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giovedì 19 giugno 2008

Le stampanti non sono classiste




Di Chica Mala

Questa mattina appena arrivo in ufficio mi ritrovo nel mezzo di un piccolo dramma:
la stampante non funziona.
Sia le mie colleghe che il dipendente della società presso cui prestiamo la nostra opera, hanno necessità impellente di stampare dei documenti quindi è già stato allertato il presidio help desk.

Il problema però era di facile risoluzione, era sufficiente avviare l’unico PC ancora spento, quello al quale è collegata la macchina “poco collaborativa”.

Voi vi domanderete: “ma che cavolo significa! Non è in rete la macchina?”
Eh no, cari miei, non lo è. La stampante è collegata “in locale” ad un solo PC che funge da pseudo-server degli altri tre.
Tutto ciò accade in una società di telecomunicazioni di ultimissima generazione, che precorre i tempi stupendo e sbaragliando la concorrenza in fatto di innovazione tecnologica (D’OH!).

A parte la divagazione velatamente polemica quando arriva il tecnico dell’help desk l’allarme è già rientrato, le stampe in coda si stanno pian piano materializzando ma, non pienamente soddisfatto dell’esito del tutto, il dipendente che lavora con noi volgari fornitori sentenzia: “è assurdo che per me non funzioni la stampante! Io sono un dipendente XYZ S.p.A.!!”

Forse il signore non sa che le macchine non sono razziste, non sono classiste, non discriminano precari, consulenti e affini e soprattutto, non leccano il culo a nessuno!








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