maggio 2008 per i redditi "dei vicini di casa" on line?


mercoledì 13 maggio 2009

Insanabili divergenze

Frida Kahlo, La Colonna spezzata, 1944 (Museo Dolores Olmedo Patino Mexico, Mexico City, Mexico)

di Trippi

Quando pensi che il lavoro, ormai, non riservi più sorprese, ecco che arriva la smentita.
Uno dei soci dell'azienda per la quale lavoro, oggi, ha ceduto la sua quota. Nessun sentore. Breve riunione per dare la comunicazione ai dipendenti:
"Per alcune insanabili divergenze sulle modalità in cui deve essere gestita la nostra azienda da oggi lascio la compagnia. Le mie funzioni verrano assunte, pro tempore, fino alla nomina di qualcuno che mi sostitisca da .... I miei rapporti con la società si chiudono pacificamente, vi contatterò nei prossimi giorni per una cena, ora devo scappare dal notaio".
Fine, chiuso, stop, saluti e baci!
Di solito alla base di queste rotture eccellenti, tra grandi capi e azienda, tra conduttori/condottieri e società c'è un unico, solo grando problema I SOLDI. In genere il capo/conduttore/condottiero scappa come il topo dalla nave, quando l'azienda sta per affondare, quando i soldi sono evaporati e non c'è più niente da spremere!

A parte lo choc per la perdita di un bravo amministratore e un valido coordinatore resta il dubbio su quello che sarà il futuro e il senso di deja vue.

1) Il primo lavoro "da grande" si interruppe per "divergenze di punti di vista" tra il conduttore del programma per cui lavoravo e la rete che lo ospitava, a lui rimborso milionario, noi il culoper terra.
2) Seconda esperienza da grande: il Direttore della rete ci convocò tutti in Newsroom e ci comunicò che per "inconciliabili divergenze" con la proprietà avrebbe lasciato il posto. Il suo vice subentratogli il giorno dopo, seguì lo stesso destino poco più di un anno dopo, mentre la redazione perdeva un pezzo alla volta. Io levai le tende quando le produzioni erano ancora attive, ma visto che la nuova azienda si trovava a 500 metri facevo spesso dei pellegrinaggi per salutare gli ex colleghi e piangere con loro per lo sfacelo! Il direttore dopo una parentesi nella carta stampata è tornato a dirigere una rete, una delle più grandi, in certi mesi quella con il maggior ascolto.

Da allora ho imparato a cogliere i segnali che preannunciano il crollo del tempio e a scappare prima che Sansone spinga le colonne al grido "Muoia Sansone e tutti i filistei!". Anche perchè va sempre a finire che Sansone si salva e tu finisci sotto le macerie.
Il fatto che io non abbia colto questi segnali significa che o mi sto rammollendo o in questo caso chi è disposto a spendere di più non è chi va via, ma chi resta!
Ovviamente spero di non essermi rammollita!

Lavoro e Social network: Linkedin & Co

fonte foto


di Trippi

Che i social network siano diventati un posto dove se non ci sei non esisti l'ho capito quando un mio collega mi ha spiegato che su facebook ci sono pure le mamme (ultracinquantenni) dei suoi amici (trentenni).

Se penso alla mia, che ha seri problemi a leggere un messaggio senza cancellarlo, mi scappa da ridere. Ma fuor di problemi senili, la verità è che i social network possono essere un ottimo posto per stare in contatto, per vendere (provate ad aprire un profilo twitter e capirete di cosa vi parlo) e per VENDERSI!

Ed ecco che, mentre sul mio profilo facebook posso permettermi di "cazzeggiare", linkare post e filmati divertenti sui social network professionali non passa niente della mia dimensione privata!
Su Linkedin, infatti, non c'è alcun riferimento alla mia attività di blogger, proprio perchè lo considero una sorta di biglietto da visita sulle mie esperienze passate, un punto di contatto per chi è interessato a collaborare e per chi in futuro desideri assumermi per nuovi lavori.

In linea di massima, sui social network uso il doppio binario del nome reale e del mio nome virtuale, quello con cui ho iniziato a chattare e a fare viral marketing e web infiltration nel 2000. Un nick name che mi è stato affibbiato all'università e mi trascino ancora adesso. In facebook il profilo Trippi è aperto a tutti, quello con il mio nome e cognome è blindatissimo. Posso contattare "gli amici" solo io, anche utilizzando il motore di ricerca il "find friends" non compaio. Ho suddiviso i contatti in base alla confidenza che ho con ciascuno e concedo diversi accessi alla mia vita privata, alle mie foto e tutto il resto.
Dal profilo facebook sono esclusi TUTTI i colleghi dei lavoro attuale, sono ammessi alcuni di quelli precedenti, quelli con cui ho sviluppato un determinato feeling. Persone con le quali mi fa piacere bere un caffè, fare un aperitivo o una cena!
Mi stupisco a volte di vedere le foto dei figli piccolissimi di persone con cui ho collaborato, fior di professionisti con in bocca la trombetta, le ciabatte o una pancetta strabordante, l'occhio segnato da qualche bicchiere di troppo.

Mi viene in mente l'impiegata licenziata perchè si era connessa a facebook nonostante fosse a casa in malattia. Ma mi chiedo quanto siano più professionali i dirigenti o i manager che si sono dati una patina azzimata sul lavoro e poi "svaccano" sui social network?!

Un Product manager scrisse a un conoscente comune che si era proposto come consulente per la sua azienda "come faccio ad assumerti se hai appena pubblicato su FB un filmato in cui giochi con i tuoi capezzoli mentre ammicchi alla telecamera mordicchiandoti il labbro inferiore e leccando quello superiore?".

Grasse risate da parte di tutti, il product manager spiegò che si trattava solo di una battuta, ma al consulente temo sia rimasto il dubbio, annidato li, tra il cervelletto e la parete cranica.

mercoledì 6 maggio 2009

Brunetta e i falsi miti: "basta con sta storia del precariato, mi fa schifo!"

La maldicenza insiste batte la lingua sul tamburo Fino a dire che un nano è una carogna di sicuro Perchè ha il cuore troppo troppo vicino al buco del culo (F.De André)


Di Chica Mala

Il Savonarola dei nostri tempi, gran cerimoniere dell'inquisizione pubblica e strenuo oppositore del fancazzismo, a quanto pare non gradisce affatto la mitizzazione del lavoro precario.

Secondo lui, il proliferare di film e libri sull'argomento non fa altro che cementare nella testa di noi poveri buoi da macello, la convinzione che quella gran fetta di lavoratori atipici sia ormai una classe sociale. Io avro il cuore di bue ma credo proprio che sia così. Siamo tanti accidenti! abbiamo gli stessi problemi e viviamo nella medesima insicurezza; il presente è mediocre, il domani incerto.

"I precari - ha spiegato il mi­nistro - non possono e non devo­no essere una classe sociale, ma una forma di passaggio"

Questo voler negare l'evidenza, tipico del governo Berlusconi è decisamente un patetico tentativo di distogliere l'attenzione su problemi reali, come è reale la crisi economica e come è vero che il nostro Premier è un satiro vizioso ed imprudente. La carta stampata e le televisioni, non fanno altro che supportare ed avvalorare le posizioni dei nostri politici continuando giorno per giorno a buttarci sabbia negli occhi ma il fatto grave non è la manipolazione dei media in sé, il problema è che noi, spossati dalle lotte quotidiane, quelle combattute per mettere insieme pranzo e cena, ci crediamo! alla fine, la nostra stanchezza, la sfiducia e lo spirito di rassegnazione tramutano le dichiarazioni rilasciate nel salotto buono di Bruno Vespa in oracoli del Mago Otelma. Insomma, ci affamano, circondano le nostre roccaforti mentali e poi ci prendono per sfinimento.

un insano e proverbiale ottimismo mi fa sperare in un futuro dai toni rosa, però, pensando alla canzone di De Andrè "Il Nano" le sfumature di colore cominciano a tendere al marrone..




lunedì 4 maggio 2009

5 sporchi miseri Euro


Di Chica Mala

Cinque Euro. una volta c'era "la diecimilalire", più o meno con lo stesso potere d'acquisto. Con la diecimilalire ci facevi la benzina, potevi permetterti pizza e birra e...facevi la ricarica del cellulare; un taglio di ricarica di tutto rispetto!

Adesso con 5 Euro non ci fai più niente, provate ad andare dal benzinaio e chiedergli un mini-rifornimento, come minimo vi guarda come l'ultimo dei pezzenti. Non vi azzardate poi ad andare dal tabaccaio a dirgli che volete una ricarica da 5! Non se ne parla proprio!
Solitamente le risposte che vengono date al cliente è "non le abbiamo" oppure "sono finite". Suvvia, ragioniamoci un attimo: stamo parlando di un sistema informatico, quello fornito da Lottomatica, quindi credo proprio sia impossibile arrivare all'esaurimento scorte, le transazioni sono virtuali, non girano soldi veri o schedine di carta plastificata.
Una mattina mi trovavo in centro a Corsico e un gentile tabaccaio mi disse che se voleva poteva ricaricarmi i cellulari anche di 1 euro, quella di non erogare il servizio per importi bassi era solo una scelta dei suoi colleghi, per niente interessati a dare un servizio per il quale guadagnano davvero poco.
Per carità, posso anche arrivare a comprendere quello che passa nella testa dell'esercente però non mi sembra giusto che possano godere dell'abilitazione alla vendita di un servizio e poi adattarlo alle loro personali esigenze.
Poco fa sono entrata in un'edicola vicino a casa e volutamente ho chiesto la mini-ricarica, risposta: "non le facciamo". Io con un sorrisetto sarcastico ho ribattuto "questa è una tua scelta, ma dovresti proprio farmela, perchè la possibilità ce l'hai, eccome se ce l'hai!". Imbrazzato, perchè il negozio era strapieno di gente che lo guardava incuriosita in attesa di una spiegazione, ha difeso con coerenza la sua posizione - "è una mia scelta, certo! per guadagnare 1 cent. non perdo tempo a fare ricariche di importi bassi. Tutti dovrebbero fare come me, magari così i gestori di telefonia si svegliano e alzano i compensi, non si può lavorare gratis!".
La ricarica l'ho fatta da 10, come avevo preventivato ma la mia domanda è: è possibile denunciare questo comportamento? Oppure è insindacabile diritto del venditore decidere quali tagli di ricarica erogare? Non si può proprio fare niente? Ho provato a cercare in rete qualche documento chiarificatore, l'unica cosa interessante l'ho scovato il un post del Vodafone Lab; non dice niente di particolare ma è abbastanza chiaro nell'enunciare che

E`sufficiente comunicare al personale preposto del Tabaccaio o della Ricevitoria i seguenti dati:
-Numero di Telefono da ricaricare
-Taglio di ricarica desiderato


E se noi utenti cominciassimo a protestare tutti, quando la ricevitoria si rifiuta di darci il servizio richiesto? magari i gestori si svegliano, magari lo fa anche Lottomatica e forse si decide a rivedere i criteri di assegnazione di questo benedetto sistema o semplicemente si scomoda a fare dei controlli. Noi umani dobbiamo sforzarci di comprendere le spietate leggi del mercato e compatire i poveri negozianti ma a noi....ci cavolo ci capisce? 5 Euro in fondo non sono pochi, oooh sono DIECIMILALIRE!!!

sabato 2 maggio 2009

la purtava i scarp 'de tenis




Di Chica Mala





Probabilmente di protocolli presidenziali io non ci capisco un accidente ma credo sia eccessivo riempire le pagine dei giornali di tutto il mondo con le immagini della scarpe di michelle Obama.


La first Lady è stata criticata perchè si è presentata ad un evento di un'ente che si batte contro la povertà, indossando un paio di sneakers da 540 dollari.





le scarpe incriminate, di Lanvin, a quanto pare sono l'accessorio must delle fashion addicted statunitensi e i media criticoni non hanno gradito che la donna più potente del mondo ne abbia fatto sfoggio in una circostanza, dove un look dimesso sarebbe stato senz'altro più consono.









Io queste scarpette non me le metterei nemmeno per andare a buttare l'umido giù in pattumiera, comunque non è questo il punto. La Michelle non è mica una carmelitana scalza né tantomeno è la reincarnazione di Madre Teresa, è una donna dell'alta borghesia americana diventata nientepopodimenoché: la moglie del presidente USA e allora? cosa deve fare povera crista! deve andare a predicare con indosso le ciocie?
Ma fatemi il piacere!


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