translate me

lunedì 4 ottobre 2010

Seduti sopra il ciglio di un vulcano

in eruzione, ma non è l'Etna, è Krakatoa. 
Etna - fonte foto
Quello che non si dice, quello su cui si tace è che mentre le fabbriche lamentano la concorrenza a basso costo degli artigiani, mentre l'industria (e gli industriali che finora hanno taciuto) lamenta l'indifferenza verso politiche lungimiranti, le banche soffocano la piccola impresa, tagliando fidi e fondi anche a quelli cui, fino a poco tempo fa stendeva il tappeto rosso.
Allora che fare se la classe politica, quella che dirige questo paese se ne strafrega non solo di fare le riforme obbligate, ma anche solo di aiutare a tirare il carretto? Negando il problema alla radice.
Che fare sia che l'industria la si possegga, sia che ci si lavori dentro come l'ultimo ingranaggio, che fare se si ha una piccola impresa artigiana che serve a mantenere la propria famiglia?
Che fare se anche si lavora 20 ore al giorno, perchè in certi settori per fortuna il lavoro non conosce crisi, ma i clienti, gli appaltatori non pagano?
Che fare se si è costretti a tornare a vivere dai genitori a 45 anni suonati perchè pagato il personale non resta il necessario per se?
Ho sempre sostenuto che non capivo come si potesse vivere, costruirsi una casa, abusiva o in regola (difficile che lo sia) alle falde di un vulcano, sul greto di un fiume per quanto asciutto, in una zona sismica o a rischio idrogeologico.
Ora è lo stato in cui sono cresciuta ad essere un unica grande entità a rischio crollo, con allarmi continui inascoltati. Frammenti di discorsi tra me e il mio compagno, in questi giorni, ci vedono sempre più convinti che fare le valigie e andarsene, finchè abbiamo l'età e soprattutto il coraggio per farlo, sia l'unica scelta ancora percorribile, prima che ci rovini tutto addosso.
Mi chiedo quanti miei coetanei stiano meditando seriamente su questa possibilità, quanti siano partiti (mi risponde un articolo di Repubblica, 300mila persone tra i 20 e i 40 negli ultimi 10 anni), mi chiedo se come me la vedano l'unica soluzione percorribile se chi si deve occupare del paese non si decide a farlo a stretto giro di posta. La parte ironica di me, poi si chiede se alla fine, tra la fuga di aziende e cervelli, non rimarranno solo le braccia di quei lavoratori immigrati usati come spauracchi da una certa parte politica, a irrigare le pensioni dei capelli bianchi sempre più numerosi in questo muffo e polveroso paese guidato da vecchi!

1 commento:

danmatt65 ha detto...

Ci sarebbero due cose da dire.
La prima è che hai ragione e che, se puoi, vai via, chè sei ancora in tempo.
La seconda è che rimanere potrebbe fare in modo che le cose cambino. Lo so che ci sentiamo tutti inutili e inascoltati, ma non potrà mica sempre essere così.
O no?
Dan

Bookmark and Share
Blog Widget by LinkWithin