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lunedì 9 giugno 2008

La difficoltà di chiamarsi insegnante!


di Trippi

Tra le donne che ho incrociato nella mia vita una ha un peso speciale, è stata la mia insegnante di letteratura in un istituto di ragioneria di Nuoro. So che mi ha insegnato ben più della divina commedia, ben più di quegli stralci di Montale e di letteratura di cui poi ho fatto tesoro anche all’università. Ha saputo cogliere, coltivare, alimentare in me quello che poi un professore di letteratura latina all’università ha chiamato il “tarlo”, una curiosità nei confronti delle cose e della gente, dei libri e del mondo che non si ferma in superficie, ma scava e tende ad approfondire. Il tarlo faceva capolino non solo negli studi accademici o nelle letture private fuori quando iniziato un autore, non riuscivo a fermarmi finchè non divoravo tutto quello che aveva scritto. Il tarlo faceva capolino nelle conversazioni quando avrei voluto sapere tutto su una persona che mi colpiva particolarmente e avrei passato ore ad ascoltare quello che mi poteva dire, rivelare. Il tarlo mi faceva vedere il viaggio al termine di una gara di fondo con atlete ben più forti di me, ma senza la stessa motivazione, la stessa “forza della disperazione”.
Penso che quel tarlo, saputo coccolare ed apprezzare come lei ha fatto, sia il dono più bello, sicuramente il mio maggiore talento.
Ricordo ancora le sue lezioni, una donna piccola e magra, dall’età indefinibile, appollaiata sulla scrivania in una posizione che sfidava le leggi della gravità e del peso stava li per ore, a spiegarci in che modo poteva essere considerato testo degno di analisi un film quanto un libro, regalando in un povero istituto dimenticato da tutto e da tutti, tutta la sua cultura, tutta la sua passione per la materia che insegnava.
Mi chiedo quanti studenti abbiano avuto questa fortuna, di incontrare quello che non è solo un insegnante, ma un maestro di vita. Una persona che sappia alimentare le attitudini e i talenti del proprio allievo. Mi faccio questa domanda mentre leggo che i voti della maturità non avranno alcun peso nei test di ammissione all’università, nelle graduatorie no si riesce a inserire il 100 e lode. Davvero annoso il problema!
La mia vecchia insegnante ora lavora in Africa, lei che è davvero una ginestra, un fiore nel deserto del corpo docente italiano, ha cercato una nuova collocazione e nuove menti da coltivare nel posto più adatto!!

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